2. La confessione

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Erano ormai le sette di sera quando il dottor Muntoni decise di rivedere il suo paziente, per valutare le sue condizioni, prima di lasciare l'ospedale. Era stanco e desideroso di tornare a casa. Aveva chiesto a un'infermiera di occuparsi dell'ultima richiesta del maggiore: trovare un prete. Ma l'infermiera non c'era riuscita. Aveva chiamato tutte le parrocchie che conosceva ma nessun sacerdote si era reso disponibile a confessare un ufficiale nazista. Poi, poco prima che iniziasse l'ultimo giro dei malati, era stato avvisato che un uomo cercava il maggiore Erich Jäger. Appena lo vide si stupì perché indossava la tonaca nera. L'uomo camminava a fatica aiutandosi con un bastone.

-Siete un prete!- esclamò.

-Sono padre Aldo. Ho saputo che il maggiore Jäger ha richiesto la mia presenza. Eccomi qua, sono venuto.

-Non posso permettervi di vederlo. Siete chiaramente debilitato e metterei seriamente a rischio la vostra salute.

-Non potete impedirmelo dottore, c'è qualcuno più in alto di voi che mi ha ordinato di venire a qualunque costo.

-Di chi si tratta? Non capisco.

-Gesù Cristo, dottore. C'è qui una delle sue pecorelle smarrite e io ho l'incarico di ricondurla a lui.

-Oh ... capisco. Allora seguitemi padre, ma non rispondo della vostra incoscienza. Perché siete qui? Cosa vi lega a quest'uomo? So che siete stato arrestato e torturato dalla Gestapo perché sospettato di collaborazionismo con i partigiani. Voi siete l'ultima persona che mi sarei aspettato di vedere qui.

-Sì, è vero.

-Come avete fatto a scappare?

-Il maggiore decise tutt'a un tratto di liberarmi.

-Davvero? Sono sorpreso.

-Fu grazie a una ragazza che parlò bene di me al maggiore, una ragazza ebrea.

-Beh adesso la cosa è fuori da ogni logica. Raccontatemi tutto, padre Aldo e io vi farò incontrare il maggiore nazista Erich Jäger.

Brevemente il sacerdote raccontò la storia dell'invaghimento ignaro dell'ufficiale della Gestapo per Giuditta, giovane cameriera ebrea, che egli costringeva ad uscire con lui.
Padre Aldo spiegò che la ragazza era stata arrestata insieme alla sua famiglia ed era sparita dalla città, ma lui sospettava che fossero stati tutti mandati in campo di concentramento.

-Non ho più saputo nulla di quella cara ragazza, né dei suoi genitori.

-E non pensate che Jäger possa essere la causa di tutto ciò?

-Non posso saperlo, ma il sospetto ce l'ho purtroppo.

-E nonostante questo siete qui per confessarlo?

-Sì, dottore.

-Allora voglio rassicurarla, padre, stamattina Jäger ha ricevuto la visita di una ragazza ebrea di nome Giuditta. Da ciò che mi hanno raccontato si tratta proprio della persona di cui parlate che deve la sua salvezza al maggiore.

-Dottore! Voi mi state dando una gioia immensa! Portatemi da quell'uomo!

***

Erich non riusciva a dormire. Pregava. Lui che era sempre stato nemico di Dio o forse indifferente della sua esistenza, poiché non l'aveva mai fatto intervenire nella propria vita, pregava. Ricordava quando da piccolo la mamma gli chiudeva i palmi delle mani dopo averlo obbligato ad inginocchiarsi davanti al crocifisso. Poi si inginocchiava accanto a lui e diceva: Prega con me, Erich, prega che papà sia forte, che scenda una buona pioggia, che il raccolto sia abbondante. Sussultò appena scorse il medico e lo chiamò presso di sé.

-Dottore ...

-Come si sente, maggiore? Le farò un'iniezione di morfina se ha molto dolore.

-No! Voglio essere cosciente sino alla fine.

-C'è qui un uomo che dice di conoscerla. Ho cercato di convincerlo a rinunciare ma vuole assolutamente parlare con lei.

-Chi è? Oh mio Dio!

-Buonasera maggiore.

-Voi! Padre Aldo!

-Sono io.

-Voi ...

-Ho saputo che mi cercavate e sono venuto.

-Credevo che foste malato.

-Purtroppo è così, ma quando Gesù mi chiama non c'è malattia che tenga.

Il dottore sembrava sulle spine e si congedò velocemente.

-Allora vi lascio soli. Tenga la mascherina, padre Aldo. Io, viste le sue condizioni non le avrei mai permesso questo colloquio, se non avessi trovato convincenti le ragioni del suo padrone. Sorrise.

Erich tentò di sollevarsi.
-Grazie dottore.

-Non mi ringrazi maggiore. Non è grazie a me che padre Aldo è qui.

Appena il medico girò le spalle e s'avviò all'uscita della stanza, il prete trascinò una sedia davanti al capezzale del malato.

-Posso sedermi? Sono un po' stanco- disse.

-Perché siete venuto?

-Perché avete chiesto di me.

-Per disperazione. Nessun prete ha voluto prendersi la responsabilità di confessare un nazista.

-Forse non avete cercato bene. Ditemi di Giuditta... ho pregato tanto per lei quando ho saputo da Rocco che era stata arrestata con i suoi genitori. Siete stato voi?

-No! Non ho potuto.

-Ma avete scoperto la sua vera identità, è così?

-Fu lei stessa a confessarla. All'inizio volevo vendicarmi, mi sentivo preso in giro, ridicolizzato. Ma l'amavo, quanto l'amavo! Io stesso non ne ero consapevole. Ho scelto di non denunciarla e di non rivederla più, ma mi è costato caro. Ho sofferto molto.

-Chi è stato allora? Come l'hanno scoperta?

-Il tenente Schmidt. Svolgeva indagini a mia insaputa.

-Che ne è stato di lei, maggiore?

-È viva. Sta bene. Non avrei mai permesso che fosse uccisa, mai! Cercatela da Rocco, vi racconterà tutto. Io non ne ho la forza.

-Come volete. Cominciamo la confessione, maggiore Erich Jäger ... nel nome del Padre del figlio e dello Spirito Santo.

-Amen- rispose il malato -Devo raccontarvi qualcosa ... qualcosa che non ho rivelato a nessuno ... so che voi non mi prenderete per pazzo.

-Sono tutt'orecchi, maggiore, ma ditemi prima una cosa: siete pentito di ciò che avete fatto? Avete condannato tante persone innocenti a una sorte orribile ... ne siete consapevole?

-Ho orrore di me stesso, padre Aldo. Ho orrore di quello che ho fatto a voi, a Giuditta, a tutta quella gente. Come può Dio perdonare una colpa così grave?

-Da ciò che dite capisco che qualcosa di grande vi è successo. Raccontatemi, maggiore Jäger, vi ascolto.

GIUDITTA E OLOFERNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora