4. Family matters

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Konrad Rootsawer


Ricaddi a terra e rimasi sbilanciato in avanti, così che fui costretto a poggiarmi sulle mani per non cadere. Il masso, che era stato un'unica roccia arrotondata dalla pioggia e dal vento, era spaccata in più punti. Crepe profonde si aprivano sotto di me e potevo sentire la pietra a cui erano poggiate le mie mani e le mie ginocchia che si muoveva come un ubriaco che cerca di ritrovare l'equilibrio. Mi guardai attorno e vidi che il masso non era più quasi completamente sepolto ma che era stato parzialmente dissotterrato.

Muovendomi con cautela riuscii a scendere dalla roccia instabile. Il terreno sotto di me era brullo e senza erba, ma il rombo basso della pietra, che percepivo più nel terreno che nelle orecchie, spinse da parte questa considerazione futile. Scattai in piedi e balzai oltre la portata del masso mentre altre crepe si aprivano e pezzi di diversi quintali crollavano a terra.

Istintivamente mi gettai a terra e potei sentire il suolo tremare mentre i pezzi di roccia cadevano con un tonfo sordo. Mi tenni le mani sopra la testa e mi raggomitolai, più per reazione che per consapevolezza, e rimasi così anche dopo che la cascata di pietre si arrestò.

Lentamente, come se mi aspettassi di poter essere ancora colpito, levai le mani dal capo e guardai quello che era successo. Mi resi conto che la roccia posizionata sulla sommità della collina non esisteva più e il cumulo di macerie che era rimasto si trovava sul fondo di un enorme cratere, grande quasi come casa mia. Tutto attorno erano sparsi rami e detriti, che parevano essere stati sospinti da un fortissimo vento. Guardando meglio, vidi che i resti del masso non erano proprio sul fondo del cratere ma su una collinetta, come se la pietra e tutto quello che stava attorno fosse stato risucchiato verso l'alto e poi fosse ricaduto a terra.

Girai attorno al cratere, senza capire cosa diamine fosse successo, quando una strana sensazione, come di calore sulla nuca, mi fece voltare. Wilhelm se ne stava imbambolato al limitare della radura, con la bocca semiaperta e occhi ancora più sconvolti dei miei. Ma non stava guardando il cratere, mi resi conto. 

Stava guardando me.

Mi sentii a disagio: diverse emozioni, dallo shock alla paura fino alla rabbia, attraversarono il volto di Wil, ma non era questo che mi spaventava. Sentivo provenire da lui una strana pressione, simile a quella che avevo sentito quando mi aveva spedito in aria poco dopo essersi risvegliato, ma era cento volte più forte del debole sentore che avevo percepito in quella occasione. E stavolta non solo si trovava a più di un centinaio di passi da me, ma non stava usando il mana. Non era solo lui però: tutto attorno a me riuscivo a percepire una sorta di pressione e di calore, e mi parve che tutto avesse assunto una forma più consistente, come se mi fossi svegliato da un lungo sogno e vedessi per la prima volta il mondo reale.

"Tu ... " mormorò Wil, interrompendo la mia contemplazione.

Si avvicinò a me con fare minaccioso, le spalle basse e lo sguardo torvo. La sensazione che proveniva da lui aumentò sensibilmente e mi parve quasi di vedere una sorta di alone nero rossastro che lo circondava, come se fosse una manifestazione visibile della sua collera.

"Tu! Com'è possibile questa cosa? Come hai fatto?"

Feci un passo indietro e in quel momento mi resi conto di avere ancora in mano il manufatto. In qualche modo l'avevo continuato a stringere tutto il tempo nonostante tutto, e mi parve quasi come se mi fosse spuntato in mano dal nulla mentre la mia stretta su di esso divenne più forte.

"Cos'hai in mano?" chiese, notando l'artefatto.

Sussultai e lo strinsi ancora più forte. Stavo sudando e sentii il palmo diventare scivoloso mentre Wilhelm si avvicinava, quando all'improvviso un aura molto più forte ci fece voltare entrambi verso la foresta.

The Beginning After the End: Mysteries of the PastWhere stories live. Discover now