32. Failed mission

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Il crepaccio mi inghiottì, portandomi sempre più in profondità. Enormi massi cadevano tutto intorno a me, minacciando di seppellirmi vivo – ammettendo la miracolosa possibilità di sopravvivere alla caduta. Sotto di me l'oscurità ribolliva di versi animaleschi e disperarti.

Strinsi il mio bastone e iniziai a formulare due incantesimi: una bolla d'acqua in cui immersi il mio corpo e uno scudo di pietra che avvolse la bolla come una noce. Ci volle tutta la mia forza di volontà per non far crollare i due incantesimi quando colpii il suolo, sentendomi improvvisamente trascinato verso il suolo e colpendo il guscio deformato, ma alla fine riuscii a reggere l'incantesimo mentre potevo sentire le pietre accatastarsi una sull'altra sopra di me.

Ci vollero pochi secondi di apnea per rendermi conto del pericolo. Rilasciai l'incantesimo dell'acqua ma, mentre questa fluiva, la cupola iniziò cedere e dovetti puntellarla con delle colonne che evocai dal terreno. Quando però la mia testa spuntò fuori dall'acqua l'aria che entrò nei miei polmoni fu ben poca. L'aria entrava da piccole crepe, insufficienti per riempire abbastanza velocemente lo spazio lasciato vuoto dall'acqua che stava defluendo via.

La testa iniziò a girarmi, i miei polmoni bruciavano alla disperata richiesta di aria e caddi in ginocchio. Sentii la cupola scricchiolare, schiacciata dal peso dei detriti che mi seppellivano a chissà quanti piedi di profondità.

Mi morsi il labbro, così forte da far fuoriuscire un rivolo di sangue che colò sul mio mento e mi strappò dal torpore in cui la mente stava cadendo. Il mio cuore batté sempre più velocemente e riversai disperatamente mana fuori dal mio nucleo. Non saprei quale spirito si impossessò di me, dandomi tutta quella forza, ma mi rifiutavo di morire così, sepolto vivo nell'angolo più sperduto del regno di Sapin. La mia coscienza prese possesso di tutti i detriti sopra di me e, con uno sforzo che di cui non mi credevo capace, li scagliai in tutte le direzioni.

Crollai a terra, cadendo proprio sopra il manufatto degli antichi maghi che in qualche modo avevo inglobato nel doppio incantesimo protettivo, e boccheggiai come un pesce fuor d'acqua mentre l'aria stantia e puzzolente della caverna mi riempiva i polmoni, accogliendola come se fosse brezza di montagna. La meditazione animale stava contrastando il contraccolpo e sentivo lampi di dolore proveniente dal mio nucleo, ma sapevo che quel dolore significava che, in qualche modo, ero ancora vivo.

Quando il respiro tornò regolare e il dolore al nucleo divenne sopportabile misi il manufatto dentro l'anello dimensionale e finalmente mi alzai da terra. Quasi caddi di nuovo a terra quando, una volta in piedi, vidi un occhio gigante che mi fissava. L'essere era coperto da una montagna di detriti, soltanto un occhio e una piccola parte del volto erano scoperti. Mi avvicinai di qualche passo, domandandomi se fosse morto, ma la creatura sbatté l'occhio e provò a muoversi, senza però riuscirci.

Alzai il mio bastone, cercando di raccogliere più mana possibile con l'intenzione di ucciderlo, ma il mio corpo improvvisamente si bloccò e i pensieri iniziarono a diventare confusi. L'occhio dell'essere iniziò a lampeggiare di viola e sentii la mente abbandonare il mio corpo in maniera simile, seppur non uguale, a come mi accadeva con il manufatto degli antichi maghi. Non mi fissai però su un immagine specifica, invece mi sentii come se la mia mente venisse stracciata e i suoi brandelli sparpagliati in giro. Sentii la pioggia e il vento ferirmi la pelle esposta, il dolore mentre strisciavo su rami spezzati e rocce taglienti, il sapore disgustoso del sangue che colava sulla bocca mentre dilaniavo con i denti una bestia di mana, il supplizzio di venire fatto a pezzi dall'interno. La cosa che rendeva tutto ciò ancora più insopportabile era un costante senso di mancanza, di incompletezza, di essere a un passo da ciò che avrebbe eliminato tutto ciò e non poterci mai arrivare.

Quando quell'esperienza – qualunque cosa fosse – finì, mi ritrovai a un palmo dall'occhio gigante dell'essere. Incespicai e scivolai sulla pietra resa improvvisamente viscida. Quando mi guardai la mano con orrore vidi che era coperta di sangue. Mi resi conto che da sotto la pietra filtrava secchiate intere e il suo occhio rimaneva fisso di fronte a se. Non sentivo neanche più una firma di mana proveniente da lei. Mi rialzai e, non senza un certo timore, colpii la sclera con il mio bastone, senza ottenere alcun tipo di effetto.

The Beginning After the End: Mysteries of the PastWhere stories live. Discover now