𝟮𝟴. 𝗜𝗹 𝗿𝗶𝗰𝗮𝘁𝘁𝗼

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Era trascorso del tempo dalla partenza di Jacaerys, Lucerys e Daemon

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Era trascorso del tempo dalla partenza di Jacaerys, Lucerys e Daemon. Passavo la maggior parte delle giornate ad occuparmi dei gemelli, Viserys ed Aegon, mentre mia madre gestiva la burocrazia. Prima ancora di una guerra fatta di clangori di spade, quella che stava combattendo Rhaenyra era fatta di corvi ed inchiostro. Non avevamo notizie, e più giorni scorrevano, maggiori erano le preoccupazioni. Sentivo che aveva bisogno di me, benché troppo orgogliosa per ammetterlo. D'altronde erano i gesti a parlare per lei.

"Principessa Visenya...-" Quel pomeriggio Ser Erryk arrivò di corsa nelle mie camere, mentre i bambini stavano giocando tra di loro. Stringeva in mano una pergamena arrotolata accuratamente. "Cosa succede, Ser?" domandai confusa, alzandomi dal pavimento e allontanandomi dai piccoli affinché non ci udissero. In risposta, il cavaliere mi porse quel pezzo di carta, dove al di sopra spiccava un sigillo troppo familiare per poter passare inosservato. "E' arrivata una lettera da Approdo del Re, da parte del Principe Aemond." ed il cuore cominciò immediatamente a battere furioso come le ali di un colibrì. La raccolsi timorosa, ignara di ciò che a breve avrei scoperto, congedando Erryk con un cenno.

Srotolai la pergamena con un groppo in gola, per poi scoprire una calligrafia elegante e sottile, che recitava poche ma brevi parole, in Alto Valyriano. "Lo ao jaelagon naejot ūndegon Lucerys arlī, ao'll emagon naejot gaomagon skoros nyke naejot ivestragon ao. Ao emagon lanta tubissa naejot māzigon dārys tegorīr." - Se vuoi rivedere Lucerys dovrai fare ciò che ti dirò. Hai due giorni di tempo per raggiungere Approdo del Re.

Ciò che ne conseguì, furono attimi di panico. Viscere in fiamme, testa martellante, gola secca. E il sudore freddo dettato dalla paura di non rivedere più il mio dolce fratello. Perché Aemond mi stava minacciando in quel modo? Com'era possibile che lui avesse avuto a che fare con Lucerys, se egli era volato a Capo Tempesta?

Accartocciai immediatamente la pergamena, e ribollente di angoscia, richiamai le balie affinché tenessero d'occhio i bambini. Poi mi diressi alla Sala della tavola dipinta, dove ero certa avrei trovato mia madre, per renderle noto che qualcosa non andava. Il solo pensiero di Lucerys nelle mani dei Verdi mi faceva star male, e ancor di più il non poter fare niente senza prima aver ottenuto il consenso di Rhaenyra.

La trovai, di spalle, mentre tendeva le mani verso il caminetto. Sola con suoi pensieri. Affrontarla, a quel punto, divenne la cosa più difficile, perché lei mi avrebbe impedito categoricamente di partire. Ed infatti, quando le mostrai lettera sgualcita dalla mia rabbia, ella scosse la testa con una smorfia. "E' una trappola, Visenya" disse, ricongiungendo le mani sul grembo ormai sgonfio.

"Come fai ad esserne così sicura?" le risposi in preda al batticuore. "Lucerys ci sta mettendo più del previsto nel tornare, non credi sia strano?"

Ma la Delizia, ancora una volta, dissentì col mio pensiero. Non dubitavo che mio fratello avesse avuto la meglio con Lord Borros, ma ricevere quella lettera non poteva essere un caso, ed io non me ne sarei stata con le mani in mano. "Può darsi che Lucerys sia stato trattenuto in seguito al suo successo-"

"No, Madre. Concedetemi di provare paura! La guerra nasconde insidie in ogni spazio lasciato vuoto, e non posso sottovalutare ciò che c'è scritto su questa dannata pergamena. Deve essere successo qualcosa, devo accertarmene."

A quel punto mia madre sospirò pesantemente. "D'accordo, se vorrai partire non ti ostacolerò. Ma devi tenere a mente una cosa: qualora Aemond ti avesse teso una trappola, io non potrò fare alcuna mossa finché non ci accerteremo di avere l'appoggio dei Lord necessari,"

🐉

Giunsi ad Approdo del Re ore antecedenti allo scadere dei due giorni. Prima di planare sulla Fossa del Drago mi assicurai di non ricevere brutte sorprese, sorvolando la città in sella alla mia cavalcatura. Poi, al calar del sole, finalmente poggiai i piedi a terra.

"Sei venuta davvero," dichiarò sorpresa una voce che non sentivo da tempo, ormai. E benché rivederlo mi scosse il cuore e le viscere, non mi lasciai distrarre da quelle emozioni, avanzando con passi svelti verso di lui. "Dov'è Lucerys?" domandai a bruciapelo, fermandomi appena in tempo prima di andare a sbattere contro il suo petto. Ma ora che lo osservavo meglio, potei notare come ostentasse il suo zaffiro, con orgoglio e spavalderia, sprovvisto della benda che per la maggior parte della sua vita lo aveva risparmiato da occhiate torve. Era incastonato perfettamente nell'orbita vacante.

"Tuo fratello è morto il giorno in cui è venuto a Capo Tempesta per sancire l'alleanza con Borros" dichiarò sprezzante, e senza giri di parole, arrestando il mio respiro seduta stante. La realtà si impossessò del mio cuore ancor prima che lo facesse la mia mente. Lucerys non era mai ripartito. Lucerys era morto. Aemond mi aveva ingannata. "Sono stato io," aggiunse secco, come a voler ficcare ancor più in profondità una daga nelle mie carni. Tradimenti, bugie e sangue avevano ben presto avvolto la mia mente.

"Come hai potuto?" sibilai sconcertata. Possibile che si fosse spinto così lontano pur di poggiare il culo ancora sporco di merda di Aegon sul Trono di Spade?

Ai miei occhi, Aemond non era più l'uomo che da bambina, alle cene di famiglia, invidiavo segretamente. E neppure l'uomo che, durante l'ultimo periodo, aveva cominciato a trattarmi come sua pari. Non era più l'Aemond di cui mi ero inconsciamente innamorata. Qualcosa lo aveva cambiato drasticamente.

Mentre le lacrime cominciavano ad offuscarmi la vista, calai il capo non essendo più in grado di guardarlo in faccia. Sembrava che la bile volesse risalirmi in gola. Come diavolo avrei potuto affrontare mia madre, se mai fossi riuscita a tornare a casa?

"Come hai potuto uccidere mio fratello?" ripetei ancor più duramente. Tuttavia il suo occhio ametista si era freddato più del ghiaccio, e i pugni rilassati contro i fianchi. A quella domanda il corpo di Aemond venne scosso dalle risate. Risate sadiche, innaturali. "Gli Dei danno e poi tolgono, impavida nipote. Mi sono preso la vita di tuo fratello come pagamento per il mio occhio, ho colto la tua virtù, e ben presto mi prenderò anche la vita di tua madre!"

Non arretrai a quelle urla, anche se a quel punto non ero più sicura che mi avrebbe risparmiato la vita. Se non aveva avuto problemi nell'uccidere Lucerys, cosa gli impediva di fare la stessa cosa con me?

Continuò ad inveirmi contro, sempre più fuori controllo, e prima che potessi afferrare la mia daga, Amethyx ruggì in avvertimento facendo arretrare Aemond spaventato. Deglutii, diminuendo la presa sull'arma, e quando presi parola, per qualche secondo egli parve rinsavire. "Sarebbe comodo farla finita in questo modo, zio, ma io non sono una persona a cui piace la via più facile. Ci affronteremo sul campo di battaglia, e stai pur certo che non esiterò ad ucciderti"

E con quella promessa, una parte di me morì per sempre.

𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora