3. La morte di Erich

41 6 0
                                    

il giorno dopo alle 9 del mattino Giuditta domandò del maggiore Jäger all'accettazione. L'infermiera le spiegò che l'orario di visita partiva dalle 12 e non poteva lasciarla entrare. Giuditta insisté e chiese più volte di poter parlare col dottor Muntoni.

-Ho il suo permesso- spiegò -sono stata qui anche ieri.

-Sono spiacente, signorina, non ho ricevuto comunicazioni a suo riguardo. Il dottore sta operando e non può essere disturbato; le consiglio di tornare più tardi.

-Può darmi notizie sulla salute del maggiore Jäger?

-Non so nulla. Deve aspettare che il medico finisca di operare.

-Quanto tempo?

-Ah non saprei. Gliel'ho detto, ritorni più tardi.

Giuditta si rassegnò ad aspettare. C'erano alcune sedie di legno all'ingresso e occupò quella che consentiva la visuale della porta del reparto.
Il tempo scorreva lentamente per la sua pazienza. L'infermiera restava inesorabile nella sua postazione di controllo e, a parte qualche infermiere che montava in servizio, non entrò nessun altro.
Trascorsa un'ora, Giuditta si fece coraggio e si avvicinò di nuovo.

-Può vedere per cortesia se il dottor Muntoni ha cessato di operare?

L'infermiera col cipiglio si mosse e sparì dietro la porta. Ritornò subito dopo e, sporgendosi senza uscire dal reparto, domandò:

-Qual è il nome dell'uomo che state cercando?

-Maggiore Jäger, maggiore Erich Jäger.

Udì che la donna ripeteva il nome ad una figura mezzo celata dall’anta della porta. Poi uscì, richiuse e venne verso di lei.

-Mi dispiace- disse -il maggiore Jäger è deceduto questa notte.

-Oh Dio no! Voglio vederlo!

-Non è possibile, signorina, il corpo è stato spostato.

-Dov'è? Dove l'hanno portato?

-Non lo so signorina, dovrebbe chiedere al dottor Muntoni che stava seguendo il paziente. Ma è ancora in sala operatoria, ah no ...eccolo! Dottore, c'è qui una signorina …

-La conosco Marta; venga con me Giuditta … mi permette di chiamarla per nome? Prego mi segua.

S'introdusse nel corridoio del reparto e la fanciulla gli andò dietro, ancora speranzosa che le parole dell'infermiera fossero riferite a qualcun altro; lo segui quando entrò nel suo ambulatorio e la invitò a sedersi. Lui si accomodò dall'altra parte del tavolo, appoggiò i gomiti sul vetro lucente e congiunse le dita a preghiera. Gli occhi erano fissi su di lei.

-Giuditta, credo che l'infermiera Marta le abbia già dato la brutta notizia: il maggiore Jäger si è spento stanotte. Purtroppo l'emorragia allo stomaco era grave. Ero indeciso se tentare l'intervento, ma nelle sue condizioni rischiavo che mi morisse tra i ferri. Comunque non c'è stato neanche il tempo di pensarci su poiché si è spento nel sonno, serenamente direi, perché la morfina che gli ho somministrato ha attenuato molto il dolore.

-Dov'è? Lo voglio vedere un'ultima volta, la prego.

-Non è qui Giuditta: il corpo è stato subito portato via per questioni igieniche. Il letto doveva essere bonificato per accogliere un altro ammalato.

-Dove l'hanno portato?

-Non conosco la destinazione finale. So che il tenente Corsini doveva interessarsi per la ricerca di eventuali parenti in Germania che fossero interessati al corpo. Può chiedere a lui se vuole, ma io al posto suo, lascerei perdere figliola. Non è meglio che ricordi quell'uomo così com'era? Cosa otterrà a rivederlo da morto? Il comandante potrebbe anche prendere la decisione di far cremare il corpo così come è successo per gli altri due detenuti con il consenso delle famiglie.

Giuditta si alzò.

La ringrazio, dottore- mormorò -penserò a quanto mi ha detto.

Il medico le porse la mano.

-Arrivederci Giuditta, viva serena, se lo merita.

-Grazie, addio.

***

La ragazza riferì a Rocco della morte del maggiore e del suo desiderio di rivederlo un ultima volta. Poi sarebbe partita immediatamente per la Svizzera. Rocco provò a dissuaderla.

-Perché non ti trattieni qualche giorno, Giuditta? Io e Anna saremo felici di ospitarti nella tua vecchia stanza. Laura inoltre rientra domani dalle ferie e sono certo che sarà lieta di rivederti.

-Ho molta angoscia, Rocco, non riesco ad accettare di aver ritrovato Erich per vederlo morire. Forse in Svizzera riuscirò a distrarmi maggiormente, è un posto diverso, non ho ricordi che mi richiamino il passato lì.

-Il luogo è dentro di noi, piccolina. C'è un senso a tutto. Qui hai ricordi belli e brutti … bisogna reagire alla tristezza, sei bella, viva. Hai la vita davanti a te. La costruirai con qualcuno che non sarà Erich, ma che ti amerà quanto lui. Il maggiore portava un grosso peso sulla coscienza; se fosse vissuto, il carico del passato l'avrebbe travolto e magari avrebbe trascinato anche te nell'abisso. Forse è meglio così. Ha espiato il suo debito.

-Io non la vedo in questo modo, Rocco. Erich si era già svincolato dal suo passato di morte e aveva scelto la vita. Sono sicura che tutta la sua esistenza sarebbe stata consacrata a fare del bene per espiare i suoi delitti. Perché Dio non lo ha permesso? Io lo avrei aiutato con il mio amore.

-È un mistero, piccolina. Ti prego trattieniti ancora qualche giorno.

-Sei sempre così premuroso, Rocco. Deciderò più tardi. Voglio andare dal tenente Corsini per chiedere del corpo, mi accompagnerai?

-Mmh, sei sicura di volerlo fare? Può essere molto doloroso.

-Sì, sono sicura.

Allora siamo d'accordo, questa sera ti accompagnerò in caserma.

***

Prima di recarsi dal tenente Corsini, Giuditta chiese a Rocco di poter salire nella sua vecchia camera. Lui le diede subito le chiavi. Non aveva ancora deciso se affittare quella stanza o usarla per altri scopi. In fondo -le aveva rivelato- lasciarla vuota era come sperare che lei sarebbe tornata a trovarlo. Si inginocchiò e recitò il consueto amato salmo 22. Poi parlò con Gesù. Era rimasta amareggiata per la morte di Erich, aveva pregato molto per lui perché tornasse vivo dalla Russia. Aveva sperato in un miracolo. Ma Erich era morto. La sua resurrezione non era per questa vita ma per l'altra. Si rese conto che un po’ era offesa con il Messia per non aver ascoltato la sua preghiera. Poi si pentì. Sapeva che tutto quello che era successo era un miracolo. Si era innamorata di Erich quando ancora lui provava sentimenti di odio verso il suo popolo. Poteva negare che il cuore di quell’uomo fosse cambiato? Tutto aveva il sapore del miracolo! Dopo lo straziante addio prima della fuga in Svizzera, il volto di Erich rosso e innamorato era rimasto impresso nella sua mente, ma ora si confondeva con quello sofferente di un moribondo. Sapeva che col tempo entrambi si sarebbero piano piano dissolti. Sarebbe rimasto il calore e l’ardore di quel bacio, di quell’unico bacio che si erano dati, promessa di un avvenire impossibile.

-Adesso ho il cuore ottenebrato dalla tristezza.- mormorò ad alta voce -Ma voglio credere che potrò ricominciare a vivere e sorridere. Desideravo e ancora desidero una famiglia, aperta agli altri, dei figli … tanti bambini a cui insegnare ad amare, a cui raccontare dei prodigi operati da Gesù, che mi ha salvato dalla morte. In questa famiglia vedevo Erich e solo lui, ma lui è morto. Forse lo rivedrò l'ultima volta, cadavere, prima che sparisca per sempre.


GIUDITTA E OLOFERNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora