XXXI.

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La porta si aprì prima ancora che la donna finisse di pronunciare l'ultima parola. Draco, sommerso dalle lacrime, appena vide la madre seduta a terra, anche lei con il viso rigato dal pianto, si fiondò tra le sue braccia, abbracciandola e facendosi abbracciare in quel pianto d'amore e di scuse.

Dra: "Non dirlo più mamma!
So quanto hai fatto per me.
So quanto tu abbia cercato di protteggermi, perciò non prenderti le colpe di quell'uomo! Sei stata tu a salvarmi."
Nar: "Oh Dray, bambino mio.."

Dra: "Il volerti proteggere... è stato quello che mi ha fatto resistere.
E che non mi ha lasciato sprofondare nel baratro."

Madre e figlio si trovavano a piangere per terra. Il discorso di Narcissa, dopo tutto quel tempo, aveva colpito il biondo nel profondo. Sapere che sua madre si stesse addossando colpe che non erano sue lo faceva sentire ancora inutile.

Inutile perché, anche da Azkban, quell'uomo continuava a farle del male, e lui non era in grado di proteggerla.

Ma da un lato, non poteva far altro che sentirsi sollevato.
E Giustificato.
Si sentiva legittimato a soffrire per ciò che era stato costretto a fare, e a diventare.

Non si era pentito di aver preso il marchio, lo aveva fatto proprio perché quella era l'unica cosa che avrebbe potuto fare per proteggere sua madre.
Ma non poteva far a meno di odiare quella tumefazione, e allo stesso modo odiare se stesso.

Perché non era stato abbastanza forte da trovare un'altra soluzione. Perché ancora una volta aveva scelto la parte sbagliata.
E perché, per un periodo della sua vita, aveva anche pensato che la parte sbagliata fosse l'altra.

Almeno adesso poteva odiarsi un po' meno, perché, in fin dei conti, era stato coraggioso.

Madre e figlio continuarono a restare abbracciati ancora per un bel po'.
Si erano spostati nella stanza del biondo.

Narcissa aveva smesso di piangere, e accarezzava il retro della testa di Draco, mentre lui non riusciva a fermarsi.

Quando finalmente ci riuscì tornarono al motivo principale per il quale la donna era andata da lui.

Nar: "Va meglio ora?"
Dra: "Sì...immagino ne avessi bisogno."
Nar: "Stavi piangendo anche prima però..o mi sbaglio? Cosa è successo?"
Dra: "Non mi va di-"
Nar: "Dray..ricordi cosa ti ho detto? Io ci sono, puoi dirmi tutto tesoro."

Draco la guardò con sguardo preoccupato, insicuro di voler condividere quello che sentiva.

Apprezzava davvero quello che gli aveva detto sua madre. Ma ormai era abituato così tanto a non mostrare nulla, a tenere tutto dentro, che davvero anche volendo, non avrebbe saputo come fare. Gli sembrava così strano doversi aprire, quasi come fosse un atto contronatura.

Anche volendo, il solo riuscire a trovare le parole adatte gli sarebbe costata molta fatica.

Dra: "Pur volendo io, non saprei da dove iniziare a spiegare..."
Nar: "Il tuo malumore ha per caso qualcosa a che vedere col fatto che tu stessi dormendo abbracciato a Potter?"
Dra: "C-cOsa? Ma tu-tu ci hai-"
Nar: "Eravate così tranquilli, io e 'Meda abbiamo preferito non svegliarvi."
Dra: "È proprio questo il problema mamma!
Io non so più che cosa mi stia succedendo!
Sono anni che ormai non dormo. Anni.
Due ore di sonno a notte.
E in quelle due ore non faccio altro che avere incubi, su incubi, su incubi..."

Intanto si era alzato dal letto e passeggiava avanti e dietro per la camera, passandosi la mano tra i capelli con fare nervoso.

Dra: "Ma non era più un problema, mi ci sono abituato ormai.
Poi, ieri notte arriva Potter.
Mi rompe le palle mentre stavo leggendo.
Ci urliamo contro, cadiamo in silenzio, lui puntualizza l'ovvio- ovviamente, perché figurati se quel grifontonto ha le skills sociali per uscirsene normalmente!-
Poi inizia spiegarmi difesa contro le arti oscure..."

La mia Epifania Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora