Andrès
Sei solo...completamente e disperatamente solo...
ecco cos'ero, accerchiato da ragazzini più grandi di me, pronto a prenderle di santa ragione, senza via di scampo, completamente accerchiato e solo, perchè è questo quello che si meritano i bambini di strada, è questo quello che spetta ai rozzi, ai poveri, a quelli senza famiglia e soprattutto a quelli senza padre...Andrès...Andrès
Aprii gli occhi di scatto al ripetuto richiamo del mio nome, non ero in Messico, non ero in strada, ma nella mia stanza, nel mio letto, cercai di mettere a fuoco ciò che mi circondava, ma mettermi a sedere fu un'impresa;
sentivo la testa dolere e vorticarmi pericolosamente e come se non bastasse avevo la bocca secca, sentivo la gola scorticata, come se avessi vomitato per ore
<<finalmente, sono due ore che ti chiamo>> mi voltai di scattò alla mia destra e dalla porta del bagno vidi uscire Andrew, cercai di ricordare in che momento lo avessi invitato a casa mia o in che momento lo avessi lasciato entrare, ma con scarsi risultati
<<che ci fai qui>> chiesi, maledicendomi per aver parlato, costringendo la mia testa a pulsare maggiormente,
<<prendi l'aspirina che c'è sul comodino e poi ne parliamo idiota>> non lo disse in maniera ironica, sembrava nervoso, incazzato cosa che mi risultò strana, visto che non lo avevo mai sentito così nei miei confronti...durante la nostra amicizia ci eravamo scazzottati un bel po' di volte e poi avevamo fatto pace con una birra, ma non avevamo mai tenuto dentro ciò che ci succedeva;
abbandonai le visioni passate che alimentavano il mio mal di testa e presi l'aspirina, dopodiché feci dei bei respiri profondi
<<che ho combinato>> chiesi, tutti i sintomi indicavano che la bottiglia che avevo preso per farmi un bicchiere, fosse poi finita vuota nell'immondizia;
non era da me ubriacarmi, anche quando ero adolescente lo avevo fatto solo una volta, non era una cosa che amavo fare ed era un vizio che tentavo di tenere alla larga
<<vuoi dire quello che non hai combinato>> cercai di sforzare la memoria a ricordare, ma il mal di testa non aiutava affatto
<<ok, andiamo per gradi, quando ti ho chiamato esattamente>> chiesi, non ricordando quasi nulla della sera precedente, se non di aver iniziato a bere
<<non mi hai chiamato, eri talmente ubriaco da non reggerti in piedi, figuriamoci fare una telefonata>> come pensavo, avevo fatto l'ennesima cazzata
<<come sei entrato>> chiesi, mi guardò torvo
<<avrei le chiavi di emergenza, se te lo fossi scordato>> mi innervosii, gliele avevo date quando aveva avuto bisogno di casa mia per fare le sue faccende, non per entrare quando voleva
<<te le avevo date per>> mi interruppe
<<lo so perchè me le avevi date razza di idiota e fidati se ti dico che sarei rimasto comodo nel mio letto se non fosse stata un'emergenza>> iniziai a rimurginare sulle sue parole, era a letto a dormire e io non lo avevo chiamato, quindi la domanda mi sorse spontanea
<<mi spieghi allora come cazzo sei arrivato qui>> lo vidi inspirare furiosamente dalle narici, era furioso, così pregai di non avergli detto cose che in realtà non pensavo durante il mio momento di non lucidità
STAI LEGGENDO
Second Courses |In revisione|
Romance"La vita è una sfida continua, un continuo susseguirsi di eventi...è come una partita a scacchi, solo che, in questo caso , è solo lei a decidere le mosse da utilizzare e tu puoi solo accettarle...o almeno provarci, perchè per quanto lei ti dia...al...