𝟭𝟴. 𝗢 𝘃𝗶𝗻𝗰𝗶 𝗼 𝗺𝘂𝗼𝗿𝗶

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𝘀𝘂𝗴𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗲!

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𝘀𝘂𝗴𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗲!

Nei giorni a seguire, trascorsi molto tempo con Aemond. Non mancava la tensione quando ci sfidavamo a duello, e nemmeno il desiderio, quando mi soffermavo a guardarlo a lungo. La collana che mi aveva regalato era ancora lì, adagiata sul mio petto, come un marchio di appartenenza. Che volesse infastidire qualcuno, comunque, non mi fu chiaro. Anzi, quel compito toccava a me nei confronti di sua madre.

"La conquista dei Sette Regni da parte di Aegon non avvenne certo in un solo giorno," cominciò a raccontare il cantastorie, un omino piccolo e dalla barba bianca. Una folla si era radunata giù un città, mentre due guardie reali si assicuravano che fossimo protetti al meglio. "Passarono più di due anni dalla sua discesa e l'incoronazione a Vecchia Città, e persino allora la Conquista rimase incompleta, poiché Dorne restava in completa rivolta."

Abbassai il cappuccio e rilasciai un sospiro, al di sotto del chiacchiericcio dei popolani, che parevano udire quella storia per l'ennesima delle volte. Lo zio, al mio fianco, si esternò completamente dal racconto, gomitandomi in un fianco. "Immagino che i Targaryen abbiano avuto un certo riguardo nel fuggire prima che il disastro si compiesse. Oggi non saremmo qui, se non fosse stato per Daenys la sognatrice." Mi rivolse un'occhiata d'intesa, facendomi ben intendere ciò che volesse dire. Se non fosse stato per quel traditore di Otto Hightower, non avrei mai conosciuto Aemond. Non avrei mai avuto niente a che fare con lui. Non sarebbe mai esistito.

 E non sarebbe stato forse meglio, a quel punto? Avremmo potuto evitare un imminente guerra, non farci carico di una divisione netta tra famigliari, e avrei persino potuto avere una vita diversa. Ma non era ciò che gli Dei volevano per me. Per noi. "Io invece ritengo che saremmo dovuti perire a Valyria..," e non terminai la frase, lasciando volteggiare quell'ultima amara parola, fino a dissolversi sotto la voce ardita del cantastorie.

 Non rimanemmo molto giù in città, e prima che calasse la notte, tornammo alla Fortezza Rossa per la cena. Viserys aveva organizzato un banchetto speciale, per festeggiare le prossime nozze di Jacaerys con Baela, e Lucerys con Rhaena. Un matrimonio politico era il primo, fondamentale grattacapo da risolvere per assicurarsi alleanze in caso di conflitti, e chi meglio delle nipoti di Corlys? Le sue flotte ci sarebbero state di grande aiuto, se non di vitale. L'unione in sospeso ch'era rimasta, fu la mia, con James Arryn. Qualora ci fossimo trovati in condizioni critiche, allora avrei preso in considerazione l'ipotetica idea di sposarlo per salvare la mia casata e il legittimo trono di mia madre.

"Un po' di musica, per favore," esclamò contento Viserys, osservando la tavolata con una nota di malinconia. Lo percepivo da come il suo sguardo si era soffermato su Rhaenya e su di noi. Specialmente su di noi. Una sinfonia leggera inondò la stanza, avvolgendoci dolcemente, mentre le prime portate ci venivano servite. Pregai che filasse tutto liscio come l'olio, tuttavia però, qualcosa doveva pur sempre non andare come previsto. Già, perché Aemond aveva deciso di sedersi accanto a me e completamente al lato opposto in cui sedeva sua madre e il resto dei suoi fratelli. I presenti ci avevano  guardati straniti, e chi più di tutti se non Alicent?

La voce sull'accaduto era ormai girata e si era diffusa incontrollabile. La Regina avrebbe dato di matto di lì a poco: da come stringeva quella coppa di vino, mi parve di comprendere che al suo posto avrebbe preferito ci fosse la mia testa."Skoros gaomagon ao pendagon ao sagon, Aemond?" sussurrai indispettita. Non volevo passare certo il resto della serata a sentirmi a disagio - Che cosa cerchi di fare, Aemond?

Ma, invece di rispondermi come speravo, egli cominciò a sfiorarmi la gamba al di sopra del sottile vestito estivo che avevo indossato per l'occasione. Sobbalzai dalla sorpresa, sbattendo il ginocchio sotto al tavolo. L'unica cosa che desideravo, era riuscire a non reagire alle sue provocazioni, dal momento che tutti ci guardavano con curiosità. "Smettila," sibilai. E ancora una volta, Aemond scelse di ignorarmi. 

Mi aggrappai con le dita al bordo della tavola, quando lo sentii frugare al di sotto dell'abito, raggiungendo senza alcun pudore la mia intimità. Non ci posso credere, pensai con allarmismo. A quel punto le guance erano andate completamente in fiamme, e la sua mano fredda aveva cominciato a carezzare la mia parte più sensibile con leggera pressione. "Ti senti bene tesoro?" domandò preoccupata Rhaenyra, che mi sedeva di fronte. Oddio, non davanti a lei!

La gola si serrò con violenza, quando percepii due dita infilarsi tra le mie cosce, prendendo ritmo con velocità. "S-si madre" deglutii. Sarei esplosa lì, davanti a tutti, se non avessi avuto alcuna forza di volontà. La Delizia piegò la testa di lato, e tentai di illudermi che non avesse capito. Ma lei era scaltra, e ancor prima di me, aveva sperimentato tutto ciò che una donna desidera dal proprio uomo. Si portò il vino alle labbra, e celò un sorriso dietro alla coppa.

Afferrai le labbra con i denti rischiando di farle sanguinare, mentre lo stomaco si aggrovigliava in un calore mai provato prima, e prima che potessi raggiungere vergognosamente il culmine, Aemond si fermò, lasciandomi insoddisfatta. "Confido che mia nipote mi concederà un ballo", dichiarò sfrontato, con un sorriso da schiaffi.

"Non finisce qui" borbottai.

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La serata terminò quando il Re cominciò a tossire violentemente, facendosi riportare nelle camere. Ci salutammo tutti con un piccolo cenno del capo, e prima di lasciare la sala, Daemon annunciò che la mia famiglia sarebbe partita l'indomani per Roccia del Drago. Tuttavia, io sarei rimasta lì ancora un po', per conto di mia madre. Avevo ancora un compito da svolgere.

Mi ritirai con passo leggero, e approfittai del fatto che le mie servitrici fossero ancora sveglie per farmi preparare un bagno caldo, così da togliermi di dosso i rimasugli di sudore freddo che mi avevano imperlato la pelle. Desideravo che quella piacevole tortura continuasse, possibilmente nella privatezza delle mie stanze, e quando mi immersi nella vasca di ottone, sapevo che lui mi avrebbe raggiunta. Avevamo appena cominciato a giocare, perché fermarsi così presto?

Chiusi gli occhi e rilassai il collo, lasciandomi coccolare dall'aroma dei fiori che avevano profumato l'acqua. "Possiamo aiutarla, Principessa?" domandò una delle due fanciulle, ma scossi categoricamente la testa. "No, potete andare. Farò il bagno da sola"

E attesi. Attesi pazientemente di udire la suola degli stivali di Aemond picchiettare contro il pavimento, per un tempo piuttosto breve. A quanto pare non ero l'unica impaziente di finire ciò che avevamo lasciato in sospeso. Riaprii gli occhi e lo vidi, immobile contro la soglia della porta, con un labbro intrappolato tra i denti e  le braccia tese. "Ao vēttan issa vēdros" pronunciai, facendo per alzarmi dalla vasca – Mi hai fatto molto arrabbiare.

Parve, se possibile, irrigidirsi ancora di più nel momento in cui mi vide uscire dall'acqua senza alcuna vergogna. L'acqua mia accarezzava senza pudore, rotolando giù dal corpo in numerose gocce trasparenti. "Se ziry iksos jēda naejot mend ziry" terminai secca, spronandolo ad avanzare – Ed è ora di rimediare.

 Mi mossi in direzione del letto, senza però stendermici, ed Aemond mi raggiunse senza obbiettare. Sembrava aver perso la sfrontatezza adottata a cena, ed ora mi guardava in attesa che gli ordinassi cosa fare. 

"Lo sai cosa devi fare"

 Si strappò la benda  buttandola a terra, e poi, ancora umida, Aemond mi spinse contro il letto, bloccandomi i polsi ai lati del viso. "Ti eccita vedermi vulnerabile, eh?" 

Annuii compiaciuta.

Cominciai ad accusare i brividi di freddo, i quali vennero immediatamente sostituiti da quelli di piacere quando Aemond leccò via delle goccioline d'acqua dal mio ventre, avventandosi affamato. "Mirros ao jaelagon, issa riñnykeā" - Tutto ciò che desideri, mia signora.

𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora