𝟭𝟳. 𝗟𝗮 𝗺𝗶𝘀𝗲𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗮𝗱𝗿𝗲

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Passò una settimana che mi parve lunghissima

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Passò una settimana che mi parve lunghissima. Nessuno, a corte, aprì più bocca sulla morte di Vaemond, né venni mai convocata o punita dal Re per il mio gesto. Ciò mi portò a riflettere sul potere che detenevamo su Viserys, il quale tuttavia avrebbe potuto abbandonarci da un momento all'altro per via della sua malattia. Il suo appoggio era essenziale per poter vincere il gioco del trono: d'altronde, o vinci, o muori.

Distolsi lo sguardo dal mare, e tornai ad osservare l'uovo di drago che mi aveva donato Daemon. Lo carezzai delicatamente, saggiando con i polpastrelli la rugosità delle scaglie. C'erano mille domande senza risposta a frullarmi nella mente: Perché l'uovo incandescente non mi aveva bruciata? Perché mio padre, ben conscio del fatto che avessi un drago mastodontico, me ne aveva donato un altro?

Ma non ebbi il tempo di formularne un'altra, perché mia madre entrò senza bussare nelle mie camere.

"Si vocifera che tu ti sia intrattenuta con Aemond, qualche notte fa" pronunciò secca, incrociando le braccia sotto il seno. I suoi occhi ametista cercavano chiarimenti, ma la gola mi si inaridì così tanto che per qualche secondo non riuscii a proferir parola. Rhaenyra sbuffò. "Non sono offesa perché hai preferito non dirmelo.." e con un fruscio dell'abito, venne a sedersi accanto a me. Raccolse una ciocca di capelli sfuggita al mio controllo, e con dolcezza la spostò dietro al mio orecchio. "Sono offesa perché credevo ti fidassi di tua madre.. Devi stare attenta, Visenya, non mi fido di lui. Temo che egli possa ferirti"

Deglutii.

Se mia madre l'aveva scoperto così facilmente, allora tutti a corte erano a conoscenza di ciò ch'era avvenuto tra me e lo zio, e non ci avrebbero messo molto nel prendere provvedimenti. "Mi punirai, Madre?" pronunciai a mezza voce, certa che quella volta il pianto non mi avrebbe risparmiata. "Perché dovrei? Non hai fatto niente di male, Riñītsos"

Tirai su col naso, e con serietà cercai le sue mani pallide ma calde. "Sia mai debba innamorarmi di lui, Madre, tagliatemi la lingua"

🐉

Passò qualche giorno, prima che Aemond si presentasse alla mia porta. Lui sapeva che tutti avevano scoperto ciò che avevamo fatto, tuttavia non ne sembrava infastidito. Anzi, sul suo volto era disegnata un espressione di pura pace. "Ho una cosa per te" annunciò, entrando nella stanza ignorando il fatto che non gli avessi ancora dato il permesso. "Fa con comodo," sbuffai infastidita, procedendo con il chiudere la porta.

Aemond tirò fuori dalla tasca un ciondolo smeraldo,che a prima vista sembrava piuttosto pesante. Benché la scelta del colore non fosse di mio gradimento, quando lo tese per farmelo guardare, trattenni il fiato. Era splendido. "Forza, voltati" mi intimò, simulando il gesto con le dita.

Obbedii, e attesi di indossare la collana con il cuore che, imperterrito, non ne voleva sapere di stare ad ascoltare la testa. L'argenteo indugiò con le sottili dita sul mio collo, mentre mi spostava i capelli. Fremetti a quel semplice contatto, come se essermi unita con lui in modo carnale non fosse accaduto una settimana addietro. Sembrava che ogni volta mi toccasse, fosse come la prima. Ardevo di puro desiderio.

Mi voltai nuovamente, ed il suo occhio sano mi analizzò con attenzione."Gevie*" mormorò.

 Bellissima*

𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora