Rocco ci avvisò dell'arrivo dei partigiani. Ero così confusa, arrabbiata; dentro di me infuriava una tempesta di emozioni. Volevo scappar via al più presto da quel luogo e da quell'uomo e allo stesso tempo capivo che non volevo lasciarlo.
-Eccoli! Sono loro! Ci hanno visto! Aaron, Dina, sono i partigiani, ho riconosciuto il mio contatto. È ora di andare, amici miei, si sono fermati e ci aspettano.
Addio, maggiore, grazie di tutto e voi capitano Müller... forse dopo la guerra ci rivedremo nel mio locale. Cercherò di recuperarlo se sarà possibile.-Chissà! Addio Rocco.
Addio Giulia, ... mi mancheranno le tue torte ma soprattutto tu. Ho sempre nutrito molto affetto per te anche quando ho scoperto chi eri. Se avessi potuto fare qualcosa per impedire il tuo arresto lo avrei fatto.-Vi credo capitano,... addio.
Voltai le spalle al maggiore e al passato senza più guardarlo. Lo stesso Rocco si stupì del mio atteggiamento; i miei genitori al contrario si congedarono con molta gratitudine da entrambi i tedeschi. Camminavo a passo svelto e faticavano a starmi dietro. Mi chiamarono e allora rallentai e attesi che mi raggiungessero.
Tutto scorreva così veloce, come il fiume, che trascina nel suo corso foglie e rami caduti dal vento. Anch'io mi lasciavo trascinare dalla corrente degli eventi, come fosse inevitabile, eppure percepivo l'urgenza di fermarmi e riflettere. L'occasione me la diede Rocco.-Capisco il tuo rancore, Giuditta, ma quell'uomo ha rischiato molto per salvarti. Credo meritasse almeno un saluto. Non l'hai neanche ringraziato!
-Oh Rocco, tu non capisci.
-D'accordo, io non capisco, hai ragione, lascia perdere. L'importante è che tu e i tuoi siate in salvo.
-Lui partirà per il fronte, hai sentito? E forse non tornerà più. La Russia è così lontana e fredda... sì, lo sento, non tornerà più.
-E ti dispiace?
Tacqui. E poi la verità affiorò sulle mie labbra mentre gliela raccontavo, inaspettata e incomprensibile più a me che a Rocco.
-Credevo di non provare più nulla per lui... Anzi di detestarlo. Quando siamo stati arrestati i miei sentimenti erano già scomparsi; si sono annientati nel momento stesso in cui mi ha fissato con disprezzo e mi ha puntato la pistola sulla fronte.
È stato orribile!
Avevo costruito dei castelli in aria e la realtà ha raso al suolo ogni cosa nello spazio di un attimo. Solo in carcere ho avuto un brevissimo barlume di pazzia: ho sperato. Ho sperato che sarebbe tornato a salvarmi. Ma lui non è venuto e poi è sopravvenuto l'inferno.Rocco mi guardava con compassione amorevole. Nonostante fossi conscia delle mie condizioni fisiche pietose, i suoi occhi comprensivi e attenti mi davano conforto.
-Poi c'è stato Auschwitz; rivederlo... mi ha disorientata. Ho ricordato solo il suo sguardo sprezzante e ho provato ... rabbia e tanta paura. Ma adesso, oh Rocco , ... la sua voce ha le sfumature del principe dei miei castelli in aria e ha richiamato nel mio cuore quelle emozioni che pensavo dissolte per sempre!
-Avevi proprio ragione, Giuditta, non avevo capito niente! Allora, tesoro, ascolta, tu devi dire a quell' uomo ciò che senti!
-No ... Che senso ha in questa situazione?
-Piccola mia! L'amore ha sempre senso. Va Giuditta, va da lui e parlagli, vedrai che ti servirà, ti sentirai meglio, ... sì brava corri, corri tesoro, ... povera piccola, che sofferenza!
Lui era rimasto a fissarci, insieme al capitano Müller e appena mi vide voltarmi e tornare indietro, i suoi occhi tremolarono di curiosità e di speranza.
-Giuditta...
Lo guardai e poi chinai la testa. Ero imbarazzata, confusa. Cosa dirgli? Da dove iniziare? Per dei secondi eterni rimasi così, gli occhi che si rifiutavano di sollevarsi. Poi cominciai a parlare, ma sempre fissando il nulla sopra i suoi stivali lucidi neri.
STAI LEGGENDO
GIUDITTA E OLOFERNE
Historical FictionGiuditta Naussbaum è una ragazza ebrea che lavora come cameriera sotto il falso nome di Giulia Sarti presso un amico di famiglia, Rocco Scalisi. Rocco la ospita nel caseggiato di sua proprietà e nasconde in un passaggio segreto i suoi genitori. Nell...