La stanza era piccola, il comandante stava nella sua scrivania al di là del tavolo e davanti c'erano solo due sedie di cui una occupata dal tenente Corsini. Questi si alzò e, lasciato il posto a Rocco, preferì non prendere un'altra poltrona come se fosse già pronto a scortarli da qualche parte.
-Comandante,- azzardò la ragazza -credo che lei non si immaginasse di rivedermi qui.
-In verità la stavo aspettando.
-Davvero? Mi stupisce. Il dottor Muntoni ha cercato di scoraggiarmi a fare questo passo e immagino che anche il tenente fosse d'accordo con lui.
-Non so nulla di questo, anzi mi lascia perplesso questa iniziativa del medico. Dunque mi dica, signorina, la sua richiesta qual è?
-Oggi mi sono recata all'ospedale Sant'Orsola e ho avuto la notizia della morte del maggiore Jäger. Come saprà non ho potuto vederlo nemmeno un'ultima volta perché il suo corpo è stato subito spostato.
-Sì, sono al corrente. Il tenente Corsini ha agito secondo i miei ordini.
-Dov'è?
-Qui, in una cella.
-Posso vederlo? Non le chiedo che pochi minuti, metterò tutte le mascherine che vuole.
Rocco sorpreso intervenne.
-Come mai l'avete portato qui? Non è pericoloso per il contagio?
Il comandante allargò un caldo, inatteso sorriso.
-Capisco le sue obiezioni. Vi spiegherà tutto il tenente lì nella cella. Vuole accompagnare anche lei la signorina?
-Sì, preferisco che non sia sola.
-Benissimo. Dopo la visita è necessario che ritorniate da me per firmare delle carte.
-Delle carte? Intende documenti? Di che si tratta?
-Niente di urgente. Ho bisogno di una vostra deposizione.
-Di che genere?
Stanzani ridacchiò misterioso.
-Preferisco parlarne dopo con tutta calma.
-Comandante!- domandò Giuditta colta da un dubbio improvviso -Che farete del corpo del maggiore?
-Abbiamo cercato i parenti- rispose il poliziotto -pare che ci fosse una sorella a Berlino ma è deceduta durante i bombardamenti. I genitori del maggiore Jäger sono morti quando lui era adolescente per un incidente nella loro fattoria. No, non ci sono parenti.
-Allora cosa farete del corpo?
-Ne parleremo più tardi. Andate signorina e tornate presto.
Giuditta camminava tenendo a braccetto l'amico Rocco; non riusciva a pensare a nulla, il suo scopo era adempiere all'ultimo gesto di commiato: rivedere la salma dell'uomo che aveva amato, recitare una preghiera e salutarlo per sempre.
Il tenente infilò la chiave nella porta della cella e la spalancò.
Addossato alla parete c'era un materasso e al di sopra una coperta di lana che ricopriva la sagoma di un uomo fino al collo.
Giuditta lasciò Rocco e avanzò decisa. Poi si arrestò con un moto di spavento quando l'uomo sdraiato si voltò verso di lei.
Gli occhi azzurri del maggiore Jäger la fissarono con intenso fulgore.-Giuditta!- mormorò.
-Non è possibile!- esclamò la ragazza -Non posso crederci! Sei vivo! Sei vivo!
Rocco corse all'interno seguito dal tenente che sorrideva dell'evidente stupore dei due visitatori.
-È stata una mia idea- spiegò -e il comandante è stato subito d'accordo. Quando il maggiore è sfebbrato, il medico ha telefonato in caserma per sapere come doveva comportarsi. Avremmo dovuto arrestarlo ed eseguire la sentenza di fucilazione appena fosse stato in grado di stare in piedi o chiedere un nuovo processo ... ma sarebbe stato difficile ottenere comunque un'assoluzione. Dopo la vostra testimonianza, signorina, e quella della signora Diena, ci sembrava un'ingiustizia permettere la fucilazione del maggiore. Così mi è saltata in testa l'idea di farlo credere morto. Il maggiore Erich Jäger è morto- ripeté -Il comandante vi chiederà di firmare una deposizione per confermare con la vostra testimonianza l'avvenuto decesso in ospedale.
-Ma il dottor Muntoni ha cercato di scoraggiarmi dal cercarvi, tenente, quando gli ho parlato del mio desiderio di rivedere il corpo del maggiore Jäger!
-Sì, signorina, il medico doveva evitare che si scoprisse la verità. Non abbiamo pensato che potesse ritenere anche voi un problema.
Giuditta si abbassò sul malato e gli cercò la mano; le sue piccole dita si infilarono sulle lunghe dita forti dell'ufficiale.
-Come ti senti?- domandò.
-Debole come un cagnolino- mormorò -ma lieto e sorpreso di essere ancora vivo.
-Naturalmente dovrete andare via da Bologna, maggiore, ed evitare paesi dove qualcuno potrebbe riconoscervi. Il Centro di documentazione ebraica[9] è alla ricerca dei nazisti sfuggiti all'arresto e al processo. Vi fornirò dei documenti falsi e appena rimesso vi consiglio di partire subito.
-Lo farò tenente.
-E io verrò con te dovunque andrai- annunciò con decisione la ragazza.
-Sei sicura, Giuditta, amore mio? Sarai costretta ad una vita da fuggiasca. Chiunque potrebbe un giorno rintracciarmi e denunciarmi.
-Correrò il rischio, Erich. Ho pregato per te e sono stata esaudita; sono persuasa che tutto questo è stato permesso da Dio. Non sarà facile ma da oggi inizia una nuova vita per me e per te.
-E la tua famiglia?
-Erich! Dimentichi che hai salvato loro la vita?
Il tenente fece per uscire dalla cella.
-Domani notte dovrete lasciare la caserma; sono spiacente della fretta, ma più tempo passate qui, più è facile che qualcuno vi riconosca. Solo io e il comandante siamo al corrente della vostra presenza.
-Non dite altro: sarò pronto.
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GIUDITTA E OLOFERNE
Fiction HistoriqueGiuditta Naussbaum è una ragazza ebrea che lavora come cameriera sotto il falso nome di Giulia Sarti presso un amico di famiglia, Rocco Scalisi. Rocco la ospita nel caseggiato di sua proprietà e nasconde in un passaggio segreto i suoi genitori. Nell...