1. L'ospedale Sant' Orsola

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Giuditta finì il suo racconto

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Giuditta finì il suo racconto. La donna aveva ascoltato in silenzio, senza interrompere mai. Sembrava stupita e commossa.

-Ecco, Eva, -concluse la ragazza -vi ho raccontato ciò che so sul Maggiore Erich Jäger, ufficiale della Gestapo, a cui la mia famiglia e io stessa dobbiamo la vita.

Eva si morse le labbra, il viso era teso.

-Vi sono grata, Giuditta.- disse -Sono stupefatta e amareggiata. A causa mia il maggiore non ha potuto mantenere la promessa che vi ha fatto. Io viaggiavo sul treno per Bologna, tornavo a casa se così si può dire. Sapevo che non c'era più nessuna casa, ma speravo di ritrovare qualcuno dei miei conoscenti che magari mi avrebbe ospitato per un po' in attesa di trovare un lavoro e potermi pagare un affitto. Mentre raggiungevo il vagone ristorante ho intravisto un ufficiale tedesco seduto al finestrino. Era lacero, dimagrito e mi volgeva la nuca, ma l'ho riconosciuto subito. Il cuore mi scoppiava dall'angoscia mentre cercavo il capotreno per avvisarlo. La fermata per Bologna era vicina, mi sono costretta nel corridoio a spiarlo, perché non potevo permettergli di scappare. Appena il treno ha rallentato, ho scorto la pattuglia di poliziotti che si è avvicinata e sbirciava verso i finestrini, poi i vagoni si sono fermati, l'ho visto uscire dallo scompartimento ... non aveva bagaglio, si è avviato all'uscita senza sospetti e appena è sceso, l'hanno arrestato.
Giuditta gridò:

-Oh noooo ... Eva!

La donna annuì.

-Ho testimoniato al breve processo contro di lui insieme ad altri ebrei e cittadini bolognesi che avevano assistito alle deportazioni sul treno maledetto e ho gioito quando è stato condannato a morte. Non sapevo, non immaginavo ... come avrei potuto? Per me era l'assassino di mio figlio. Dopo il processo sommario, come vi ho già detto, si è avvicinato a me il giornalista con quel biglietto che ho strappato e calpestato. Ho goduto della faccia disperata di quel nazista prima che lo conducessero fuori. Oh Giuditta! Voi non potete capire cosa ho provato quando ho ritrovato mio figlio che credevo ucciso da Jäger!

Il soldato Mario si affacciò alla soglia della stanza e le parole di rammarico di Eva si interruppero bruscamente.

-Signore ..., seguitemi, il comandante vorrebbe conferire con voi.

Eva e Giuditta gli andarono dietro nel solito buio corridoio. Il comandante parlava con un giovane ufficiale dai folti capelli castani. Al vederle si alzò subito e le accolse con un sorriso cordiale.

-Prego, signore, entrate. Ho appena appreso dal tenente Corsini che il maggiore Jäger insieme ad altri due prigionieri è stato trasferito dall'ufficiale medico all'ospedale Sant'Orsola il giorno stesso dell'ispezione. Il maggiore Jäger è malato di tifo, signore, e mi hanno informato che sta morendo. Dato l' interesse che avete manifestato per lui vi domando: volete vederlo? Potreste correre dei rischi, ma è una vostra scelta.

GIUDITTA E OLOFERNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora