Rientrammo alle baracche dopo il lavoro, completamente bagnate perché aveva diluviato tutta la mattina. Ci avevano condotto a scavare e dopo molti chilometri a piedi, andata e ritorno, eravamo esauste, fradicie e affamate. Speravamo entrambe che la poltiglia calda che ci aspettava per cena riuscisse a riscaldare i nostri corpi intirizziti dal freddo. Mamma aveva cominciato a soffrire di dissenteria e auspicavamo entrambe che non si aggravasse tanto da comportare il ricovero in infermeria. Quel posto era l'anticamera del crematorio. La baracca in muratura dove eravamo alloggiate non aveva pavimento e la pioggia battente continua aveva reso il suolo scivoloso e melmoso. Dopo il misero pasto ci arrampicammo nel tavolato di legno dove c'era la nostra cuccetta di paglia sporca, noi due stavamo in quello superiore insieme ad altre otto prigioniere. Nonostante le difficoltà nel muoversi, eravamo talmente stanche che in genere ci addormentavamo subito. Ma quel giorno rimasi sveglia a pregare.
Dissi a Gesù che ero preoccupata per la mamma. La notavo più stanca del solito e temevo che non avesse più la voglia di combattere. Appena un mese passato in questo maledetto campo di sterminio le aveva tolto la voglia di vivere. Lei, così bella, solare, piena di bontà per il prossimo; adesso la vedevo magra e spenta, le gambe esili e piene di punture di pulci. Dov'è la mia mamma? I suoi capelli rasati tutti bianchi e puntuti, le sue labbra piegate all'ingiù in un sorriso impossibile. Dove sei andata mamma? Ho bisogno di te, ho bisogno che tu viva perché io continui a resistere!
Perché papà e mamma? Perché loro? erano innocenti, l'unica colpevole ero io e il mio orgoglio!
Se non avessi parlato, se non avessi rivelato a Erich la mia identità di giudea in quel momento mia madre e mio padre sarebbero stati salvi e liberi in Svizzera!Chiesi a Gesù di prendere la mia vita ma risparmiare la loro. La colpa era mia e solo mia. Che cosa avevo fatto! Non riuscivo a perdonarmi, non potevo sopportare le sofferenze di mia madre! E mio padre! Mi chiesi se fosse ancora in vita.
<Gesù, Gesù, perdono perdono perdono. Mi sono innamorata di un nazista. Follia! Perdono perdono perdono>.
Ringraziai perché non c'erano specchi. Non potevo guardarmi e intuivo in me stessa gli stessi lineamenti malati, la stessa testa a puntini della mia mamma. Vidi che tremava e mi accostai di più per scaldarla col mio corpo. Il freddo era intenso, sarebbe diventato insopportabile a inverno inoltrato quando fosse scesa la neve ... ma forse sarei stata già morta, perché preoccuparmi da ora? Ah come prudevano le punture. Odiavo le pulci!
***
Una settimana dopo aver parlato con il tenente delle SS, il maggiore arrivò al campo di concentramento di Auschwitz.
-Comandante Liebehenschel... sono il maggiore Erich Jäger ... heil Hitler!
-Heil! Ho sentito parlare di lei Maggiore, abbiamo una conoscenza in comune, il caro Adolf Eichmann, l'ho sentito qualche giorno fa... So che lei sta facendo un ottimo lavoro a Bologna. Ma qui non è facile gestire un numero così grande di Ebrei e prigionieri di guerra. Anche oggi è arrivato un treno e ho dovuto trovare il posto per i nuovi arrivati e sbarazzarmi dei vecchi, credo abbia visto la fila per la camera a gas ... Tanti, Maggiore, e l'odore comincia a darmi sui nervi.
-Capisco, comandante, il suo punto di vista. Si chiederà perché sono qui; è presto detto. Sono stati inviati per errore ad Auschwitz alcuni ebrei ... abbiamo scoperto che sono implicati nell'attentato ai nostri depositi di munizioni e che potrebbero permetterci di arrivare ai mandanti di tutta l'operazione. Potremmo sventare tutta la rete di partigiani che opera a Bologna. Spero di non essere giunto troppo tardi comandante per riportare indietro questi ebrei e interrogarli.
-Ah Maggiore ... lo spero anch'io. Sarei lieto di esservi utile. Avete i nomi di questi ebrei?
-Ecco la lista: Aaron Nussbaum, Dina Camis, Giuditta Nussbaum.
-Non sarà facile rintracciarli, quando sono stati spediti qua?
-Un mese fa circa.
-Come vi ho detto, ho assunto il comando del campo molto di recente. Conoscete il giorno esatto?
-No, mi dispiace.
-Potrebbero essere già morti, maggiore. Ah ecco ... secondo il registro Aaron Nussbaum non è più qui, è stato mandato al campo di lavoro di Monowitz; non posso aiutarvi, dovete parlare con il comandante Schwarz. Per quanto riguarda le due donne, maggiore, tutte le deportate stanno rientrando dall'appello. C'è stata una selezione stamattina a causa del nuovo carico di prigionieri arrivati oggi. Vi farò accompagnare a Birkenau da un soldato in auto e ... prendete: è una lettera per il comandante Hartjenstein. Se vi facesse delle difficoltà per la ricerca dategli questa mia autorizzazione.
-Grazie comandante.
-Helmuth, vieni qui! Il maggiore Jäger cerca due donne ebree per un interrogatorio. Accompagnalo a Birkenau e cercate di chiamare i nomi delle prigioniere col megafono. Non posso fare altro, maggiore, sono spiacente, spero possa trovarle ancora vive.
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GIUDITTA E OLOFERNE
Ficção HistóricaGiuditta Naussbaum è una ragazza ebrea che lavora come cameriera sotto il falso nome di Giulia Sarti presso un amico di famiglia, Rocco Scalisi. Rocco la ospita nel caseggiato di sua proprietà e nasconde in un passaggio segreto i suoi genitori. Nell...