Capitolo 20

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Kristen



<<Tranquilla, lunedì parlo con mio padre e mercoledì sono da te...anche io...ci sentiamo più tardi>> 

Chiusi la telefonata e rimasi seduta in macchina, quella mattina mi ero alzata con una grande forza di volontà, mi ero decisa ad affrontare la cosa e a non fuggire;

 la chiacchierata in spiaggia con Andrès mi aveva fatto bene e avevo deciso che se Vincent fosse rimasto a fare lo stagista per una settimana, allora io sarei stata presente, perché non mi importava niente di lui e non gli avrei permesso di decidere ancora della mia vita; 

presi un bel respiro e scesi dall'auto, mi sistemai i pantaloncini, che ero stata obbligata a mettere viste le temperature e mi diressi all'interno.

Arrivata al sesto piano salutai Paul, che stava prendendo un caffè fuori dal suo ufficio, poi entrai nel mio, trovando Andrès già seduto alla scrivania;

<<buongiorno>> lo salutai e lui alzò lo sguardo su di me, lasciandomi di sasso come sempre <<buongiorno>> mi salutò a sua volta, sentii un'arietta piacevole, alzai lo sguardo e vidi il climatizzatore funzionare

 <<l'hanno aggiustato>> dissi, sorridendo

 <<si, almeno non moriremo di caldo>> vista l'arietta fredda, chiusi la porta dell'ufficio, così che si raffreddasse un po' la stanza, poi presi un bel respiro e mi rivolsi ad Andrès 

<<non è ancora arrivato>> chiesi, mi guardò abbozzando un'espressione stranita

 <<chi>> chiese, la sua domanda mi lasciò un po' perplessa

 <<come chi, quell'idiota del mio ex>> fece finta di pensarci 

<<stai parlando di quel coglione che adesso farà lo stagista nella mia azienda di New York per una settimana...no credo non arriverà>> rispose sarcastico, rimasi di ghiaccio, non credevo alle mie orecchie 

<<Andrès di che stai parlando>> sorrise 

<<del fatto che anche io sono socio di questa azienda e se si tratta della tua tranquillità, non me ne frega un cazzo di scavalcare tuo padre>> fece una pausa <<perciò sta tranquilla, farà lo stagista nella mia azienda e ti posso garantire che sarà l'esperienza più bella della sua vita>> le sue parole furono come una carezza, non perché la stesse facendo pagare a Vincent, ma perché si era messo contro mio padre pur di farmi stare tranquilla, così senza pensarci, mi avvicinai alla scrivania, sotto il suo sguardo attento, gli presi delicatamente il viso tra le mani e gli stampai un bacio sulle labbra, sorrise

 <<e questo perché>> sorrisi anche io 

<<per quello che hai fatto oggi e anche perché te ne dovevo uno>> si alzò dalla scrivania e fece il giro venendo dal mio lato, dopodiché mi appoggiò le mani sui fianchi e mi baciò e io lo ricambiai, ci baciammo lì, nell'ufficio, fregandocene del mondo e io mi feci beatamente trasportare da lui e dalle mie sensazioni; 

mi staccai e gli poggiai le mani sul petto <<vorrei tanto avere una chiave nell'ufficio in questo momento>> lo dissi per provocarlo, ma in realtà lo avrei voluto davvero, vidi i suoi occhi luccicare di desiderio 

<<chi ti dice che ci serve una chiave>> si riavvicinò alle mie labbra, ma prima che potesse baciarmi lo interruppi

 <<il fatto che l'ultima volta Giselle ci abbia interrotti sul più bello>> si riallontanò 

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