9. Sono stata pazza!

52 4 0
                                    


-Rocco! Oh Rocco!

-Giulia! ... Piccolina, che succede?

-Sono diventata pazza, Rocco! Che cosa mi è preso?

-Vieni qui, piccolina.

-Stringimi Rocco! Oh Rocco, sono pazza da legare! Ho detto a quell' uomo cose che avrebbero potuto mettere in pericolo tutti noi! Non riesco a capacitarmi ... Come ho potuto, come ho potuto farlo? Se sapessi com'ero furiosa ... quel nazista accusava il mio popolo d'essere di una razza inferiore! Capisci, Rocco? Avrei voluto gridargli in faccia che sono ebrea, fiera di esserlo e che lui aveva chiesto di uscire a una ragazza ebrea! So che mi avrebbe ucciso ... subito! Ne sono certa.

-Giulia!

-Ho pianto così tanto, non riuscivo a fermarmi!

-Giulia, cos'hai ...

-Nulla! Stai tranquillo, non ho detto nulla! Ma ho voluto provocarlo per capire! Capire il perché di tanto rancore verso il mio popolo ... ah, che ingenua! Quell'uomo è così ottuso! Non ha una ragione fondata ma parla di minaccia contro il popolo tedesco! Assurdo... assurdo, amico mio.
Perché Rocco? Perché devo uscire con quel nazista? Non voglio più vederlo, né parlare con lui, né ascoltare le sue fantasie diaboliche! E invece mi ha invitato anche stasera e non posso rifiutare!

-Giulia, mio Dio, calmati! Tremi come una foglia, piccolina. Non scoraggiarti, ancora un po' di pazienza ... ho parlato con Gilberto Calò e mi ha assicurato che stanotte si metterà in contatto con il cugino Carlo, che sta con i partigiani, tramite la radio. Poi ci farà sapere come possono aiutarvi a lasciare Bologna. Forse dovrai uscire con il maggiore ancora una volta, non di più ... cercherò di parlare con il capitano Müller, mi ha dato delle garanzie su di te ... non voglio che tu corra nessun rischio con quell'uomo. Ma tu ... contieni la lingua! E adesso raccontami tutto per bene ... ogni cosa.

Quella notte mi congedai dai miei genitori col cuore angosciato. Era la prima volta che nascondevo loro qualcosa ed era stato difficile fingere che l'incontro con quel nazista fosse stato senza difficoltà. Appena rientrarono nel passaggio segreto, mi rifugiai nel tepore delle lenzuola e tutto mi piombò addosso. Cominciai a rievocare senza volerlo nella mente i dialoghi aggressivi di quell'uomo. Stavo male, molto male. Dopo inutili tentativi di cacciare i pensieri distruttivi dalla testa e prendere sonno, pregai. Cominciai a ripetere a voce sommessa il salmo di Davide che mio padre mi aveva insegnato ad amare: il Signore è il mio pastore. Ricordai che padre Aldo al corso di catechismo aveva parlato di Gesù buon pastore che conosce le sue pecore e le difende dal ladro che entra per uccidere e rubare. Allora ancora mi rivolsi a quel Gesù che mi aveva soccorso la prima volta. Gli dissi che mi sentivo una pecorella indifesa che sta vagando nel bosco sapendo che tra breve incontrerà il lupo. Pregai così:
"Voglio stendere le mie braccia verso di Te, dolce Messia, chinati e raccoglimi, portami sul tuo petto o sulle tue spalle vigorose, perché quella belva feroce non possa sfiorarmi con le sue zanne maligne ma sia cacciata via dal tuo potente vincastro!"
Poi lo supplicai di convertire il lupo perché comprendesse il male che stava facendo a tanta gente innocente.

GIUDITTA E OLOFERNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora