4. L' uomo nella cella

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La stanza era piccola, il comandante stava nella sua scrivania al di là del tavolo e davanti c'erano solo due sedie di cui una occupata dal tenente Corsini. Questi si alzò e, lasciato il posto a Rocco, preferì non prendere un'altra poltrona come se fosse già pronto a scortarli da qualche parte.

-Comandante,- azzardò la ragazza -credo che lei non si immaginasse di rivedermi qui.

-In verità la stavo aspettando.

-Davvero? Mi stupisce. Il dottor Muntoni ha cercato di scoraggiarmi a fare questo passo e immagino che anche il tenente fosse d'accordo con lui.

-Non so nulla di questo, anzi mi lascia perplesso questa iniziativa del medico. Dunque mi dica, signorina, la sua richiesta qual è?

-Oggi mi sono recata all'ospedale Sant'Orsola e ho avuto la notizia della morte del maggiore Jäger. Come saprà non ho potuto vederlo nemmeno un'ultima volta perché il suo corpo è stato subito spostato.

-Sì, sono al corrente. Il tenente Corsini ha agito secondo i miei ordini.

-Dov'è?

-Qui, in una cella.

-Posso vederlo? Non le chiedo che pochi minuti, metterò tutte le mascherine che vuole.

Rocco sorpreso intervenne.

-Come mai l'avete portato qui? Non è pericoloso per il contagio?

Il comandante allargò un caldo, inatteso sorriso.

-Capisco le sue obiezioni. Vi spiegherà tutto il tenente lì nella cella. Vuole accompagnare anche lei la signorina?

-Sì, preferisco che non sia sola.

-Benissimo. Dopo la visita è necessario che ritorniate da me per firmare delle carte.

-Delle carte? Intende documenti? Di che si tratta?

-Niente di urgente. Ho bisogno di una vostra deposizione.

-Di che genere?

Stanzani ridacchiò misterioso.

-Preferisco parlarne dopo con tutta calma.

-Comandante!- domandò Giuditta colta da un dubbio improvviso -Che farete del corpo del maggiore?

-Abbiamo cercato i parenti- rispose il poliziotto -pare che ci fosse una sorella a Berlino ma è deceduta durante i bombardamenti. I genitori del maggiore Jäger sono morti quando lui era adolescente per un incidente nella loro fattoria. No, non ci sono parenti.

-Allora cosa farete del corpo?

-Ne parleremo più tardi. Andate signorina e tornate presto.

Giuditta camminava tenendo a braccetto l'amico Rocco; non riusciva a pensare a nulla, il suo scopo era adempiere all'ultimo gesto di commiato: rivedere la salma dell'uomo che aveva amato, recitare una preghiera e salutarlo per sempre.
Il tenente infilò la chiave nella porta della cella e la spalancò.
Addossato alla parete c'era un materasso e al di sopra una coperta di lana che ricopriva la sagoma di un uomo fino al collo.
Giuditta lasciò Rocco e avanzò decisa. Poi si arrestò con un moto di spavento quando l'uomo sdraiato si voltò verso di lei.
Gli occhi azzurri del maggiore Jäger la fissarono con intenso fulgore.

-Giuditta!- mormorò.

-Non è possibile!- esclamò la ragazza -Non posso crederci! Sei vivo! Sei vivo!

Rocco corse all'interno seguito dal tenente che sorrideva dell'evidente stupore dei due visitatori.

-È stata una mia idea- spiegò -e il comandante è stato subito d'accordo. Quando il maggiore è sfebbrato, il medico ha telefonato in caserma per sapere come doveva comportarsi. Avremmo dovuto arrestarlo ed eseguire la sentenza di fucilazione appena fosse stato in grado di stare in piedi o chiedere un nuovo processo ... ma sarebbe stato difficile ottenere comunque un'assoluzione. Dopo la vostra testimonianza, signorina, e quella della signora Diena, ci sembrava un'ingiustizia permettere la fucilazione del maggiore. Così mi è saltata in testa l'idea di farlo credere morto. Il maggiore Erich Jäger è morto- ripeté -Il comandante vi chiederà di firmare una deposizione per confermare con la vostra testimonianza l'avvenuto decesso in ospedale.

-Ma il dottor Muntoni ha cercato di scoraggiarmi dal cercarvi, tenente, quando gli ho parlato del mio desiderio di rivedere il corpo del maggiore Jäger!

-Sì, signorina, il medico doveva evitare che si scoprisse la verità. Non abbiamo pensato che potesse ritenere anche voi un problema.

Giuditta si abbassò sul malato e gli cercò la mano; le sue piccole dita si infilarono sulle lunghe dita forti dell'ufficiale.

-Come ti senti?- domandò.

-Debole come un cagnolino- mormorò -ma lieto e sorpreso di essere ancora vivo.

-Naturalmente dovrete andare via da Bologna, maggiore, ed evitare paesi dove qualcuno potrebbe riconoscervi. Il Centro di documentazione ebraica[9] è alla ricerca dei nazisti sfuggiti all'arresto e al processo. Vi fornirò dei documenti falsi e appena rimesso vi consiglio di partire subito.

-Lo farò tenente.

-E io verrò con te dovunque andrai- annunciò con decisione la ragazza.

-Sei sicura, Giuditta, amore mio? Sarai costretta ad una vita da fuggiasca. Chiunque potrebbe un giorno rintracciarmi e denunciarmi.

-Correrò il rischio, Erich. Ho pregato per te e sono stata esaudita; sono persuasa che tutto questo è stato permesso da Dio. Non sarà facile ma da oggi inizia una nuova vita per me e per te.

-E la tua famiglia?

-Erich! Dimentichi che hai salvato loro la vita?

Il tenente fece per uscire dalla cella.

-Domani notte dovrete lasciare la caserma; sono spiacente della fretta, ma più tempo passate qui, più è facile che qualcuno vi riconosca. Solo io e il comandante siamo al corrente della vostra presenza.

-Non dite altro: sarò pronto.

GIUDITTA E OLOFERNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora