𝟰𝟮. 𝗜 𝗱𝗿𝗮𝗴𝗵𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗹 𝘀𝗮𝗻𝗴𝘂𝗲

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 E' quando possiedi tutto, e poi lo perdi, che ti rendi conto di quanto spietata può essere la vita

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E' quando possiedi tutto, e poi lo perdi, che ti rendi conto di quanto spietata può essere la vita. Ed io l'avevo vissuto sulla pelle, un poco alla volta, come un veleno che ti circola in corpo e ti consuma adagio adagio. Fui guidata dal dolore, quel giorno. L'unico scopo della mia esistenza, a quel punto, era uccidere Aegon. L'usurpatore.

Le campane di Approdo del Re diedero il benvenuto al mezzodì, ma ci volle poco affinché la città si allertasse. Amethyx non passava inosservata. Attese pazientemente che le ordinassi cosa fare, nonostante fremesse al pensiero di lasciar sfogo alla sua natura. La guidai a bassa quota, per sorvolare i tetti della città, con il solo intento di terrorizzare lui. Doveva sapere che ero lì per la sua testa.

In men che non si dica, e tenendo attentamente sott'occhio il Castello, vidi spuntare le Cappe Dorate scortate da Ser Arryk, fratello gemello della mia fidata guardia. Non c'è dolore più grande del ritrovarti, un giorno, schierato contro il sangue del tuo sangue. Ma Arryk aveva fatto una scelta, quella sbagliata, e ne avrebbe pagato le conseguenze. Tirai delicatamente le redini del drago, per avvertirla, ed Amethyx, cogliendo al volo il mio silenzioso ordine, cominciò a sfrecciare tra quelle strade con una velocità tale da spingermi violentemente all'indietro. Soltanto il sellino schiacciato contro la schiena mi impediva di volare fuori. In direzione dei nemici, mi preparai a sferrare il mio attacco. E quando giunse, un piacere diabolico mi infiammò il corpo da capo a piedi. "Dracarys"

Amethyx sputò violente fiammate travolgendo Ser Arryk e la sua scorta, mettendo fine alla loro esistenza ancor prima che potessero accorgersene. Poi virai, in direzione del tempio di Baelor, e la visione della notte prima mi si ripresentò, confermando ciò che sarebbe successo. Il drago avvolse col suo rovente fiato il tempio edificato come centro per il Culto religioso dei Sette, distruggendolo.

Non mi restava che scovare lui.

🐉

Le scorciatoie sotterranee che avevo usato, in passato, per giungere in città – e ripercorse all'inverso – si presentarono identiche all'ultima volta. L'odore di umido impregnava l'aria, e l'unico pensiero pressante che mi vorticava nella testa era raggiungere il Trono di Spade il prima possibile. Era ovvio che lo avrei trovato lì.

Mi fermai per qualche secondo, quando scorsi le celle in cui fui imprigionata insieme alla coraggiosissima Rhaenys, che aveva ingiustamente perso la vita. Luogo in cui Alys Rivers era riuscita a prendere il controllo di Aemond. Rovinando le nostre vite per sempre. Ma fu questione di poco, che il volto di Aegon balzò nuovamente alla mia vista, infiammandomi le viscere.

Lo trovai, come avevo previsto, sul Trono di Spade, con sfacciataggine e sfida negli occhi. Persino presuntuoso, dal momento che non aveva alcuna guardia che lo proteggesse. Ma c'era poco da gioire per uno come lui: il volto per metà ustionato ed il corpo emaciato, piegato in una posizione innaturale dovute alle fratture subite, lo facevano sembrare un miserabile. "Dove tutto è cominciato," mi annunciai gelida, avanzando passo dopo passo verso lo scranno che un tempo occupava Viserys.

"Come rispondi alle accuse di tradimento, zio?" continuai, fermandomi a pochi passi da lui. Aegon si mise comodo, aggrappandosi al trono e finendo col tagliarsi. Quando una goccia di sangue imperlò il pavimento, ignorò il mio cipiglio per niente sorpreso, e prese parola. "Vedo che sei in dolce attesa," replicò divertito, puntando il dito in direzione del mio ventre. Se avesse saputo che l'artefice del mio stato fosse Aemond, probabilmente sarebbe impallidito. Ma preferii tacere, piuttosto che perdere altro tempo.

"Come rispondi?" insistetti.

 "Ad essere onesti, cara nipote, non avevo desiderio di regnare. Avevo sperato che mia madre cambiasse idea, che scegliesse Aemond, tuttavia c'era il problema di successione di tua madre. Allora ho deciso di stringere i denti, e di accettare lo scranno di Viserys."

"Stringere i denti? Il trono ti reca forse disturbo? Il potere è un sacrificio per te?" dovetti frenare la mia ira, per non freddarlo lì, in quel momento. "Tu non meriti di sedere sul Trono di Spade. Non ti rendi minimamente conto del privilegio che voi uomini possedete e ciò che noi, invece, abbiamo dovuto subire pur di avere un briciolo di considerazione a corte! Sei un ubriacone, un viscido.  Nemmeno i ratti vorrebbero avere a che fare con te. Compiango la sfortunata Helaena, l'unica innocente in questa ribellione!"

Aegon, però, contrariamente alle mie previsioni, non reagì come speravo. Credevo si sarebbe limitato ad una piena risata, ad una beffa nei miei confronti. Invece, egli cominciò a piangere. Si, a piangere. Contro ogni mia aspettativa, quello che si definiva il vero Re e legittimo erede, si crogiolò in un patetico pianto che non avrebbe smosso nemmeno l'animo più puro e ingenuo. Che piangesse per la sua consorte e sorella, non mi fu dato saperlo. "Credi forse di impietosirmi con le tue lacrime? Tutti gli uomini devono morire, zio. E tu sei il prossimo sulla mia lista. In quanto legittima erede di Rhaenyra, sono in linea di successione, e benché il reame farà fatica nell'accettarmi come sua Regina, mi impegnerò affinché nessun altro uomo si impossessi di ciò che non gli appartiene."

Rhaenyra mi diceva sempre, da bambina, che non importava chi fosse mio padre. Ero una Targaryen. E mi sarei presa ciò che mi spettava, vendicando la sua memoria.

"Quali sono le tue ultime parole?" sopraggiunsi a lui, che non aveva avuto nemmeno il coraggio di alzarsi in piedi per affrontarmi. Mi osservava, minuscolo, seduto su quello scranno, in attesa della sua fine. Aveva perso tutta la sua spavalderia. "Ebbene?" lo incalzai, stringendo l'elsa della mia spada.

Aegon piantò i suoi occhi umidi nei miei, e in un ultimo sibilo, sputò "Bastarda,"

Poi gli ficcai la spada dritta nel cuore.



𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora