28 settembre (martedì)
Quinta uscita.Ciò che accadde quella sera mi provocò un trauma terribile. Quando rientrai a casa completamente fuori di me, non cercai i miei genitori ma mi rifugiai nella cucina del locale. Rocco si accorse subito del mio stato e mi affidò alla moglie perché mi conducesse via, poi si occupò di rassicurare i pochi clienti, dicendo che non era accaduto nulla di grave. In seguito salì a cercare i miei genitori per informarli.
-Avanti Rocco, non fammi stare in ansia, dov'è Giuditta?
-È qui, Aaron ... con Anna. Sta cercando di calmarla, è molto agitata.
-Calmarla? Perché? Cosa stai dicendo? Che cosa è successo a Giuditta e perché ha tardato così tanto? È stato quel maggiore? Parla, Rocco!
-Lei non voleva che parlassi con te e Dina, non voleva che ti raccontassi ... ma io non posso farlo ... dovete sapere.
-Oh per carità, parla! Come sta Giuditta?
-Siediti, Aaron e ascolta. Anche tu, Dina e non spaventarti, mia cara. Giuditta è al sicuro e Anna riuscirà piano piano a tranquillizzarla.
-Ma perché? Cosa le è capitato? Si tratta di quel nazista, è vero? Voglio vederla!
-No ... prima devi ascoltarmi ... siediti, ti dico e stammi a sentire.
-Parla!
E Rocco cominciò a raccontare, nonostante l'avessi pregato di non farlo. Ma in fondo capivo che papà e mamma avevano il diritto di sapere. Era un caro amico, era stato spesso a casa da noi con la moglie e i figli, era giusto che apprendessero ciò che oggi gli era accaduto.
-Giuditta è tornata stravolta ... si è precipitata tra le braccia di Anna ed è scoppiata in lacrime. Il vestito era macchiato di sangue e ci siamo molto spaventati. Gridava che voi non dovevate sapere ... non voleva che vi turbaste per lei.
Stava col maggiore, seduta in un tavolino del bar della piazza ... c'erano altri avventori ... ha udito delle grida in tedesco e ... spari. Poi dal vicolo di fronte è sbucata una pattuglia tedesca, tre o quattro soldati, dice, a circa un centinaio di metri da dove erano seduti ... li ha visti cominciare a correre e venivano verso il bar. Si è spaventata, non sapeva cosa pensare, sapete che è sempre sul chi vive, che ha paura di essere scoperta. Poi è comparso un uomo davanti a lei, aveva in mano una pistola e la faccia allucinata ... Giuditta dice d'averlo riconosciuto ... era il professor Hepner ... il suo professore di lettere.
Anch'io lo rammento. È stato licenziato nello stesso mese in cui sei stato licenziato tu, Aaron.-Certo! Una splendida persona. Non ho più saputo nulla di lui, credevo avesse lasciato da tempo Bologna.
-Probabilmente si nascondeva ... come voi.
Hepner voleva forse infilarsi tra i tavolini e cercare rifugio nel bar ... ma ha scorto il maggiore Jäger e si è spaventato, gli ha puntato la pistola contro, ... ma chissà se avrebbe sparato. Giuditta dice d'aver gridato e il professore si è accorto di lei e forse per questo ha esitato. Poi c'è stato un lampo. La faccia di Hepner è esplosa. Jäger gli ha sparato un colpo in testa.
Giuditta si è trovata inondata da brandelli di carne e sangue, ha urlato di orrore ed è scappata insieme agli altri avventori. Credo che il resto potrà raccontarlo lei stessa ... eccola ... vieni piccolina, come stai? Ti sei ripresa?Mi rifugiai tra le braccia di mia madre. Grazie alla moglie di Rocco, Anna, avevo già sfilato il vestito immondo e indossato una sua vestaglia. Poi mi aveva costretta in bagno dove con sollievo mi ero fatta una doccia integrale con il sapone. Mia mamma prese ad accarezzarmi i capelli umidi.
-Giuditta!
-Mamma! oh mamma, mammina è stato orribile!
-Tesoro mio, che brutta esperienza! Come stai? Rocco ci ha detto...
Allora mi staccai da lei e cominciai a raccontare l'orrore.
-Papà, mamma, ... il caro professor Hepner ... non posso crederci... è morto per colpa mia!
-Ma cosa dici Giuditta! Sei impazzita? Rocco ha detto che il maggiore Jäger gli ha sparato!
-Io ero là e lui mi ha visto! Per questo non ha sparato e il maggiore Jäger lo ha preceduto spaccandogli il cranio con un proiettile! ... Tutto quel sangue! Brandelli di carne! Ero bagnata dappertutto... in faccia ... nei capelli! Se io non fossi stata là... forse avrebbe ucciso il maggiore... forse sarebbe riuscito a scappare!
-Non dirlo nemmeno per scherzo, tesoro. Il professor Hepner era un uomo mite, non avrebbe mai sparato a nessuno. Chissà com'è venuto in possesso di un'arma... magari era pure scarica. Pover'uomo!
-Io sono scappata, mamma! sono scappata via senza curarmi di quel mostro di nazista che gridava il mio nome! Correvo nel vicolo, volevo solo nascondermi perché temevo mi venisse dietro e non volevo più vederlo, né sentire la sua voce ... ero pazza ... pazza di paura e di rabbia!
Oh, mamma! Sono finita in bocca a un'altra pattuglia tedesca! Il panico mi ha invaso, ... mi hanno intimato di fermarmi, ... mi hanno circondato e un ufficiale ha chiesto in italiano i miei documenti.
Ma non avevo la mia borsa! Era rimasta appesa alla sedia nel bar e io non avevo nulla da mostrargli!-Oh tesoro mio! Cos'hai fatto?
-Voleva sapere il mio nome, lo ha scritto in un taccuino. Ero terrorizzata, credevo che volesse arrestarmi anche se gli spiegavo che scappavo da una sparatoria.
In quel momento è arrivato il maggiore Jäger! Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia ... lo odiavo ... ma allo stesso tempo ero sollevata perché poteva confermare le mie parole all'ufficiale di ronda. Si è offerto di accompagnarmi a casa e non ho potuto rifiutare, sono salita in macchina al suo fianco ma lontana, appiccicata allo sportello, non volevo sfiorarlo in nessun modo. Non avevo il coraggio di toccarmi da nessuna parte.
Lui ha poggiato la mia borsa perché la vedessi, nel sedile al mio fianco. Parlava parlava ma io non volevo ascoltare, cercava di sminuire l'accaduto, di consolarmi. ma io non riuscivo a girare il capo, fissavo in basso le mie ginocchia e contavo il tempo che mi separava dall'arrivo a casa. Oh Signore degli eserciti! Il volto del professor Hepner era nei miei occhi e nei miei vestiti sporchi di sangue e del suo cervello! Dove sei Adonai?
Appena mi ha aperto lo sportello, ho afferrato la borsa, sono scesa e corsa dentro il locale come una forsennata, non volevo che voi mi vedeste così in quelle condizioni! Volevo solo scappare e chiudermi al sicuro e spogliarmi di quegli abiti e fare una doccia ... una doccia per togliere il sangue, il sudore, il ricordo di quel volto spappolato!Restammo a lungo al buio nella mia stanza a ricordare quella cara persona che era stata il professor Adolfo Hepner nella nostra esistenza e ringraziammo Dio di averlo conosciuto e amato. Poi pregammo per lui. I miei genitori erano molto preoccupati per me, per la mia salute mentale e per la mia incolumità. Per quello che poteva succedere con quel nazista. Quando ritornarono nel passaggio segreto io mi coricai ma non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte.
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GIUDITTA E OLOFERNE
Ficción históricaGiuditta Naussbaum è una ragazza ebrea che lavora come cameriera sotto il falso nome di Giulia Sarti presso un amico di famiglia, Rocco Scalisi. Rocco la ospita nel caseggiato di sua proprietà e nasconde in un passaggio segreto i suoi genitori. Nell...