X.

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And: "Buongiorno Hermione cara, come stai?"

Hermione si girò e, dopo che si fu quasi ripresa da ciò che Harry le aveva detto, la salutò calorosamente.
Herm: "Salve signora Thonks, io sto bene la ringrazio. Lei come sta?"
And: "Vado... avanti, apparte qualche acciacco qua e la. Ma che posso dire, è il prezzo per la "saggezza". "

Il dolore era ancora forte, e presente in ogni gesto della donna.

Dal modo in cui si scostava i pochi ciuffi ribelli che le sfuggivano dall'acconciatura, fine ed elegante, segno di un passato difficile in una famiglia che ostentava il rigore, la disciplina e una nobiltà di sangue che di nobile non aveva nulla.
A quella fiebile luce di dolore negli occhi, ed un sorriso appena accennato su un volto stanco, segno invece di una persona dall'animo forte e determinato, ma che comunque non poteva sfuggire al dolore.
Un'anima che di nobile aveva ogni singolo respiro.

Andromeda Thonks, si voltò nella direzione di Harry, che notò solo in quel momento essere leggermente a disagio.

*Harry P. O. V. *
And: "Caro, tu devi essere Harry non è così?"
Harry annui e abbassò leggermente il capo. Parlare con Hermione gli aveva fatto bene, ma non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo in colpa verso quella donna.

Andromeda era la seconda delle sorelle Black. Harry non l'aveva mai vista, ma conoscendo sua figlia Ninfadora, non si sarebbe mai aspettato una cosa simile: Andromeda era la copia sputata di Bellatrix Lestrange.

In un primo momento ne rimase sconvolto e si irrigidí sul posto. Il profondo odio che provava per quella donna era vivido più che mai.
Ma poi si prese qualche secondo per osservarla meglio, e notò quanto in realtà si fosse sbagliato.

Andromeda non assomigliava per niente a Bellatrix. I suoi lineamenti erano mille volte più dolci, i suoi capelli più chiari, e nel complesso un'aura gentile che la avvolgeva e rassicurava chiunque le stesse intorno. Ma la cosa che più la distingueva dalla sorella era proprio il sorriso, che sulla maggiore risultava inquietante e sfociava nel sadismo e nella pazzia. Mentre, nella minore, era dolce, premuroso e caloroso. Il sorriso di una donna che aveva avuto una figlia, aveva un nipote, e che sapeva amare.

-Sirius- allora pensò. Andromeda era una cugina di Sirius, l'unica con cui andava d'accordo, e ne capí immediatamente il motivo.

Si rilassò qualche secondo dopo che la donna gli ebbe fatto la domanda, e rispose: "Sì, sono io. È...è un piacere conoscerla signora Thonks."
*Fine P. O. V. *

And: "Il piacere e tutto mio, ma non restate qui fuori. Prego, accomodatevi."
I due ragazzi annuirino e la ringraziarono, per poi entrare uno per volta.

Quando Andromeda iniziò a camminare avanti a loro guidandoli verso il salotto, Hermione si giro verso il corvino, e gli lanciò un'occhiata eloquente che Harry interpretò con:
"Non me ne sono dimenticata, appena usciamo da qui mi racconterai ogni singola cosa, per filo e per segno.".

Ovviamente non si era per nulla dimenticata del fatto che Malfoy e Harry avessero parlato, senza uccidersi l'uno con l'altro, anche se, per quanto ne sapeva Hermione, Harry avrebbe anche potuto aver ucciso l'altro e quindi essere l'unico superstite della loro "chiacchierata" senza che nessuno ne fosse a conoscenza .
Così il ragazzo si arrese al fatto che un interrogatorio appena tornati alla tana non glielo avrebbe tolto nessuno, e che ogni tentativo di fuga sarebbe stato vano.

La donna e i due ragazzi arrivarono in un salone ampio e luminoso. La stanza era molto bella. Le mura erano di un color ocra, molto tenue, che ispirava calma e tranquillità. Sulle pareti erano appesi parecchi quadri e un orologio particolare, di un legno scuro e finemente intagliato.
Di fronte all'entrata del salotto si ergeva un camino in pietra di un grigio chiaro.

La mia Epifania Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora