Capitolo 50. Usami ⚜️

882 33 0
                                    




Lily:

Quando Lily si ritrovò di fronte a casa di Blaine per lei fu davvero difficile riuscire a farsi forza e bussare. E se fosse stato ancora con quella ragazza, Samantha? Forse non sarebbe dovuta andare, magari si era persino dimenticato di averle chiesto di tornare. Purtroppo Rose sembrava introvabile, non rispondeva al telefono e non sembrava essere nemmeno in casa.

E, come al solito, si sentiva una perfetta idiota. Proprio non riusciva a smettere di pensare, come un fiume in piena.

In fondo, era del tutto normale chiedersi come potesse anche solo trovarla attraente. Lui era il classico uomo al quale era difficile resistere, di una bellezza disarmante e... Dio, solo al pensiero di ciò che le aveva fatto provare le faceva sentire le ginocchia incredibilmente molli.

Merda, datti un contegno per favore. Si disse pizzicandosi un braccio, l'ultima cosa che voleva era che Blaine sentisse i suoi pensieri lussuriosi alternati ad un po' di sani commenti autolesivi sulla sua già vacillante autostima.

A quel punto Lily si fece coraggio e prese un bel respiro, inspirando a fondo, e poi bussò. Due volte.

Quasi non le sembrò vero di vederlo aprire la porta, con uno dei suoi rari sorrisi.

« Ti sei decisa, alla fine. »

« Non sono andata al campus. » farfugliò, senza fare un passo verso casa sua. « E poi ho pensato di... »

« Andare in palestra, con Daniel lo so. » rispose lui, osservandola accampare giustificazioni ancora appoggiata alla porta. « Ti ho vista, mentre cercavi di ignorarmi.» rispose alla sua muta domanda.

« Non l'ho fatto - si affrettò a giustificarsi - in realtà stavo solo cercando Rose. Avevo bisogno di chiederle una cosa. » farfugliò.

« Hai intenzione di restartene lì impalata per tutto il tempo? » domandò facendola di nuovo sentire un po' scema.

Per un momento, i suoi occhi grigi sembrarono virare al viola, illuminati di una luce particolarmente oscura. E si sentì in un attimo nuda sotto il suo sguardo, come se in quel momento i suoi pensieri fossero appena passati sotto un rilevatore a raggi X.

« Certo che no. » balbettò entrando come fosse un automa. Lui richiuse la porta e le sfilò il borsone senza tante cerimonie, abbandonandolo sul divano.

« Sai, per un momento ho creduto sul serio che non saresti più venuta. » aveva mormorato, avvicinandosi a lei, con quel passo felino, da predatore.

Senza volerlo gli gravitava attorno a lui come un satellite, allontanandosi ma senza mai abbandonare la sua orbita. Inutile negarlo, si sentiva legata a lui, e il sangue non c'entrava proprio niente. Ma dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati, e lei si sentiva una sciocca nel capirlo solo adesso. Più lo respingeva e più sembrava che il caso cercasse con tutte le sue forze di far incrociare nuovamente le loro strade e non importava quanto lontano riuscisse a stargli.

« Ma a quanto pare mi sbagliavo. » aveva mormorato, così vicino da poter sentire il suo respiro in bocca. La sovrastava, facendola sentire minuscola sotto di lui.

« Te l'avevo promesso. » rispose, in automatico. Lui le accarezzò il viso, con un'espressione che non gli apparteneva, completamente nuova, sembrava quasi sereno.

« Come vanno le ferite? » domandò.

« Bene. » rispose automaticamente.

« Non mentirmi. » replicò avvicinandosi, « Posso sentirlo, ricordi? » e in un gesto fluido le sollevò la maglietta, quel tanto per vedere il suo addome livido. Sollevò un labbro, come infastidito dal fatto che non fosse ancora guarita. L'effetto degli antidolorifici stava svanendo e il dolore si stava intensificando, anche stare in piedi iniziava ad essere una tortura.

THE WHALKER - Il Giglio ScarlattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora