Capitolo 41

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Mi risveglio nel mio letto che è mattina inoltrata. Strano di solito mi sveglio da sola per andare a lavorare nell'orto.
Mi alzo e mi metto una veste semplice e leggera accompaganta dai soliti calzari. Il vestito non è nulla di che, solo un po' di stoffa bianca che forma un abito stile impero con entrambe le spalline e un laccino a legarlo sotto il seno e la gonna che arriva poco sopra il ginocchio.
Stiracchiandomi mi dirigo verso il mio piccolo pezzo di terra coltivabile e mi metto a lavoro.
Mi sento osservata ed i miei sensi ormai amplificati mi fanno guardare verso l'entrata del tempio dove trovo i gemelli.
Quasi mi ero dimenticata che ci fossero o comunque credevo che Alexôs li avrebbe mandati via.
Affiancata da Luna vado a salutarli ma prima che li raggiunga Gabriel si allontana senza avermi vista.
"Luke!" Fa per andarsene anche lui ma al mio richiamo si ferma e si gira a guardarmi.
È diverso. Ha una postura più stanca e gli occhi spenti.
Gli corro incontro e mi fermo a poco da lui.
"Stavate discutendo?"
"Stavamo valutando se andarcene o no" ha sempre quel suo sorriso dolce ma stavolta sembra forzato.
"Cosa c'è che non va Lucas?" Non lo chiamo quasi mai col suo vero nome, lo faccio solo quando sono estremamente seria.
"Gabriel vorrebbe tornare a casa in modo che tu possa finire il tuo addestramento ma io non sono d'accordo"
Perché Gabi vuole andarsene?
"Secondo lui ti distraremmo ma non credo sia il caso di lasciarti da sola con Alexôs" non mi stupisco neanche del fatto che abbia risposto alla mia domanda senza che gliela abbia fatta.
"Alexôs non mi farebbe mai del male" lo rassicuro.
"No" concorda "ma ti allontanerà da noi. Non ci ha mai perdonati e mai lo farà. Non mi scuserà mai"
Mi?
"Perché dovrebbe avercela più con te che con tuo fratello?"
"Gabriel non voleva lasciarla, fu mia l'idea di andarcene" ora sono decisamente sorpresa.
"Perché? " penso che dal mio tono si capisca quanto io sia sorpresa.
"Gabriel è sempre stato un tipo fedele io, invece, guardavo prima tutte le opzioni e poi decidevo. Se tu chiedessi a mio fratello di morire per te, lui lo farebbe mentre io guarderei i pro e i contro prima di farlo"
"È giusto" rispondo semplicemente "mi fido di te Luke e tu dovresti fidarti di me. Vi voglio bene e non vi tradirei mai. Non basterà l'influenza di Alexôs per farmi smettere di provare affetto nei vostri confronti" ora sto sorridendo e allargo le braccia invitandolo a farsi abbracciare. Lui accetta il mio invito.
"Grazie sorellina" sorrido e mi godo la piacevole energia di Lucas.
Dopo mi informa che Miky e Cassandra stanno bene e che la rossa sta cercando di introdurre l'altra alle armi ma con scarso successo.
La nonna non è quasi mai in casa per via dei suoi doveri e che la villa è decisamente più triste senza di me.

La mia maestra mi ha richiamata a metà pomeriggio per il solito addestramento ma stavolta indossa anche lei una tuta simile a quella che porto per la caccia.
Inarco un sopracciglio vedendo i gemelli da una parte visibilmente agitati.
"In questi mesi sei molto migliorata e il Concilio ti rivuole a casa per la guerra. Non so se sei ancora pronta quindi dovrai affrontare una prova" indica una porta di uscurità in mezzo a due colonne.
Il buio si increspa e ne esce un drago serpentineo. Il corpo lungo e affussolato di un serpente con una testa da drago piccola e appuntita e quattro piccole zampe. Pur senza le ali si muove in aria arricciando il corpo.
"Agamor è solo la tua prima prova. Potrai usare solo i pugnali e la magia mentale e telecinetica" detto questo si sposta e mi ritrovo in un campo con delle rovine insieme al serpente che sibila.
La bestia scatta verso di me.  Faccio appena in tempo a buttarmi per terra e mentre rotolo il mio tipico vestito cede il posto alla mia tuta di pelle compresa di pugnali e coltellini da lancio. Contemporaneamente la crocchia bassa si trasforma in una coda di cavallo che mi solletica il collo.
"Vuoi giocare?" Il drago risponde con un sibilo provocatorio "Allora giochiamo" estraggo il pugnale e mi lancio all'attacco.
Riesco a ferirlo di striscio su un fianco e salto di lato per evitare i suoi denti da serpente zampillanti di veleno.
Mi allontano e cerco di capire come si muove il mio avversario ma non riesco a trovare una tecnica nel suo stile.
Impreco e decido di tornare ad attaccare ma stavolta lui è più veloce e si sposta facendomi lo sgambetto con la coda ed io finisco faccia a terra. Le sue zanne sono a poco da me quando mi appiattisco ancora di più a pancia in su e lo pugnalo alla pancia aprendo un grande taglio che va dalla gola a metà addome.
Il serpete si schianta a terra sibilando dal dolore così mi alzo trionfante e mi avvicino con il pugnale ben sttretto nel pugno. Lo conficco nel collo dell'animale mentre pronuncio le preghiere insegnatomi da Alexôs.
Risono nel tempio sudata e stanca ma comunque illesa.
"Bene" Alexôs mi guarda fiera e dalla stessa porta di oscurità esce una grossa tigre dai denti a sciabola e con i peli ritti e a spuntoni sulla schiena accompagnati da un pungiglione in fondo alla coda.
"Le regole sono le stesse" proclama la mia tutrice prima di sparire.
Ora siamo in quello che sembra un fiume lavico. Alti precipizi di pietra nera e frastagliata si alzano alle mie spalle e davanti a me mentre io mi trovo su un'isoletta di pietra nel mezzo di un fiume di lava mentre la maticora è su un altro.
Cazzo! Come faccio a combattere su una piattaforma instabile in un fiume di lava?
Mi asciugo il sudore dalla fronte e provo a lanciare un coltello ma purtroppo questo rimbalza sul pelo della creatura e solo ora ricordo che durante una lezione Alexôs mi aveva detto che il loro pelo è come una corazza c'è solo un posto dove posso colpire: la gola.
La manticora lo sa e resta con la testa bassa poi, senza preavviso, balza sulla mia isoletta.
Balzo indietro e cerco di non cadere ma una scossa di paura si impadronisce di me quando la vedo avvicinarsi. Non posso indietreggiare oltre.
Provo con la magia ma questa non funziona. Sono troppo tesa. Provo a calmarmi ma ancora nulla allora noto qualcosa brillare al collo del mio avversario, un ciondolo che si illumina ogni volta che uso i miei poteri annulandoli.
Un'imprecazione mi scappa di bocca mentre inizio a girare in tondo studiando il mio nemico.
La manticora ruggisce e mi si butta addosso. La schivo per un pelo ma la sua coda riesce a ferirmi ad un braccio che ora brucia in modo insorportabile.
Estraggo nuovamente il pugnale e mi metti in posizione di difesa. Ferita non posso attaccare sarebbe da stupidi.
Il pugnale è quasi meglio della spada. Permette movimenti più piccoli ma più veloci solo che il nemico deve essere vicino.
La belva si stufa e riparte all'attacco.
Stavolta riesco a scansarmi in tempo ma la mia arma mi sfugge dalle dita e finisce nella lava. Urlo frustata.
Sento il ciondolo scaldarsi e Glaedr si illumina nella mia mano.
Odio combattere con una mano sola ma il braccio mi manda stillettate di dolore al più piccolo movimento.
"Fatti sotto micetto!" Un sorrisetto furbo e sfacciato sul volto.
Prendo coraggio ed attacco io. Niente da fare.
La manticora si scanza e mi si piomba addosso con le fauci spalancate. Estraggo velocemnte un coltello da lancio e lo incastro fra le sue fauci provocandogli un uggiolio di dolore. Se chiude la bocca il coltello gli trapasserà il cranio.
Cerca di aprire il più possile le mandibole ma non riesce. Con sguardo sconfitto mi si accuccia davanti ed io la uccido in modo veloce.
"Ottimo lavoro" mi vezzeggia la mia maestra.
"Perché devo uccidere queste creature?"
"Oh ma non muoiono per davvero non preoccuparti" stavolta lei sparisce ma io resto nel tempio a fissare il portale oscuro.
Una forma vagamente umanoide ne fuoriesce con passo pesante.
Il mio avversario è alto circa tre volte me e largo due.
Complettamente fatto di tenebre il demone fa un altro passo avanti spalancando la bocca e ruggendo.
Mi tappo le orecchie accasciandomi a terra. È come se mi avessero trapassato il cranio.
Urlo e mentre sono sempre accasciata a terra il mio nemico ne approfitta e mi colpisce con un braccio mandandomi a sbattere contro una delle colonne provocando delle crepe.
Mi accascio a terra e sputo sangue.
Il mio pugnale non è ricomparso e i coltelli da lancio non credo possano servirmi molto.
Glaedr si surriscalda nella mia mano infondendomi nuova forza. Il suo bagliore dorato infonde fiducia ed io riesco a prendere un po' di sicurezza.
"Non mi fai paura!" Urlo cercando di nascondere il terrore che in realtà mi infonde il demone.
Dalla gola del mostro fuoriesce un suono aspro e gutturale che interpreto come una risata.
"La Vexillifer mi aveva detto che eri un peperino, ragazzina"
"Io sono la Vexillifer" ruggisco con autorità.
"Lo vedremo" si limita a rispondermi prima di lanciarsi contro di me.
È grosso ma lento. Mi scanso velocemente e gli vado alle spalle conficcando la mia arma nella schiena del mio avversario.
Questo produce un suono stridulo di dolore e si gira tirandomi un'altra manata che mi scaglia lontano facendomi atterrare malamente sul braccio ferito.
Il dolore mi fa annaspare ma ad ogni respiro le costole mi implorano pietà.  Devo essermene rotte alcune.
Mi tengo una mano su un fianco mentre il braccio mi penzola lungo il corpo. Glaedr è conficcata nel corpo del demone che ora mi rivolge la sua attenzione riproducendo la sua strana risata.
Io ringhio furiosa. Il periodo qui mi è sicuramente piaciuto ma ora voglio tornare a casae poi non accetto di perdere. Quasto mai.
"Non sei ancora degna di essere chiamata Vexillifer, ragazzina" mi sfotte.
Odio, odio e ancora odio per questo stupido essere.
"Lo vedremo" sibilo fra i denti.
La mano sana si stacca dal fianco e  punta il demone a palmo aperto.
"Io, Alexia Grimm, Vexillifer, Portatrice dell'Infinito Potere, invoco te, Glaedr, spada sacra, risplendi del potere di Lumen e distruggi le tenebre!" in un primo momento non accade niente.
"Sei ancora troppo debole per invocare i gemelli attraverso la spada. Non puoi batt..."
Un bagliore accecante si propaga dalla mia spada creando crepe luminose sul corpo del nemico.
Io lo guardo con stupore mentre con un urlo questo si disgrega in piccoli pezzi.
Sento la testa leggera e mi vengono le vertigini. Delle braccia mi afferrano e mi sorregono prima del mio urto col pavimento.
Ho usato troppa energia.
Il braccio brucia da impazzire ed ogni respiro è un supplizio. Alcuni gemiti di dolore mi scappano dalle labbra.
Una debole luce si propaga da un paio di mani sul mio braccio mentre le braccia che prima mi hanno afferata mi sorregono tenendomi nel grembo di Gabriel.
Le mani di Lucas passano su tutto il mio corpo facendomi provare sollievo.
"Hai superato la prova. Puoi tornare a casa" scorgo appena la figura di Alexôs prima di cedere alla stanchezza fra le braccia di Gabi.

Me, il buio e la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora