End.

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Dra: "Non posso credere a quello che hai dovuto passare.
Sono venuto a consolarti, come è finita che sei tu a consolare me?"
Harry rise tra le lacrime e Draco gli poggiò una mano sulla guancia, rapito da quei pozzi verdi, resi ancora più chiari dal rossore dovuto alle lacrime.

Dra: "Sei tu che me lo hai detto mille volte. Non puoi tenere tutto dentro. Mostrami la tua sofferenza, lascia che sia io a reggere te per una volta.
Sfogati con me, Harry.
Mostrami i tuoi demoni.."

Fu il turno di Harry di annegare nel ghiaccio. Gli occhi di Draco erano sempre stati il suo punto debole. Freddi, taglienti, affilati. Ma anche il ghiaccio è in grado di scottare, ed Harry era completamente ustionato, debilitato e sconfitto da quegli occhi.
-Dio, quanto lo amo.- pensò di nuovo, inevitabilmente.

E alla fine lo fece, si lasciò andare ed iniziò a raccontare.

I demoni di Harry erano davvero tanti.
Imponenti e pesanti.

Erano la morte di tante persone che amava a causa della sua avventatezza, a causa della sua sola esistenza.
Soltanto per essere nato.

Erano il pensiero di essere diventato un assassino, di aver ucciso, e il dubbio di aver ucciso per vendetta lo uccideva a sua volta.

Erano che, da piccolo, ha sempre pensato che Dio (che Draco aveva capito essere una cosa in cui i babbani si rifugiavano nei momenti peggiori) gli avesse portato via i suoi genitori, e lo avesse mandato da quegli zii orribili perché lui era stato cattivo. Non li meritava una mamma e un papà buoni.
E loro se ne erano andati perché erano arrabbiati con lui.

Col tempo aveva imparato cosa avessero fatto davvero i suoi genitori.

Come in realtà lo avessero protetto per amore, e ne era così grato, così fiero di loro ... ma nel profondo continuava a pensare che non li meritava, non meritava quell'amore e quel sacrificio.

Draco sentendo quelle parole, dal dolore (e anche gratitudine) che provava verso l'amore che i genitori di Harry avevano dimostrato per lui, provò uno sconforto enorme.

Perché il moro pensava di non meritare di essere amato, persino dopo tutto quello che aveva fatto.

Ricordò come in precedenza avesse provato invidia verso quel ragazzo, e quanto fossero ora cambiati i suoi sentimenti.
Invidia, perché i Potter avevano dato la vita per proteggere il figlio, mentre suo padre lo aveva buttato in pasto al signore oscuro per salvare se stesso.

Ma il tempo, aveva trasformato quest'invidia in ammirazione, mista ad un briciolo di compassione.
Perché il ragazzo che aveva di fronte, non riusciva a godere di tutto quell'amore che aveva intorno, e addirittura pensava di non meritarlo.

E infine, anche una profonda stima perché, quello che aveva sempre creduto essere un pallone gonfiato in cerca di fama, aveva combattuto battaglie che non avrebbero dovuto spettargli.
Aveva salvato tutti senza doverlo fare, solo perché gli altri glielo avevano in un certo senso imposto, a causa di quella maledetta profezia.

E lo aveva fatto senza chiedere nulla in cambio, con un'umiltà che non pensava potesse esistere nell'essere umano.

Doveva fare qualcosa, insomma era ridicolo che un ragazzo del genere avesse così poca autostima.

Era suo dovere aiutarlo in quanto serpeverde per eccellenza, questa era la prima scusa che propinò a sé stesso.
La seconda era che in effetti, Harry lo aveva aiutato tantissimo, e l'etica dei purosangue gli imponeva di contraccambiare ed estinguere il debito.

Guardò gli occhi verdi, ci si perse per l'ennesima volta.

A cosa serviva crearsi tutte quelle scuse?
Cosa doveva ancora difendere?
Ormai aveva abbattuto tutte le sue barriere.
Harry lo aveva visto piangere, lo aveva visto ridere, lo aveva visto preoccupato...lo aveva visto fragile...e lo aveva fatto innamorare.

La mia Epifania Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora