10. Severed ties

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Mi trovavo nella mia camera, che occupavo da quando avevo memoria, ed era rimasta completamente spoglia. Non avevo molto ma vedere la cassa che conteneva i miei pochi vestiti vuota e gli scaffali liberati dai miei libri di magia era una vista malinconica. Non alleggeriva l'atmosfera che mio padre dall'altra parte del muro stava suonando una musica triste. Potevo sentire la musica diffondersi dalle pareti e saturare l'aria della stanza, entrando dentro di me attraverso le orecchie e la pelle fin dalle punte dei piedi.

Mi feci coraggio e uscii. Mio padre smise subito di suonare appena la porta si aprì e si fece incontro a me.

"Sei pronto?" chiese mentre rimetteva il suo strumento nell'anello dimensionale.

"Sì, papà".

"Aspettala in piazza con il capo Adalbert, il corridore che l'ha preceduta ha detto che si sarebbe presentata lì intorno alla tarda mattinata e che non si sarebbe fermata più dello stretto necessario".

"Tu non vieni?"

"No, preferisco rimanere qui".

"Non vuoi neanche aspettare zia Elaine con me?"

Mio padre sospirò. "La situazione tra di noi è molto tesa. Non è il caso di incontrarci in questo momento".

Abbassai la testa, abbattuto che mio padre non avrebbe aspettato con me, e lui mi mi mise una mano sulla spalla per confortarmi.

"Questo è un momento importante per te, Konrad. Ancora non ti rendi conto, ma queste montagne per te sono state anche una protezione da un mondo che sa essere estremamente crudele. Allo stesso tempo sono anche un limite. Ci saranno momenti cattivi, ma anche esperienze meravigliose. Per diventare adulto dovrai accettarle entrambe e ..." mio padre si morse la lingua per un momento prima di dire: "Potrebbero arrivare giorni in cui sarà più difficile accettare le cose belle che le cose brutte della vita, ma tu ricordati che sono ciò che la rende degna di essere vissuta".

"Non riesco a capire" dissi, confuso. Come faceva ad essere difficile accettare le cose belle?

"Spero non ti troverai nella situazione di doverlo fare".

Mio padre prese il mio bastone magico, quello che mi aveva fatto fare tre anni prima, e me lo passò.

"Ormai sei abbastanza grande per questo, usalo per compiere imprese degne di essere raccontate".

Afferrai il bastone. Non ero ancora esattamente abbastanza grande per usarlo agevolmente, ma provai una gioia irrefrenabile nel tenerlo in mano dopo che era rimasto tre anni a prendere la polvere appoggiato affianco alla credenza.

"Grazie" dissi con un sorriso a trentadue denti.

A quel punto mio padre mi attirò a se in un abbraccia vigoroso, che ricambiai.

"Stai attento là fuori".

"Ci rivedremo" dissi, cercando di tirarmi su.

"Sì, lo faremo. Abbi cura di te".

Con lo zaino carico dei miei averi uscii di casa, chiedendomi quando avrei avuto la possibilità di rivederla. L'aria era umida e sapeva di muschio, il tappeto di foglie che ricopriva sempre il sottovosco era bagnato e scivoloso. Aveva piovuto la scorsa notte e anche se il sole in quel momento era alto non aveva ancora asciugato il terreno, che rimaneva insidioso e mi costringeva a camminare con cautela, usando il mio bastone per sostenermi come un ... bastone.

Un improvvisa vibrazione del terreno mi fece alzare lo sguardo. Sembrava come se alcune pietre fossero franate da uno dei Fratelli Maggiori. Misi da parte la cosa – in fondo era capitato dall'altra parte della valle – e continuai per la mia strada finché non arrivai allo spiazzo principale, dove il capo Adalbert mi stava aspettando avvolto in un mantello per scacciare l'aria umida. Wil si stava allenando nel cortile dietro casa, la sua ascia calava su un manichino di legno che era ormai ridotto a un ammasso di schegge. Mi guardò per un momento, poi girò la testa sprezzante e parve attaccare il manichino con più foga.

The Beginning After the End: Mysteries of the PastWhere stories live. Discover now