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— ESME —

Dopo quel mezzo bacio, non riuscii più a pensare ad altro. Anche se perfettamente cosciente del fatto che non mi era concesso e pertanto andava gettato nel dimenticatoio.

Senza contare che per lui tutto ciò poteva essere un semplice perverso gioco per segnare il mio nome nella lista delle conquiste.

Durante le mie ricerche su di lui, avevo scovato che tutte le sue ex erano modelle o popstar internazionali e io non ne era certo all'altezza.

Senza contare che anche in quel caso, non avrei mai voluto che qualcuno mi ricordasse solo perché stavo con un vip.

Volevo lasciare qualcosa di mio, personale, alle persone che reputavo speciali. Non qualcosa di superficiale che tutti poi avrebbero spifferato in giro come una terribile epidemia.

*

«Signorina, è in ritardo.»

Il mio capo sbatté un pugno sul tavolo. «Il tempo è scaduto. O mi consegna il lavoro entro domani mattina sulla mia scrivania o tanti saluti.»

Il mio cuore aumentò i battiti, agitato. Io mi irrigidii.

Sbattei le palpebre e tirai fuori all'istante il manoscritto su Riva, corretto, riletto e stampato. «No, eccolo.»

Gonzalo Nuñez si calmò leggermente e me lo strappò di mano. Non commentò e la sua espressione fu incolore.
«Ok, può andare.»

Annuii meccanicamente e scivolai fuori dal suo ufficio camminando all'indietro per poi chiudermi la porta alle spalle.

Tornai da Ramon, impegnato ad armeggiare sul suo portatile. «Tutto bene?» mi chiese.

«Si dai» dissi onesta, facendo spallucce. «Tu piuttosto. Stai ancora male per Cruz?»

«No, mi è passata.» Tamburellò ripetutamente il tasto Canc del computer, nervoso.

Ciò significava solo una cosa: stava mentendo.

Lui non era un tipo timido, mostrava facilmente le sue emozioni e non si faceva problemi a esporre il proprio parere su qualcosa. Tuttavia, quando si trattava di lui, era sempre piuttosto criptico.

«Sicuro?» lo spronai.

Alzò i suoi occhi bruni su di me e fece di Si con la testa. «Si, non preoccuparti. Ci sono abituato ormai» rispose, secco e diretto.

Io alzai le mani con fare innocente e mi arresi, anche se convinta che non mi stesse dicendo la verità. Ma d'altronde, non si sbilanciava mai troppo nel raccontare le sue cotte. Quell'argomento, come per me, era off limits.

Non aggiunsi nulla, limitandomi a passargli il muovo documento su cui lavorare. Era un articolo sulla MotoGP.

Pensai gli avrebbe fatto piacere e infatti vidi un minuscolo sorriso apparire all'angolo delle sue labbra non appena lesse il titolo.

Quindi, come mio solito, lavorai sull'editing del testo mentre lui delle immagini e il resto. Ci impiegammo circa un ora e mezza, giusto il tempo che mancava prima di staccare.

«Finito. Vedi se ti piace.»

Mi alzai dalla mia sedia girevole e mi posizionai dietro di lui, guardando il logo che avevo progettato.

Aveva preso come base il logo dell'azienda per poi aggiungerci di fianco, a destra, il disegno stilizzato di una motocicletta da cross (mezzo su cui era focalizzato l'evento) di un rosso accesso, sfumato in modo che partisse dalla ruota inferiore e arrivasse all'altra diventando nero. Era semplice, ma comunque d'effetto a occhio.

CRASH | Errore di PercorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora