Capitolo 3. Seattle⚜️

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Lily:

L'aria gelida di Seattle la colpì non appena mise il naso fuori dall'aereo. Il cielo era grigio, ma non accennava a piovere.

Dio, l'aveva fatto davvero. Non poteva ancora crederci.

A ogni passo si rendeva sempre più conto di quanto gli fosse mancata la sua famiglia, sebbene a volte i ricordi della sua adolescenza passata nella stanza di un ospedale facessero ancora molto male. Lily fece un bel respiro e ricacciò indietro il magone.

Le ruote della valigia scricchiolavano sul pavimento lucido in modo sinistro, cosa che le faceva intuire che quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio.

Uscì fuori nel parcheggio dell'aeroporto, ma proprio mentre attraversava la strada una grossa auto dall'aria costosa per poco non la investì, facendo stridere le ruote sull'asfalto. La sua valigia batté con violenza sul paraurti dell'auto, attutendo il colpo, ma lei cadde comunque a terra, rovinosamente.

«Perché non guardi dove vai?» ringhiò Lily, rivolta alla macchina dai vetri così scuri che era impossibile riuscire a vedere chi la stesse guidando.

«Andiamo, vuoi toglierti di mezzo?» aveva urlato quello, aprendo solo un centimetro di finestrino.

E nonostante avesse quasi rischiato di metterla sotto non sembrò voler scendere per preoccuparsi di lei, ma anzi fece manovra per aggirare l'ostacolo.

Completamente fuori di sé Lily fece l'unica cosa che le venne in mente, preso un bel sasso lo tirò verso l'auto. Nemmeno si accertò di averla presa, perché una mano dal nulla venne in suo soccorso.

«Mio Dio Lily! Stai bene?»

Per essere passati solo pochi anni, Seth era molto cambiato.

Era sempre stato più alto di lei di un paio di spalle larghe con un fisico d'atleta, ma si somigliavano molto nonostante lei invece fosse più vicina a un sacco di patate: stessa chioma mogano, stesso naso dritto e labbra ben disegnate. Ma la sua mascella nascosta sotto un'ombra di barba era più squadrata e gli occhi verdi erano un'eredità di sua madre. Incredibile quanto fossero identici.

«Sì, non preoccuparti.» mormorò in un sorriso abbozzato, rimanendo tuttavia ingessata, e si rialzò un po' acciaccata.

Seth però fu più veloce e la strinse in un abbraccio.

«Sono felice di vederti, Lily.» per lo stupore aveva mollato la valigia, che animata di forza propria si muoveva di qualche centimetro, quasi volesse scappare via.

Si disegnò un sorriso incerto sulle labbra, sciogliendosi dall'abbraccio, senza sapere bene cosa rispondere.

«Dove sono il resto dei bagagli?» domandò, guardandosi intorno.

«Ho solo quello.» rispose lei. Seth annuì distrattamente e le fece cenno di seguirlo.

«Andiamo, la macchina è laggiù.»

Lily lo seguì senza proferire parola, al contrario del loro padre suo fratello non veniva scalfito dal sole, un bel vantaggio lasciatogli dalla sua parte umana.

«Com'è andato il viaggio?» domandò Seth, interrompendo un silenzio forse per lui troppo imbarazzante.

«Bene.» fu sbrigativa, ma senza volerlo. Lui parve per un momento pensieroso, come se volesse dire qualcosa ma non trovava le parole.

« Lily, io volevo dirti che...» fece Seth.

« Non fa niente.» replicò allora. Non c'era bisogno che lui si spiegasse. Lei poteva percepire le sue emozioni a quella distanza senza che nemmeno aprisse bocca.

THE WHALKER - Il Giglio ScarlattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora