Soft BakuDeku: Non Sopravviverò ma Niente Ucciderà il nostro Eterno Amore

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Izuku sedeva sul letto a fissare il vuoto con aria apatica e spenta.

Il cielo cristallino del pomeriggio di marzo si era mutato in un aranciato, segno che il pomeriggio iniziava a volgere alla fine, lasciando posto alla collega sera. Le soffici nubi sporcate da una tenue nuance di giallo e di lilla si spostavano gradualmente nell'infinito, dando l'illusione di poter toccare gli alti edifici intorno all'Agenzia di Endeavor.

Aveva solo sedici anni, con un Quirk donatogli da All Might che lo aveva visto faticare molto più degli altri per essere anche solo al passo e non riusciva a togliersi dalla mente ciò che gli era stato detto da Enji Todoroki in mattinata.

Sospirò, giocherellando con le dita a creare dei piccoli picche; era sì felice di poter partecipare a una missione così importante ma l'alto rischio di morte lo preoccupava.

Izuku ignorava che alle sue spalle, ad osservarlo per molto tempo, c'era Katsuki con incisa sul volto un'espressione che di rabbioso aveva ben poco. No, c'era collera mischia ad impotenza e rassegnazione. E pareva quasi brillare leggermente ai raggi del tramonto che si erano allungati nella stanza dai toni castani, sfumando d'arancio Deku e allungando la sua ombra fino al muro opposto alla vetrata ampia.

Kacchan deglutì per l'ennesima volta ma il groppo in gola non se ne andò, né tantomeno la costrizione al petto che per tutta la giornata gli aveva reso difficile respirare, fino a farlo quasi pericolosamente affamare d'aria. Era però normale, lo sapeva; aveva avuto un attacco di panico molte volte in realtà.

Però, quello che sentiva dentro di sé era qualcosa di molto diverso.

Il biondo udì un sospiro pesante provenire da Izuku. Lo vide chinarsi di più, fino a far toccare i polpacci con le dita di quelle mani ciondolanti sulle ginocchia.

"Entra, Kacchan" arrivò quasi flebile e calmo l'invito.

Katsuki si sorprese sinceramente di essere stato percepito ma silenziosamente obbedì, richiudendo poi la porta dolcemente dietro di sé. Izuku gli concesse un sorriso addolcito, battendo la mano sul letto per un po' di compagnia.

"Sapevi che ero lì?" chiese Katsuki.

"No, me ne sono accorto solo ora" rispose l'altro, seguendolo con gli occhi quasi spenti.

Kacchan si sedette dolcemente e si concentrò a fissare a tratti la palla di fuoco detta sole che si specchiava negli edifici più alti e a vetrate. L'agenzia di Endeavor era quello più alto, si poteva godere di una vista mozzafiato. Però, tutto questo non aveva importanza.

"Non puoi rifiutare?".

Izuku non ebbe bisogno di chiedere spiegazioni: sbuffò una lieve risatina, incurvandosi ancora dinanzi e negò, facendo oscillare i suoi capelli lievemente più lunghi.

"Sanno che tu hai l'One for All e sanno anche che questa missione potrebbero sbrigarla altri Hero".

"Kacchan, è proprio perché ho l'One for All che sono il più indicato per questa missione".

"E a me non ci pensi?".

Izuku cancellò il sorriso per guardarlo con occhi vividi di tristezza e di dolore. Katsuki si perse quasi in quelle due pozze scure di lacrime non versate illuminate dall'arancio ancora più intenso del tramonto. Forse era stato troppo superficiale con quella frase detta quasi per mera gelosia.

Il verdino gli portò delicatamente una mano contro la guancia, accarezzandolo dolcemente. Fu in quel momento che il biondo si accorse che si era sfilato un guanto e che era la stessa mano dove brillava l'anello di fidanzamento.

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