XLIII.

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L'ora di pranzo arrivò in fretta, così come il pomeriggio.

L'unica cosa che sembrava non arrivare, era il momento in cui Harry lo avrebbe ascoltato....o che un suo qualsiasi tentativo di parlargli fosse andato a segno.

Il moro era tornato poco prima di pranzo in compagnia del Weasley, e si era messo subito a cucinare.

Draco non si lasciò intimorire, e tentò comunque di parlargli, ma, seriamente, l'universo sembrava odiarlo.

Appena apriva bocca, del fumo iniziava ad uscire dalla padella, o qualcuno spediva gufi inbranati contro i vetri, o la lenticchia femmina decideva che fossero buone maniere, presentarsi senza invito e con il cibo già pronto (non per lei) in tavola.

Persino sua madre e sua zia sembravano d'accordo in quel piano malefico, di non farlo parlare con Potter!

Perché proprio nel momento che sembrava più adatto, Narcissa decideva di volere una mano ad incartare quella marea di regali, dimenticandosi anche che la magia esisteva e che lui non potesse usarla, e Andromeda riteneva fosse più opportuno che fosse Harry ad occuparsi di lavare Teddy quel giorno.

Alchè, ormai quasi a fine giornata, e a fine impacchettamento, fu il turno di Draco, di decidere che l'universo avrebbe dovuto farsi un pochino gli affaracci suoi.

Fu così, che preso dalla rabbia, prese il ragazzo sopravvissuto per un braccio e lo trascinò via.
Non curandosi degli altri due che stavano parlando con il moro, o della piattola che lo aveva scambiato per un divano.

Una volta in camera, si chiuse dentro.
Har: "Malfoy?! Ma che ti prende? Prima mi ignori e poi-"

Il biondo prese un gran respiro, e lo interruppe prima che potesse finire.
Dra: "Ti devo parlare."

Harry lo guardò stralunato.

Har: "E in quest'ultima settimana non hai avuto tempo per farlo?
Io penso proprio di sì, ma hai preferito ogni volta igorarmi. Perché? Ho forse fatto qualcosa di sbagliato?"
Dra: "So di aver sbagliato, e sto cercando di rimediare..."
Har: "Dammi un solo motivo per il quale io debba ascoltarti adesso."
Dra: "... al dire il vero è da ieri che provo a parlarti, ma il mondo sembra remarmi contro!
Ho pensato...di dovermi prendere questo momento io stesso. Ma...se non vuoi ascoltarmi, va bene. "

Harry, si sedette sul bordo del letto di Draco, invitandolo a fare lo stesso.

Har: "Ti ascolto."

Sospirò ancora, e dopo qualche attimo di esitazione, andò a sedersi accanto a lui.
Dra: "Mi dispiace. Mi dispiace davvero, per averti ignorato. È...che avevo paura."
Har: "Paura...di cosa? Che potessi farti del male?"
Dra: "No...cioè sì? In un certo senso...argh, è difficile da spiegare!"
Har: "Ormai sono qui."
Dra: "Vedi... ho avuto paura. Perché.... Salazar, mi sento un bambino che non sa parlare!
...perché... ero felice...della nostra amicizia."
Har: "Draco, non credere che io voglia prenderti in giro. Non ti farei mai del male."
Dra: "È proprio questo!
È questo che mi preoccupa.
Avevo paura che tu, pur di non ferirmi, ti saresti... limitato, nella vita. Volevo fare qualcosa per te, ho pensato che senza di me...
se mi fossi allontato io, prima che fosse troppo tardi, allora tu avresti avuto una possibilità di vivere una vita... normale. "
Har: "Ma non è assolutamente vero-"
Dra: "No, ti prego fammi finire, è... è una cosa difficilissima per me, questa. Ho bisogno di finire."

Harry annuì, senza parlare, e questo diede il segnale a Draco di riprendere il proprio discorso, prendendo anche un grosso respiro.
Dra: "Volevo che tu fossi felice, che vivessi una vita normale, e mi ero convinto... che finché tu avessi avuto me nella tua vita, quella normalità che speravo per te, sarebbe sempre stata minacciata."

Si prese una pausa prima di continuare.
Una pausa durante la quale, la mano del moro finì sulla sua spalla.
E, quel gesto, gli diede una forza, che non pensava di poter avere in quel momento , insieme ad un brivido lungo la schiena.

Dra: "Poi ho capito, parlando anche con Granger, che in realtà quei pensieri erano solo frutto delle mie insicurezze. Perché tu sei in grado di decidere chi vuoi al tuo fianco, e io in realtà, avevo solo paura di non sentirmi adeguato. Avevo paura che tu potessi accorgertene, che non sono abbastanza per starti accanto...per essere tuo amico.
E credo... credo di aver inconsciamente pensato, che il dolore che avrei provato se mi fossi allontanato io, sarebbe stato stato minore a rispetto a quello provocato dal vedere la delusione nei tuoi occhi....
Ma io non voglio più vivere così. Avevo deciso che non mi sarei fatto guidare più dalla paura, e sono caduto di nuovo in trappola.
E quindi, ti...chiedo scusa... perché io... io ci tengo a te.... e non voglio perderti, Harry."

Harry aveva gli occhi lucidi.
Si sentiva sopraffatto.

Non si aspettava un discorso simile, non da parte del biondo. Non dopo quella settimana.

Ed il fatto che fosse riuscito a convogliare, così bene, i suoi sentimenti.... miseriaccia se lo riempiva di orgoglio!

Tutto questo, però, Draco non poteva vederlo. Perché era arrossito fino alla punta delle orecchie, e aveva lo sguardo puntato in basso, con i capelli a coprirgli il viso e le lacrime che minacciavano di uscire a cascata.

Ma Harry aveva bisogno di vederlo. Aveva bisogno di vedere i suoi occhi, e leggerci quel qualcosa che nessuno dei due riusciva ancora a dare un nome, ma che da un po' di tempo a questa parte, era sempre presente nei loro sguardi, quando si guardavano, e che li faceva sentire al sicuro.

Allungò l'altra mano verso il mento di Draco, e lo fece girare con delicatezza, fino ad avere la tempesta a contatto con il prato.

Anche Draco si sorprese nel guardare l'espressione del moro.
Non sapeva cosa fosse, ma gli piaceva essere guardato in quel modo da Harry.

Har: "Tu sei importantissimo per me...ed hai ragione. Io sono perfettamente in grado di decidere chi voglio nella mia vita.
Abbiamo passato così tanto tempo a remarci contro, ma, questa cosa che  abbiamo adesso... a questa amicizia... io non posso rinunciarci.
Quindi, ti prego, non provare più ad andartene per un motivo simile..."

Draco sembrava gelatina.

Le mani di Harry, sul suo viso e sulla sua schiena, emanavano un calore tale da fargli dimenticare, che in realtà, fosse già inverno inoltrato, e che fosse il giorno prima di Natale.

D'un tratto, il biondo si rese conto della situazione in cui trovavano.

Era seduto, con Harry, sul suo letto, in camera sua, chiusa a chiave, ed il moro lo stava accarezzando da vicino...da molto vicino.

Una vampata di calore gli colorò ancora di più le guance, mentre, come se fossero in stato di trance, la distanza tra loro continuava a ridursi sempre di più.

Ormai erano ad un palmo dal naso, l'uno dell'altro.
Gli archi di cupido stavano quasi per sfiorarsi, quando qualcuno bussò alla porta.

Nar: "Ragazzi, è ora di cena! Venite giù che c'è una sorpresa!"

La voce della donna da fuori la porta, fu abbastanza per riportarli via dal loro mondo, e farli tornare sulla terra ferma.

Si staccarono come bruciati, ed entrambi volarono ai poli opposti del bordo del letto.

Il biondo iniziò a farsi aria con la mano, mentre il moro allargava il colletto della propria maglia.

Har: "Mi- ecco, mi ha fatto piacere parlare ..e...e chiarire....sì.
Vado- ehm, credo che andrò in bagno...sai, per lavarmi le mani. Tu vai pure."

Dra: " G-già, anch'io... anch'io devo...lavare le mani."
Har: "Ci vediamo giù allora."
Dra: "Sì. "
Har: "Ciao."
Dra: "Ciao."

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