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— ANDRES —

In vita mia, a differenza di quanto si potesse immaginare, non mi ero mai veramente innamorato.

Le donne che mi giravano attorno erano sempre di un certo calibro, ma talmente noiose e piene di vizi da risultare insopportabili ai miei occhi.

Preferivo le cose concrete a quelle astratte. Quelle che ti davano una stabilità anche quando ti pareva di star per cadere nel vuoto. E proprio per questo io non avevo mai smesso di credere che un giorno sarebbe arrivata colei che m'avrebbe rivoluzionato la via.

Ero da sempre un'inguaribile romantico nel profondo e l'idea di aver a mio fianco una donna sicura, determinata e allo stesso fragile era qualcosa di quasi paranormale. Per uno come me, intendiamoci.

Con i miei mille problemi di fiducia, gestione dell'ansia, scatti d'umore e quant'altro.

Esmeralda Diàz, tuttavia, entrando nella mia vita senza alcun senso e in modo completamente normale -ovvero tra i banchi di scuola- era riuscita a catturare la mia attenzione.

E non solo quella.

Proprio per questo era la cosa più bella che mi fosse mai capitata (oltre alle corse) e ora che finalmente andavamo d'amore e d'accordo, non avrei permesso a niente e nessuno di portarmela via.

Poteva veramente diventare la mia salvezza...tutta la mia vita.

*

Il trentuno dicembre, verso sera, ci preparammo per andare al gran gala tenuto da ProEnergy. E per l'occasione io scelsi un completo nero, semplice ed elegante.

Mentre Esme un fantastico abito blu notte lungo fino a terra con spacco sulla destra e uno scollo a V piuttosto profondo che però non lasciava intraveder nulla. Preferii così, anche se nel vederla mi si mozzò ugualmente il fiato.

«Stai attenta a non far conquiste stasera. Tu sei solo mia.»
A quella frase lei tremò.

Io mi bloccai serrando la mascella, riprovando. «Ho detto qualcosa di male?»
«No..solo, è una cosa che mi dice sempre...»

Abbassò gli occhi, vergognosa e lasciò in sospeso la frase; ma io compresi e ritirai tutto. «Scusa, non volevo somigliare a lui.»
Si risollevò. «Grazie.»

Allora mi concesse un bacio sulla guancia e poi s'accomodò sul letto per infilare le sua scarpe col tacco e raccogliere la pochette con dentro il cellulare.

Io infilai solamente un paio di mocassini e il dispositivo lo infilai in tasca.

A quel punto fummo pronti per andarcene e così sigillai la porta della stanza una volta fuori in corridoio; proseguendo verso il piano di sotto.

Alex ci venne incontro; vestito bene, ma pur sempre sportivo come il suo essere. Indossava un completo, ma al posto di una bella camicia aveva una maglietta bianca. Odiava le cose troppo sofisticate e poi, lui aveva il vantaggio di non esser al centro dell'attenzione tutto il tempo, quindi poteva anche permetterselo.

«Come siamo belle» commentò guardando Esmeralda. Le prese anche la mano, facendole fare un giravolta e lei rise.
«Ti ringrazio.»

Vega fece un inchino in risposta e a quel punto arrivò pure Pedro con addosso un abito simile al mio, ma sui toni del beige.

«Beh, direi che possiamo andare.»

Tirò fuori il cellulare dalla tasca e chiamò un uber che in poco tempo ci trasportò dall'hotel al palazzetto in cui si sarebbe tenuto l'evento.

Un luogo di sfarzo e lusso sfrenato pieno di specchi e curve moderne, che all'interno si ripetevano. Il pavimento era in lastre di marmo bianco, le pareti scure e qui e là stavano rampe di scale a collegare i vari piani dell'infrastruttura.

CRASH | Errore di PercorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora