Capitolo 2 |In revisione|

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Kristen


Se mi dovessero mai chiedere quale giorno della settimana odio di più, senza ombra di dubbio, risponderei il lunedì...io odio profondamente il lunedì, si perché per quanto io possa essere una persona appassionata al proprio lavoro, tornarci dopo due giorni di relax e svago è letteralmente terrificante... pensai, eppure quel lunedì doveva essere un bel lunedì, finalmente avrei presentato al team dell'azienda l'idea di un progetto a cui tenevo tantissimo... l'azienda di mio padre era una delle più importanti d'America e si occupava di tutto quello che riguardava la costruzione di strutture e infrastrutture, sia pubbliche che per privati in poche parole si occupava di edilizia, avrei voluto realizzare questo progetto tempo fa, ma c'erano stati numerosi problemi e la maggior parte di questi riguardavano l'azienda che aveva passato un periodo un po' complicato, per non parlare dei problemi tra me e mio padre, insomma non era stato un bel periodo, ma finalmente lo avrei presentato. 

Indossai un jeans aderente, una canotta bianca con degli inserti in pizzo, la giacca nera e le mie amatissime décolletté nere, ebbene si la maggior parte delle ore che trascorrevo al lavoro le trascorrevo con i tacchi... 

"Forse sei un po' piccolina per quei tacchi" stronzo, pervertito, presuntuoso, ,megalomane te lo farei vedere io il tacco, ma da vicino però pensai, ne avevo conosciuti di uomini e  il record di stronzaggine lo deteneva il mio ex, ma il tizio di sabato poteva avvicinarsi parecchio, direi che era stato fortunato a ricevere solo il cocktail in faccia ,avrei potuto piantargli il mio tacco in faccia così lo avrebbe visto meglio...Ok Kristen basta pensare a quel soggetto che tutto è meno che un essere umano pensa a darti una mossa...Presi tutto l'occorrente per presentare il progetto al team e se tutto fosse per il verso giusto avrei potuto iniziare a lavorarci sopra immediatamente e se tutto fosse andato per il meglio in un mese o poco più ci sarebbe stata la proposta ad un finanziatore che mio padre avrebbe contattato, visto che a causa del brutto periodo finanziario dell'azienda l'ente pubblico non ci vedeva proprio di buon occhio, dovevo solo essere positiva e avere fede...e con questi pensieri in testa presi le chiavi dell'auto e mi diressi in azienda.

Circa 5 minuti dopo, l'imponente Collins Enterprices fu davanti a me, dopotutto casa mia era piuttosto vicina, ma preferivo comunque prendere l'auto visto che c'erano giorni in cui avevo orari altalenati. Parcheggiai l'auto ed entrai dall'enorme porta a vetri che dava nella hall, dove c'era sempre molta gente: chi aveva appuntamenti, chi si soffermava a chiacchierare prima di entrare o uscire... insomma c'era sempre un gran casino. Come ogni mattina salutai Loren, la segretaria principale dell'azienda, e mi diressi verso l'ascensore; l'azienda era un imponente grattacelo Americano di otto piani che anche se pochi avevano le pareti piuttosto alte, il che gli dava una grande imponenza; ogni piano era dedicato a un settore specifico dell'azienda tranne i primi due piani dove c'erano rispettivamente un luogo di ristoro e l'amministrazione; al terzo piano c'erano i decoratori di interni, al quarto i paesaggisti, al quinto i geometri, al sesto gli architetti, al settimo c'erano le sale meeting e all'ottavo c'era un grande spazio aperto e due uffici di cui uno era di mio padre e l'altro era di Robert Joulise, il migliore amico e avvocato di mio padre, che già da qualche anno lavorava anche per l'azienda, lui e mio padre si conoscevano praticamente da tutta la vita, tanto che l'ho sempre chiamato zio ed io e sua figlia, che ha due anni meno di me, siamo cresciute come cugine...quanto mi manca...appena tutto si sarà sistemato andrò a trovarla...pensai. 

Arrivai al sesto piano ovvero il piano dove lavoravamo noi architetti, era come tutti gli altri molto luminoso grazie alle enormi vetrate che affacciavano su Los Angeles, lo stile era piuttosto moderno se non per la presenza di alcune sculture e opere d'arte risalenti al '900 a cui mio padre era molto affezionato. Salutai Paul, Mattheo, Matilde e Roxy, cioè gli altri architetti con cui condividevo il piano, che conoscevo ormai da tantissimo tempo e con i quali andavo molto d'accordo vista anche la vicinanza d'età. 

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