- 15 -

43 11 0
                                    

— ANDRES —

Avevo chiuso gli occhi, ma non stavo dormendo e ne tantomeno tranquillo.

Esme stava a neanche un metro da me e non sapevo cosa fare. Come le era venuto in mente di lasciarmi dormire con lei?

La sentii agitarsi a un certo punto e lì ho lasciato ogni pensiero. Mi avvicinai per carezzarle il braccio in modo che si calmasse, nonostante fossi ben cosciente che non avrei dovuto farlo. Dovevo stare calmo: non sporgermi, non toccarla e ne tanto meno provare a sfiorarla. Niente di niente.

Lei non sapeva chi ero e volevo restasse così.

Non ci eravamo mai parlati prima, ma a scuola avrei potuto anche fare un tentativo.
Lei però non mi calcolava minimamente e comunque, ogni volta che stava male, sarebbe stata troppo sconvolta per sorridere anche alla mia battuta peggiore.

Non avevo idea del motivo per cui si ritrovava in quello stato ogni tanto, ma ogni qualvolta provassi ad avvicinarmici, c'era lui a fermarmi. Tutto questo però non poteva impedirmi di provare dispiacere nel vederla combattere da sola contro qualche eventuale demone.

Ascoltai il mio istinto e le passai le dita tra i capelli di cannella, profumavano come quella spezia. Non so se sia stato per quel gesto, ma pian piano si calmò, riprendendo a respirare regolarmente. Sorrisi tra me, carezzandola per qualche altro minuto, era così piacevole che il mondo mi sembrò spento per un attimo e avesse lasciato solo noi in luce.

Io ero un disastro, ma avevo già capito che quella ragazza avesse il cuore spezzato da tempo e non mi serviva saperne il motivo. Glielo si leggeva in viso, quando abbassava lo sguardo e lo rialzava poi fingendo il nulla. Se solo lei si fosse sporta un po' di più...forse avrei potuto aiutarla.

In fondo, su questo, eravamo uguali. Magari, due cuori spezzati potevano aggiustarsi a vicenda.

Decisi di non andare oltre e quindi mi alzai -facendo attenzione a non fare troppo rumore- e presi maglietta e felpa. Una volta infilate, misi le scarpe e uscii dalla stanza per andare a correre.

Le porte all'ingresso dell'hotel erano chiuse, ma il portiere in servizio me le aprii e così io potei cominciare la marcia.

Per le strade non c'erano molte auto e i lampioni illuminati rendevano il paesino un luogo tranquillo. Ho sempre amato la notte perché faceva apparire tutto confuso e misterioso nelle sue ombre. Capace di ogni trucco: trasformare il buono in cattivo e viceversa, far cambiar prospettiva e sorprendere nelle sere limpide come quella in cui la luna e le stelle erano ben brillanti in cielo.

In un certo senso, mi aiutava a sentirmi meno solo in un mondo che mi aveva voltato le spalle da bambino. Mi dava un istante per domare i miei istinti servaggi e allontanare la sensazione che i muri si stiano chiudendo intorno a me. Capitava, in qualche occasione, che mi sentissi rinchiuso e schiavo di loro.

È difficile trovare sollievo, tra l'altro. Le persone possono essere così fredde e quando l'oscurità è alla porta, ti senti come se non ce la potessi più fare.

La notte per me era questo e molto altro ancora, soprattutto perché mi copriva nei momenti in cui crollavo e lasciavo che penetrasse. Fino a corrodermi l'anima.

Aumentai l'andatura, le braccia piegate per aiutare il respiro. Ripensai a Milo a qual punto e mi sentii un vero schifo. Le ultime settimane erano state così frenetiche tra un impegno e l'altro che non ero più riuscito ad andarlo a trovare dopo l'ultima volta.
"Devo portargli un regalo" pensi, notando la vetrine di un negozio di giocattoli.

In prima linea mostrava un'escavatrice gialla piuttosto grande che però non mi convinse, come gli altri articoli, per la verità. Tuttavia, pensai che potessi andar a dare un'occhiata all'interno quando sarebbe stato aperto.

CRASH | Errore di PercorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora