XXXIV.

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Dra: "Posso farti una domanda?"

La voce era rauca dal pianto ma rilassata.

I due ragazzi si trovavano nello stesso parco di qualche giorno prima. Avevano trovato il chiostro del gelataio in fase di chiusura, fortunatamente erano riusciti a prendere due gelati appena in tempo, e ora si godevano l'atmosfera notturna passeggiando tra quei giardini.

Har: "Dimmi pure."
Dra: "Perché mi hai comprato il gelato? "
Har: "Beh..sai com'è, ti ho chiesto se lo volessi e tu hai risposto di sì."
Dra: "Non intendevo- non sei tenuto a fare anche questo. Già mi hai...aiutato, così tanto in vero."
Har: "È solo un gelato Malfoy, non mi pesa."

Dra: "Non è "solo un gelato", questo è già il secondo.
E io parlavo del gesto in sé."

Har: "Non vuoi che io ti offra il gelato? "
Dra: "Non- smettila di fare il tonto!"

La frustrazione di Malfoy non potè che far ridere il moro.

Dra: "Ma poi, perché diamine non ti piace?!"
Har: "Cosa?"
Dra: "Il gelato!"
Har: "E tu come fai a saperlo?"
Dra: "Per Salazar, Potter! Dimentichi di essere la persona più chiacchierata del mondo magico?
Anche i tuoi gusti alimentari erano argomento di prima pagina.
E poi, ad Hogwarts lo scartavi sempre."
Har: "Mmh, quindi a scuola mi spiavi e leggevi articoli sul mio conto?"

Harry si avvicinò al viso del biondo con aria maliziosa negli occhi, facendolo arrossire e voltare la testa dall'altro lato.

Dra: "Piantala."
Har: "E va bene.
Diciamo che, dopo il terzo anno, non sono riuscito più a mangiarlo tranquillamente. Dopo aver provato il bacio dei dissennatori... se posso evitare tutto ciò che ha a che fare con il ghiaccio, beh, tanto meglio.
Soprattutto il gelato al cioccolato. Mi ricorda...la scomparsa di due persone a cui volevo immensamente bene."
Dra: "Oh...io..mi dispiace. Per quella volta intendo.
Sono stato, ehm, inopportuno."
Har: "Non eravamo certo due santi...
Anch'io ho le mie colpe, a mio parere probabilmente più gravi."
E mentre diceva ciò, guardava con aria rammaricata, senza farsi notare, la punta bianca della cicatrice che usciva appena dalla scollatura della maglia del biondo. Poi continuò, distogliendo lo sguardo.
Har: "Tu eri stronzo, ma innocuo almeno."
Dra: "Vaffanculo Potter."

I due ragazzi risero di gusto, anche se il biondo tentava in ogni modo di mantenere una parvenza di broncio sul volto.

Non gli riusciva più così bene, ma aveva pur sempre mirato alla sua evidente incapacità di essere un Mangiamorte, un difetto che durante il suo sesto anno gli aveva portato non poche frustrazioni .

Har: "In ogni caso, accetto le tue scuse...e mi piacerebbe che tu accettassi le mie, nel momento in cui troverò il coraggio di portele.
Sono ancora troppo....troppo codardo per adesso.
Ma te le farò, perché te le devo e perché le meriti."

Dicendo ciò, si era assicurato di piantare gli occhi di giada in quelli grigi.
Prato e tempesta.
E il loro visi si erano avvicinati molto, così tanto che le punte dei loro nasi mancavano poco a sfiorarsi.

Si fissarono alcuni istanti in silenzio.

Dra: "Chi lo sa... Forse faresti meglio a sbrigati se vuoi che io accetti le tue scuse. O perderai la tua reputazione da Grifondoro.
E magari anche la mia voglia di perdonarti."
Rispose il biondo, assottigliando gli occhi e mettendo su un sorrisetto degno della serpe quale era.
Ormai parlavano sussurrando, ma a causa della crescente vicinanza non avevano alcun problema a sentire vicendevolmente cosa stessero dicendo.

Il grifondoro voleva giocare?
E allora lui gli avrebbe insegnato che spesso i serpenti nascondono un veleno anche letale.

Il verde degli occhi di Harry sembrò brillare per qualche istante.
Una luce strana, che Draco non aveva mai visto, e che non seppe decifrare.
Gli afferrò le spalle, un gesto deciso ma delicato, che portò i due ad avvicinarsi ancora di più. Potevano sentire i respiri l'uno dell'altro, resi anche visibili dall'avanzare della stagione invernale.

Har: "Stamattina, mi sono svegliato sul divano...da solo. Il divano era ancora caldo da un lato.
E io non dormivo così profondamente da anni...probabilmente non ho mai dormito così bene."
Dra: "Allora dovresti pensare di sostituire il divano con il tuo letto, perché deve essere proprio scomodo se riesci ad addormentarti ovunque tranne che lì."

Il tono di voce dei due ragazzi non era cambiato, sempre caldo, sussurrato, ma comunque udibile per la vicinanza.
E nemmeno si erano spostati.

Har: "Non ricordo il momento in cui mi sono addormentato, e nemmeno quello in cui sei andato via. Sai dirmi il perché?"

Draco continuava a guardare Harry negli occhi, pur sentendo un moto d'ansia salirgli nel petto, ed un brivido corrergli lungo la schiena ogni volta che guardava gli occhi di Potter.
Era una sensazione magnifica, e non si sarebbe spostato da lì per niente al mondo. Anche se questo significava usare tutte le sue forze per negare l'evidenza.

Dra: "Perché...ti sei.... addormentato, mentre parlavi. Era tardi e io non ho voluto...svegliarti. Così sono andato in camera e ho provato una nuova pozione."
Har:" E perché non hai provato a prenderla prima di andare in soggiorno."
Dra: "Cos'è? Sono sotto interrogatorio, agente?"
La presa di Harry si fece più decisa e lo sguardo negli occhi smeraldo fu talmente tanto intenso, da far diventare le gambe di Draco come gelatina.
Stava giocando con il fuoco.
Dra: "...pensavo non avrebbe funzionato, era l'ultima spiaggia."

La mano de moro si spostò sulla guancia del biondo, e assottigliò leggermente gli occhi, come a cercare di leggergli dentro e trovarvi qualcosa simile alla bugia.

Har: "Inizia a fare freddo, sarà meglio tornare a casa. "

*Skip time*

Il mattino seguente fu come tutti gli altri prima del giorno prima. Ovvero, uno schifo.
Dire che avesse riposato era decisamente un'esagerazione.

La passeggiata passata con il biondo gli aveva, se possibile, aumentato notevolmente il numero di dubbi che aveva in testa. E pur non essendo una cima, continuava a voler trovare il modo di risolverseli da solo, senza indagare o tentare di fare esperimenti.
O chiedere aiuto.

-"Non hai la minima idea di come applicare il metodo scientifico a un pensiero critico!"-
Gli aveva detto Hermione, e maledizione, come al solito aveva ragione.

Sicuramente, il metodo scientifico di cui parlava lei non prevedeva il dover stare a rimuginare fino alle prime luci dell'alba, su cose delle quali non era certo fossero verità o bugie.

E nemmeno passare le restanti ore tra i soliti incubi, tornati prorompenti dopo una notte di tregua.

Forse aveva fatto un sogno un po' più...particolare, ad un certo punto. Ma in ogni caso non avrebbe potuto ricordarselo, sommerso dal mare di dolore che gli regalavano le sue pochissime ore di sonno.

Decise così che un buon caffè lo avrebbe sicuramente aiutato di più, e magari anche chiedere a Ron o Hermione.

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