𝟭𝟬. 𝗜𝗹 𝗰𝗲𝗿𝘃𝗼 𝗯𝗶𝗮𝗻𝗰𝗼

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 Io e James uscimmo all'aria aperta, spronati da Rhaenyra, che con espressione soddisfatta si portava alle labbra un calice di vino

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Io e James uscimmo all'aria aperta, spronati da Rhaenyra, che con espressione soddisfatta si portava alle labbra un calice di vino. Ad essere onesti, non mi piaceva vederla bere sapendo della sua gravidanza e delle complicanze che aveva avuto quando aveva dato alla luce Joffrey. Ma dovetti tacere.

"Noi due non ci sposeremo" misi subito in chiaro, una volta lasciatami alle spalle le tende dell'accampamento. C'erano cose ben più importanti di un mio ipotetico matrimonio, alleanze da sancire e nemici da tenersi vicini, perché d'ora in avanti la notte sarebbe stata buia e piena di terrori.

James si mordicchiò le labbra incerto su come reagire. "So di non essere all'altezza per una donna come te" ammise francamente, seguendo i miei passi lenti. "Ho quindici anni e per tutta la mia vita ho preferito studiare invece di prendere parte ai combattimenti. Non saprei come proteggerti,"

"Io non ho bisogno di essere protetta. Sebbene donna, ho cominciato da piccola a maturare il pensiero di quanto questo mondo sia ingiusto e violento. Mi sono allenata ogni giorno della mia vita, con la speranza che un giorno avrei potuto prendere parte ad un torneo, o persino ad una caccia reale. Ma quello che ho tra le gambe è una condanna, anche se sono una Targaryen."

Poco abituato alla schiettezza, il giovane Arryn arrossì nuovamente. E la sua innocenza mi infastidì. 

Mi fermai poco prima di James, adocchiando un cavallo bianco legato ad un albero. Sarei scappata volentieri all'istante, ma c'erano troppi occhi a tenermi sotto tiro. Soprattutto quello di Aemond, che sembrava essere ovunque ultimamente. Avanzava un'occhiata maliziosa e seducente che faticai ad ignorare. "Cosa fai?" domandò il ragazzino, mentre armeggiavo con la corda che impediva al cavallo di starsene libero per il campo. Mi mordicchiai le labbra cercando di mettere a tacere un sorriso nascente. Se avessi trasgredito le regole ancora una volta, non sarebbe successo niente. "Sai tenere un segreto?"

🐉

Sferzato dal vento caldo del pomeriggio, il cavallo proseguiva veloce verso l'uscita del bosco. Docile ed obbediente, mi aveva accolta in sella senza battere ciglio, facilitandomi la fuga. E la figura di James si rimpicciolì sempre più, dopo essermi voltata un'ultima volta indietro.

Chissà se avrebbe avuto il coraggio di mentire a mia madre, pensai, mentre mi avvicinavo allo strapiombo.

Lasciai le redini quando l'animale cominciò a rallentare la sua corsa, accortosi dell'ostacolo che sarebbe stato impossibile da superare. Avevo davanti a me una vista mozzafiato, un cielo terso ed un profumo di muschio che solleticava dolcemente le mie narici. Rimanere lì per tutta la durata dei festeggiamenti non pareva una cattiva idea, dopotutto.

D'improvviso però, un rumore di zoccoli a me estraneo, fece il suo ingresso rivelandomi la figura slanciata di mio zio Aemond, in sella ad un cavallo nero. Lo stesso cavallo del combattimento di quella mattina.

"Ao sagon adere syt nykeā hāedar"  mi fece notare, per niente affaticato, quando si fu fermato – sei piuttosto veloce per essere una ragazza

Gonfiai le guance, seccata dalla sua inaspettata presenza. Avevo sperato di poter godere di una tranquilla solitudine, ma a quanto pare le cose sarebbero andate diversamente. Fino a quel momento avevo evitato accuratamente Aemond, dopo aver realizzato che - in seguito al mio favore - aveva vinto il duello. 

"Skoro syt gōntan ao jikagon tolī issa?" - Perché mi hai seguita?

"Ao vestretan naejot jikagon ry hen rūsīr se byka āeksio" Replicò ignorando la mia domanda - Sembravi essere in difficoltà con il piccolo Lord.

Mozzai una risata sul nascere. "Dì la verità, sei venuto qui per ringraziarmi" e spronai il cavallo a voltarsi, così che potessi fronteggiarlo come si deve. Occhi nell'occhio. Aemond si leccò le labbra visibilmente secche, e con sfacciataggine, mi rispose. "Senza il tuo favore non avrei potuto vincere, dici? Oh Visenya, credevo che per calzare un nome così importante fosse scontato possedere un minimo di intelletto"

Sfacciato di un mezzosangue!

Strinsi i pugni pronta a ribattere quando, ancora una volta, un rumore di zoccoli raggiunse le mie orecchie. Ma questa volta non si trattava di un cavallo. Gli occhi mi si spalancarono quando, al di là di un albero, spuntò un cervo bianco. Simbolo di purezza e nobiltà.

 Mia madre mi aveva confessato che quando aveva sedici anni ne aveva visto uno. Le si era palesato spontaneamente, come ad avvertirla di qualcosa, prima di sparire così com'era arrivato. Quella similitudine non era una caso, e mi spaventò a morte, perché poteva significare tutto così come nulla

Aemond poggiò lentamente la mano sulla fodera della spada, ma con un gesto silenzioso della mano lo fermai. "No," sibilai piano. Mordendosi l'interno della guancia, annuì al mio comando. Non osavo muovere un passo verso la maestosa creatura, eppure mi sentivo richiamata. Quasi ci fosse magia nell'aria.

Scivolai giù da cavallo in attesa che il cervo facesse la sua mossa. Mi fissava con aria tranquilla, aspettandomi nella sua statuaria bellezza. "Resta qui" intimai lo zio, senza più voltarmi a guardarlo, e quando fui a debita distanza dal cervo, questo avanzò verso di me. Il cuore mi batteva all'impazzata come quando, a nove anni, avevo rischiato di affogare.

"Rytsas" sussurrai incerta - Ciao

Il cervo però decise di compiere un gesto che mi avrebbe perseguitata per le notti a venire. Chinò il capo come si fa con una Regina.

𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora