"Hai preso tutto?" chiesi al mio compagno.
"Sì. È già nel mio anello dimensionale" mi rispose dalla sua stanza.
Infilai anche i miei bagagli nel mio anello dimensionale e uscii. Avevamo ritirato completamente il nostro appartamento, quindi appariva esattamente come quando eravamo ritornati il mese prima. C'era ancora cibo fresco nella cassa ma Lavinia avrebbe portato tutto a casa sua quando saremmo andati via.
Wil uscì dalla sua stanza poco dopo e insieme lasciammo l'appartamento. Scendemmo le scale fino al piano terra, ma quando arrivammo al fondo si sentì un grido di guerra – o almeno un goffo tentativo di imitarlo – e una piccola ombra si avventò su di me.
Feci un passo indietro e Kevan, che stava cercando di colpirmi con un bastone di legno, inciampò sul mio piede e si schiantò sul muro.
"Ahia, accidenti!" si lamentò il bambino, cercando di trattenere le lacrime di dolore e frustrazione.
"Prima o poi ti farai male sul serio se continui ad assalirci ogni volta che usciamo" dissi con tono piatto.
"Ma mi hai fatto lo sgambetto!"
"Su su, lasciali stare" gli disse la madre, comparendo dalle scale.
"C'ero quasi" disse il bambino. Aveva la faccia tutta rossa e le guance gonfie, l'aspetto tipico di un bambino a cui non riusciva una marachella.
"Forza, va' da tua madre" gli disse Wil.
Il bambino, con le mani chiuse a pugno, passò tra noi due per salire da sua madre. Poco dopo che ci superò però Wil afferrò la testa della sua ascia e la spinse in avanti, cosicché il manico andando all'indietro colpì il fondoschiena del bambino, giusto quel tanto da spaventarlo senza fargli davvero male.
"È così che si fa un attacco a sorpresa" disse Wil, ridacchiando.
Ancora rivolto verso il bambino il mio compagno fece un passo in avanti, ma improvvisamente scivolò sul legnetto che Kevan aveva provato a usare per attaccarci e fece una dolorosa spaccata. Wil grugnì di dolore e si accasciò sul muro, tenendosi l'inguine con le mani.
"Ahah, sei caduto nella mia trappola" gongolò il bambino, gonfiando il petto con orgogliò.
"Forza andiamo" disse la madre, prendendolo per il polso e praticamente trascinandolo al piano superiore.
"Trappola un paio di palle, gli è semplicemente caduto di mano quando ha sbattuto" bofonchiò mentre si rimetteva dolorosamente in piedi.
"Sarà, ma rimane un modo stupido di cadere" dissi.
"Ma stai zitto. Andiamo che altrimenti si fa tardi".
Insieme io e Wil uscimmo di casa.
L'aria mattutina di Blackbend, complice anche un rovescio durato qualche ora quella notte, era fresca e frizzante, schiarendoci la mente dagli ultimi rimasugli del sonno. Nei punti in cui le pietre si univano il lastricato era ancora umido e un topo che stava bevendo da una pozzanghera si nascose subito dentro un mucchio di rifiuti quando ci avvicinammo. C'erano poche persone in giro, per lo più schiavi che stavano facendo i preparativi per aprire le attività o ubriaconi che erano rimasti troppo tempo nelle osterie. Non ci sarebbe voluto molto tempo però prima che la città si animasse completamente e che le strade si affollassero di persone.
Quando arrivammo in cima alla collina, dove si trovava il cancello di teletrasporto, lo trovammo già in funzione e un paio di persone ci stavano entrando mentre poche altre aspettavano il loro turno.
Nelle ore di maggior traffico la fila nel cancello di teletrasporto era a dir poco estenuante, un lungo serpente di persone che non sembrava muoversi mai. Per questo motivo, se non eri una persona importante che poteva saltare la fila, era necessario presentarsi molto presto e non fu quindi una sorpresa vedere che non eravamo stati i primi.
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The Beginning After the End: Mysteries of the Past
FanfictionATTENTION - The first part of the chapters is in Italian, the second part is in English. Il continente magico di Dicathen sta cambiando. Forze immense e antiche si scontrano tra di loro, mettendo in mezzo milioni di vite innocente. Nel frattempo nuo...