Capitolo 18

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Kristen




"Messicana, ti passiamo a prendere per andare a pranzo""D'accordo, ma niente sushi...devo scappare a dopo"

<<Ti ha risposto>> mi chiese Kora, 

<<si ha detto che va bene, basta che non andiamo al sushi>> avevamo lasciato Karol al lavoro, per poi avere la brillante idea di andare a pranzare insieme, così le avevamo scritto praticamente 5 minuti dopo averla lasciata

 <<possibile che abbia questo ripudio per una cosa così buona come il sushi>> sbraitò Kora, che invece amava il sushi, lo avrebbe mangiato praticamente ogni giorno 

<<dai non iniziare a sbraitare di prima mattina e poi tu non sei amante della carne, perciò siete pari>> dissi, era incredibile come loro due fossero le complici migliori al mondo, ma battibeccassero come bambine persino sul cibo.

...fai i capricci persino per la musica...


<<Eii terra chiama Kristen, a che stai pensando>> la voce di Kora mi riportò alla realtà <<ehm...noo nulla>> balbettai 

<<pensavi ad Andrés vero>> certo che pensavo a lui, avevo passato tutta la notte a pensarci, eravamo rimaste sveglie fino alle quattro parlando di lui e di ciò che avrei dovuto dirgli, ci eravamo addirittura messe a fare le prove come se fossimo delle quattordicenni alla prima cotta.

<<Potresti stare un po' tranquilla, abbiamo parlato fino a notte fonda di quello che gli dirai, vedrai che andrà come vuoi tu>> era questo il problema non riuscivo a capire cosa volessi e cosa ben più importante non sapevo se sarei riuscita a resistere davanti a lui, mentre gli comunicavo ciò che avevo deciso.

L'auto di Kora accostò di fronte al meccanico,

<<grazie Mercoledì, ci vediamo a pranzo>> dissi mentre scendevo dall'auto 

<<Kris>> mi richiamò Kora 

<<non puoi sempre avere il controllo delle tue emozioni, ascoltati ogni tanto>> non sapevo cosa rispondere così le sorrisi e mi diressi all'interno dell'officina; 

recuperata la mia auto mi avviai verso l'azienda, 

forza Kristen non sarà poi così difficile, andrai lì e gli dirai che ti dispiace per come sei andata via, gli dirai che non hai risposto alle chiamate perché sei stata impegnata tutto il giorno e che hai passato una notte piacevole, che è stato un bel momento, ma non ricapiterà...

mi rifeci quel resoconto almeno una trentina di volte, ma forse il fatto di essere complicato era dovuto al fatto che non credessi molto a ciò che pensavo...una notte piacevole...porca puttana era stata la più bella della mia vita, solo a pensarci iniziai a sentire un caldo tremendo non dovuto all'aria di Maggio e nemmeno ai vestiti pesanti visto che indossavo una gonna-pantaloncino rossa e una camicetta nera, avevo addirittura abbandonato i tacchi e optato per le mie adorate Stan Smith, ma quel caldo non sarebbe passato neanche se fossi andata in Alaska.

Parcheggiai l'auto, presi la borsa e scesi...mi presi un minuto, feci un bel respiro, mi sistemai guardandomi al finestrino e mi avviai verso l'entrata dell' azienda. 

Come ogni mattina, puntualmente, salutai Loren e presi l'ascensore; 

appena le porte dell'ascensore si aprirono mi resi conto che per essere le nove del mattino c'era fin troppa agitazione:

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