- 37 - (Parte 2)

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— ANDRES —

Lo chiesi, ma m'accordai il permesso da solo. E così con una mano posata alla parete e l'altra infilata dietro la sua nuca, m'avvicinai schiacciando le mie labbra sulle sue.

Le sfiorai in un gesto super delicato e dolce, nulla di sforzato o insensibile. Volevo trasmetterle che tenevo a lei senza dirlo ad alta voce e quello era il modo più semplice.

Ed era perfetto.

Esme in un primo istante parve spaesata, ma poi ricambiò il bacio con estrema dolcezza. Il sapore di fragola era sempre lì e l'avrei divorato all'infinito, ma preferii conservarlo per un'altra volta.

Mi staccai.
E lei arrossì visibilmente e mi strappò un ghigno divertito.
«Ti voglio bene» dichiarai di getto.

Non disse nulla, ma il piccolo sorriso che apparse all'angolo delle sue labbra, m'indicò che per lei ero lo stesso.
Per questo, il mio cuore si liberò delle catene che controllavano ogni sua mossa.

E quindi uscimmo dall'elevatore e la presi sotto braccio, lei si accollò in maniera del tutto naturale e io l'adorai. Il suo profumo alla menta peperita mischiato alla vaniglia dei capelli, m'arrivò fino al naso e trascinò in paradiso.

Decretai che tale connubio fosse il mio preferito.

Dunque, raggiungemmo la reception dell'hotel e di conseguenza Hernández e Alexio che ci stavano aspettando per andare alla prova spettacolo serale.

Io ero su di giri al solo pensiero. Avevo gareggiato qualche anno prima, ma questa volta avrai assistito stando dalla parte del pubblico e mi eccitava particolarmente.

«Possiamo andare» annunciai, prima che uno dei due potesse commentare la confidenza che ora aleggiava tra me e la giornalista.

Era palese, ma non volevo ne facessero un dramma. O per lo meno, non così presto o in sua presenza – era meglio evitare.

«Perfetto, vamos
Pedro fece strada e guidò tutti fino ai box, dove poi imboccò una stradina in salita dove si poteva accedere solo a piedi.

«Avete portato del cibo?»
Alexio schioccò la lingua. «Ovvio, non si può andare a uno spettacolo senza.»

Esme rise portandosi una mano alla bocca e stringendo gli occhi. La trovai adorabile e un minuto dopo ebbi il forte desiderio di afferrarla, mescolando le mie dita alle sue.

Tuttavia mi limitai a osservarla a debita distanza. Era carina nella sua eleganza e io forse mi ero già sporto troppo nel baciarla senza motivo apparente.

Piuttosto, mi preoccupò un forte dolore proveniente dal punto in cui avevo sentito scricchiolare le ossa poco prima. M'avvicinai dunque ad Hernàndez, aumentando il passo nonostante la salita fosse pressoché finita.

«Che è successo? Ho avuto..?»

Mi bloccò, capendo al volo che stessi intendendo.
«No tranquillo, Andres. Tutto ok. Forse una carenza di zuccheri, in questi giorni fa parecchio caldo.»

Ci ragionai sopra qualche istante e poi annuii, meccanicamente. «Ok...» Incrociai le dita dietro la schiena, augurandomi che m'avesse davvero detto la verità.

Non dubitavo del suo giudizio, anzi, solo...era complicato e non sempre parlava chiaramente della mia situazione - per non farmi star male e roba simile.

Allora continuammo a camminare fino a quando non arrivammo a una specie di piazzale, piuttosto largo, in cui c'erano: alcune auto parcheggiate in attesa di partire, un furgoncino che vendeva cibo da fast food e un tendone aperto in cui stavano i commissari della partenza.

CRASH | Errore di PercorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora