𝟱. 𝗥𝗶𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗽𝗶𝘁𝗮𝗹𝗲

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La capitale non mi era mai piaciuta

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La capitale non mi era mai piaciuta. Benché una città molto popolosa, era povera e sgradevole se paragonata ad altre. Nel corso degli anni il popolino aveva costruito diverse baracche fuori dalle mura, e l'odore dei rifiuti era percepibile ancor prima di raggiungerla. Ma era la casa in cui mia madre era cresciuta, la casa che aveva amato, e dove era stata designata erede al Trono di Spade.

Tornammo in vista del settimo compleanno di Daeron, un bambino di cui mio nonno parlava sempre poco, perlomeno quando ci mandava delle lettere per raccontarci della sua vita. Eppure dare un torneo in suo onore parve strano. Forse l'idea era venuta alla Regina verde. Storsi il naso a quella constatazione, e mi preparai a salire sul sellino in groppa ad Amethyx. Amavo le entrate ad effetto, e neanche quella volta me ne sarei fatta scappare una. "Sta attenta," mi salutò Rhaenyra con apprensione, promettendomi che ci saremmo viste presto ad Approdo del Re. Lei e Daemon avevano scelto di raggiungerla via mare.

Annuii con un sorriso, poi risalii grazie alle corde avvolte attorno al mio drago, ch'era mastodontico se consideriamo la grandezza di Balerion all'apice della sua grandezza. Non potevo dimenticare il giorno in cui ero riuscita ad ottenere la fiducia di Amethyx, che mi scelse come cavaliere. Ella si spostava di luogo in luogo da anni, senza rimanere troppo a lungo dove decideva di fermarsi. L'anno in cui mia madre si risposò, Amethyx giunse a Roccia del Drago, ed io che non avevo ancora avuto la possibilità di cavalcarne uno, decisi che avrei rischiato tutto pur di averla. Forse fu quello il motivo che la convinse ad accettarmi.

"Dohaeris, Amethyx. Sōvegon!" - "Servimi, Amethyx. Vola!"

🐉

Come sospettavo, il cielo era terso da ogni nuvola ed il sole batteva cocente sulla città. Da quell'altezza, scorgevo le persone minuscole quanto formiche e le barche della stessa grandezza di un mattone. Nel mio stomaco si riaccese la stessa emozione che avevo provato quando mi ero ritrovata lo zio a piantarmi le dita nella pelle: presto lo avrei rivisto, presto avrei potuto continuare a godere della sua presenza.

Planai verso la Fossa del drago, dove ad attendermi già pronti vi erano gli addestratori che avrebbero scortato Amethyx al sicuro, mentre il vento impetuoso mi si infilava tra i capelli e tra le vesti. Surreale ogni volta che mi era concesso di sentire lo sferzare della leggerezza sulla mia pelle, come un dono ricevuto dagli Dei, che soltanto i Targaryen potevano meritare.

Il drago ametista posò le sue enormi zampe sulla terra ferma, facendomi ballonzolare a destra e sinistra a causa del breve impatto. Mi districai dalle corde, scendendo con cura per evitare di ferire Amethyx, e la affidai all'uomo esperto che mi stava venendo incontro. "Principessa," si inchinò cortese "Ci penserò io a lei" terminò velocemente.

In quel momento le campane di Approdo del Re suonarono.

𝐌𝐎𝐎𝐍 𝐃𝐀𝐍𝐂𝐄𝐑 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora