XLV.

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Har: "Cosa ti dicevo? La cucina di Molly non ha paragone!"

Disse il moro, con quel tono di voce che sembrava fatto apposta per essere udito solo dall'altro, e che avevano usato durante tutta la durata della cena.
Avevano creato la loro piccola bolla, che li rendeva fuori dal mondo, ma non poi così fuori da alcuni sguardi curiosi, che ogni tanto capitava qualcuno gli rivolgesse.

Har: "Ah! Attento...ti sei sporcato, aspetta..."

La mano del moro, sembrò prendere vita e volontà propria, quando arrivò a posarsi con un tovagliolo sul viso del biondo, proprio accanto a quelle labbra, che ora lo stavano richiamando come un'ape sul miele.

In quel momento, capì che forse aveva fatto un errore.

Guardare le labbra di Draco, era stato per lui, l'equivalente del canto delle sirene per Ulisse... solo che il moro non era attaccato ad un palo....
E piccolo dettaglio, non poco importante, era circondato da una marea di teste rosse intente a mangiare e festeggiare insieme a loro.

Doveva assolutamente distrarsi.

Provò a distaccare lo sguardo, concentrandosi su altre caratteristiche del volto del biondo.
Ma quella gli sembrò davvero una pessima, pessima idea.
Perché ovunque posasse lo sguardo, ne veniva attratto comunque.

E che non pensasse nemmeno ad alzare gli occhi.

Di una cosa era sicuro: per quando controllarsi fosse già difficile in quel momento, la via di non ritorno era pericolosamente vicina, e in grado di mandare a quel paese tutti i suoi sforzi.

Non doveva, e non poteva guardarlo negli occhi.

Si concentrò il più possibile, e analizzò ogni parte di quel volto cercando la più innocua.

Ma dopo secondi interminabili, anche l'altra sua mano, finì con l'avvicinarsi inevitabilmente all'altro lato del viso.

Dra: "Harry...."

La voce flebile di Draco, fece bloccare quella mano ad appena qualche millimetro dalla propria guancia, che restò ferma giusto qualche microsecondo, per poi deviare impercettibilmente ed andare a raccogliere una ciocca platino, spostandola dietro l'orecchio.

Har: " Sono...sono cresciuti un bel po'. Non vuoi più tagliarli?"

Draco per qualche istante, rimase anch'egli fermo.

Da quando Harry gli aveva poggiato quel tovagliolo sul viso, il suo cervello aveva deciso di andare in ferie, e si era perso completamente in quei due occhi magnifici, in quei due smeraldi, che sembravano guardarlo con la potenza di un incendio.

E non si era accorto minimamente della lotta interna del moro, tanto che era rimasto pietrificato, incapace di pensare a nient'altro che al nome di quel ragazzo, che gli aveva insegnato di nuovo a respirare.

E ad un certo punto, gli sfuggì persino dalle labbra, ma se ne accorse solo quando Harry lo sfiorò per la seconda volta.

Quel tocco aveva provocato la perdita di quel contatto visivo, e con uno sguardo ancora sognante, vide Harry allontanarsi e girarsi di nuovo verso il tavolo.

Mai come in quel momento, aveva sentito di odiare tanto i suoi capelli, e promise a sé stesso che li avrebbe tagliati tutti, dannazione!

Il clima non era certo il più disteso.

Tra i commensali c'era silenzio... ed imbarazzo.

Molte posate erano rimaste bloccate a mezz'aria, mentre un rossore ancora più forte si impossessò di loro.

La mia Epifania Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora