- 37 - (Parte 1)

22 4 0
                                    

— ANDRES —

«Dove siete?»
«Alle Tane.»
«Oh, divertitevi. Io vi raggiungerò stasera.»
«Perfetto, capo.»

Riagganciai e misi il telefono in tasca. Pedro Hernández: un eterno genitore.

Sapeva bene che non eravamo più bambini ormai eppure a volte insisteva col chiamarci anche solo per sapere dov'eravamo o che stavamo facendo.
A me, comunque, non dava fastidio.

Era la cosa di più vicina a un padre che avevo e per uno come me che era cresciuto in mezzo alla merda era una vera benedizione. L'unica a cui non avrei mai rinunciato.

Lo stesso valeva per Vega, che in quel momento stava parlando allegramente con un gruppo di argentini a qualche metro dal posto che avevamo scelto per assistere alla prova speciale.

Ero poche le volte in cui potevo concedermi di essere spettatore e il Rally Legend era una di queste. Lo amavo proprio per questo.

Poi ovviamente anche le auto, diverse e assolutamente fuori dal comune, facevano la loro parte – giustamente.

«Ri- » Fulminai Alex e lui si corresse all'istante. «Austin, vieni qui dai.»

Negai con la testa calandomi ancora di più la visiera del capello sulla fronte. Non volevo risultar maleducato, ma col cazzo che avrei mandato a monte la mia montatura perché lui voleva coinvolgermi, spingendomi nella mischia.

Non c'era nulla di male, in verità, ma era comunque rischioso. Se m'avessero beccato sarebbero corsi a flotte ed era l'ultima cosa che volevo.
Al contrario, desideravo solo una persona intorno a me. L'unica indisposta al momento.
Esmeralda.

"Basta pensarci" tentai di impormi.

Scossi la testa e feci due passi allontanandomi dal mio compare. La campagna in cui era immersa la strada sterrata che a breve avrebbero percorso le vetture era verdeggiante e leggermente umida. In lontananza si scorgeva qualche abitazione e verso est persino le minuscole tende colorate dei box più in basso.

Vi era un bel panorama, davvero rilassante. Tuttavia dovetti raccogliere tutte le mie energie per non farle esplodere.

E continuare a pensare a lei non era d'aiuto.
Smettila!

Serrai le palpebre e visionai la sua pelle nuda sotto la mia. Il fino reggiseno bianco che le stringeva il torace. I capelli leggermente bagnati dal sudore. La cicatrice rimasta dall'incidente di tredici anni prima.

Espirai.

"Cosa ho combinato?" Costruivo un disastro dopo l'altro da quel giorno e non volevo aggravarne le conseguenze.

Le mie sensazioni erano ingestibili e troppo dannose per esser affiancate da un cuore forte, ma cucito da numerose ferite come quello di Esmeralda.

Espirai di nuovo.
Un rombo in lontananza giunse al mio fino udito.
Una Peugeut, sicuramente.

Mi voltai appena e dalla curva a circa cinquecento metri da me -che mi trovavo a bordo strada, in mezzo a un campo d'erba secca con una visuale anche piuttosto ridotta, purtroppo- sbucò la vettura. Una Peugeut 208 GTI.

 Una Peugeut 208 GTI

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
CRASH | Errore di PercorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora