𝟭𝟭. 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗿𝗼𝗺𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲

560 26 1
                                    

 Tramortita dall'apparizione del cervo bianco, tornai all'accampamento quando il banchetto era ormai giunto al termine

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Tramortita dall'apparizione del cervo bianco, tornai all'accampamento quando il banchetto era ormai giunto al termine. Aemond non aveva proferito parola sull'accaduto, preferendo dileguarsi prima di me, perciò ora mi aspettava la sfuriata di Rhaenyra per aver abbandonato James ai margini del bosco.

"Perché mi fai questo?" il volto di mia madre era contratto in una smorfia scoraggiata. In quanto a sorella maggiore, ella si aspettava che dessi l'esempio ai miei fratelli. Ma come poteva farmi la morale se da ragazzina aveva fatto esattamente il contrario di ciò che voleva suo padre?

Anche lei aveva rifiutato molti pretendenti, prima di sposare Leanor.

"Desidero proteggere la famiglia, Madre, ma non potete costringermi a sposare un ragazzino" replicai a bassa voce, evitando di attirare l'attenzione degli ospiti che, a poco a poco, si ritiravano per preparare il viaggio di ritorno. Sentivo un nodo stringermi la gola, un nodo fortissimo che prevedeva un pianto liberatorio, il quale avrei dovuto soffocare fino a star male. Il peso del dovere mi spingeva al massimo:  mai crollare davanti agli occhi della corte, mai mostrare i tuoi punti deboli a coloro che potrebbero usarli contro di te.

Rhaenyra roteò gli occhi al cielo. "Il fatto che porti il nome di Visenya la Conquistatrice non ti da la libertà di agire a discapito dei tuoi famigliari, se in gioco c'è il nostro futuro" mi rispose, senza però riuscire ad addolcire il suo modo di porsi. "La prossima volta eviterò di scappare" tagliai corto, pregando che il rimprovero terminasse lì. Ma la Delizia non aveva finito. "E già che ci sei, chiedi scusa a James"

A quel punto rivelarle dell'incontro con il cervo divenne impossibile.

🐉

Il secondo giorno di festeggiamenti preferii distanziarmi, e dopo aver raggiunto un accordo con mia madre, mi esonerai da tornei e banchetti fino alla fine di quei sette giorni. Trascorsi la settimana con la testa fra le nuvole, ancora a scervellarmi su quello strano incontro. Doveva pur significare qualcosa, peccato che non avessi i mezzi a disposizione affinché potessi mettere a tacere la mia curiosità.

A quel punto, annoiata ma pur sempre grata di essere riuscita a divincolarmi da quell'inutile ricorrenza, mi allontanai dal chiacchiericcio festoso proveniente da palazzo per fare una passeggiata. Dal cortile del fortino di Maegor provenivano suoni indistinti, luogo in cui spesso da bambina mi ritrovavo a chiacchierare con Viserys. Udivo respiri pesanti, grugniti e sbuffi, provocati da uno sforzo fisico, e mi fu difficile capire a chi appartenessero. Affrettai i passi e quando finalmente vi giunsi, una figura alta e snella mi dava le spalle, mentre faceva roteare una spada di acciaio. Ebbene scoprii che egli non era altri che mio zio.

"Abbiamo la strana abitudine di incontrarci spesso" mi disse, voltandosi sinuoso e puntandomi la lama al volto, quando mi sentì arrivare. Un sospiro mozzato dal fastidio mi scappò quando Aemond non ebbe il coraggio di guardarmi negli occhi, come se nel bosco avesse visto un mostro invece che sua nipote. Sembrava più scombussolato di me da quell'apparizione.

"Invece di festeggiare tuo fratello, ti nascondi qui?" ribattei prontamente, fronteggiando l'arma e avanzando inconsciamente qualche passo. Non sarebbe stato di certo tanto stupido da ferirmi.

"Speravo di batterti a duello" mi rispose con un sorriso, ma gli feci subito notare che, benché propensa, fossi sprovvista d'arma. "Una donna come te sa cavarsela anche a mani nude" terminò sfacciatamente. Così non mi lasciò altra scelta che accettare.

Senza preavviso fece per colpirmi dritta in petto, ma ebbi i riflessi già pronti per schivarlo. Gonfiai le guance, trattenendo più fiato possibile,  e cominciai a scansare ogni tentativo di attacco da parte di Aemond, che se la rideva soddisfatto. "sei brava.. e sei anche diventata molto bella" osservò, senza però smettere di attaccarmi. Il suo occhio ametista lambiva il mio viso e i miei capelli come si fa con un oggetto prezioso. "Che fai, ci provi con me?" scherzai, schivando velocemente la sua lama, abbassando il capo.

"Non ti fa piacere?"

  "Rispondere ad una domanda con un'altra domanda non è davvero rispondere" resi noto. In quel momento Aemond abbassò l'arma, respirò a pieni polmoni, e sputò l'ultima sentenza che avrebbe fatto bruciare le mie viscere come il fuoco del drago. "Sebbene la tua incerta legittimità, sei la donna più attraente dei Sette Regni"


buone feste a tutti!

𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora