𝟳. 𝗜𝗻(𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶)

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Essere odiata a corte non era la cosa peggiore

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Essere odiata a corte non era la cosa peggiore.

Ad esserlo, erano le ingiurie nei confronti della mia famiglia, le lunghe occhiatacce e le smorfie sul viso quando il Re nominava con orgoglio la sua figlia maggiore, che in cuor suo egli definiva "l'unica".

Quella sera a cena mi sforzai di non lasciar vincere la mia parte battagliera, quella che non riusciva a starsene zitta, e cercai di ammutolirmi con il vino. Ma se da una parte la Regina era ancora scottata dalla verità che avevo sputato in faccia al suo cavaliere, dall'altra mio zio aspettava il momento giusto per alzarsi in piedi e sbeffeggiarsi dei miei fratelli.

Daemon e la mamma erano arrivati la sera stessa della cena, con Jacaerys, Lucerys, Joffrey e le due figlie del primo, Baela e Rhaena, avute dal matrimonio con Laena. Benché provati dal viaggio, Rhaenyra aveva insistito nel partecipare affinché potesse rendere omaggio a suo padre.

"Nipoti, siete diventati così forti," dichiarò infatti Aemond, con luce maligna nell'occhio ametista. Le sue gesta erano piuttosto esplicative, e dentro di me si presentò subito il dubbio che mio zio si stesse comportando in quel modo per via dell'ultima volta in cui avevamo parlato. Ma io ero fatta in quel modo, avevo preso le caratteristiche migliori di mia madre, ed anche la sfacciataggine di ogni Targaryen. Per cui non ci avevo pensato due volte nel ribattere a quella scottante affermazione.

Potevo vedere gli occhi lucidi di Lucerys, quelli arrabbiati di Jacaerys, e quelli confusi di Joffrey, ch'era ancora troppo piccolo per capire. E così scattai.

"Che cosa ti fa credere di avere il diritto di rivolgerti in questo modo ai tuoi nipoti? Credi di essere stato il più fortunato? Oh, non credo proprio," Rhaenyra allarmata mi lanciò un'occhiata, alla mia sottintesa verità, e d'improvviso calò un silenzio assordante. Avevano smesso tutti di muoversi, di respirare persino. "Per giunta ti prendi gioco di tua sorella maggiore, insinuando menzogne" Otto e sua figlia non staccarono lo sguardo dai loro piatti ancora pieni, e mentre lo sbigottimento generale dilagava, Aemond, Helaena, Daeron ed Aegon ingoiarono un boccone amaro di realtà. Viserys non li avrebbe mai amati quanto amava Rhaenyra. Era un dato di fatto e dovevano accettarlo. Credevano di essere fortunati perché legittimi?

Ma quale fortuna! Per metà condividevano il sangue di quegli approfittatori degli Hightower!

Afferrai la mia coppa di vino, e mi rivolsi alla tavolata intera. "Voglio proporre un brindisi, piuttosto" e poco a poco, tutti ripresero la mobilità perduta. Daemon, incuriosito, attendeva con mani giunte sotto al mento, che dessi ai giovani Principi il colpo di grazia. "Alla lealtà e alla parola data. Che a qualunque usurpatore avanzi una pretesa venga mozzata la testa"

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Era ancora presto, quando decisi di dileguarmi educatamente dalla cena. Dopo il brindisi, molto sentito da mia madre che - con un sorriso compiaciuto - era stata la prima ad innalzare la coppa, mi ero defilata verso la Fossa del Drago per godere della compagnia di Amethyx.

Con l'aiuto di una fiaccola mi ero addentrata nella grotta alla ricerca del mio drago, e quando l'ebbi trovata, il mio cuore si alleggerì. Amethyx alzò subito il capo quando mi vide. "Shh" soffiai piano, avvicinandomi a lei. Le carezzai il muso rugoso, mentre cominciava sbuffare nuvolette calde di vapore dalle narici. "Issa mērī raqiros" sussurrai, accoccolandomi a lei - La mia unica amica.

Parve piagnucolare quando mi sentì sospirare. La vita a corte era una lotta continua. Un continuo dover dimostrare qualcosa a qualcuno pur di non venir schiacciata sotto ai piedi. Ed ero stanca di dover dimostrare. Si, ero una bastarda. E si, ero figlia di mia madre. Questo bastava a rendermi una figlia del drago?

𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora