Katsuki continuava a fissarsi dinanzi al lungo specchio della sua cameretta.
Quello che lo rifletteva non era il suo solito burbero riflesso ma uno sconosciuto che non gli apparteneva. I suoi occhi rossi erano luminosi, il viso non più contratto nella solita rabbia perenne verso tutti e tutto, le guance spolverate da un leggerissimo rosato.
Poggiò i polpastrelli sulla superficie; il brivido di freddo gli corse lungo la colonna vertebrale. E un secondo che gli fece rizzare i biondi capelli, quando aderì anche il palmo.
La porta dietro di lui si aprì. Il giovane di sedici anni, primo anno di Liceo, non si voltò. Sollevò un sopracciglio in attesa nello scrutare sua madre dal riflesso..
"La colazione è pronta" gli disse, accompagnato da alcuni gesti della mano.
L'altro annuì. Il suo riflesso beffardo lo seguì fino a quando non superò la sua mamma altrettanto bionda.
In cucina, al piano inferiore, suo padre Masaru lo aspettava. Come al solito era in perfetto orario per andare a lavoro e, come ogni singola mattina, si dedicava del tempo per fare colazione con la famiglia. Quando Katsuki batté leggermente le nocche contro lo stipite della porta, il volto del castano si illuminò.
"Buongiorno, figliolo" e anche lui, come la moglie che si era già diretta ai fornelli, fece dei segni con le dita.
Katsuki era nato sordo. E immancabilmente muto. Nonostante tutto non si era mai pianto addosso perché venuto al mondo con una disabilità ma da sempre aveva vissuto al massimo.
"Oggi passerò a prenderti. Finisco prima a lavoro" spiegò Masaru.
Il biondo sollevò il pollice ma la sua non era vera attenzione. Mentre gli posava il piatto con la colazione dinanzi, Mitsuki gli accarezzò i capelli.
"Nostro figlio è con la testa tra le nuvole da un po'. Forse dovrei lasciarlo venire da solo?" commentò scherzoso l'uomo di casa.
"Chissà, magari è innamorato" aggiunse la donna. "Buona idea. Fallo venire da solo".
Le gote del rosso si imporporarono un po' ed affogò l'imbarazzo nel cibo. Non lo assaporò neppure, pur di schiodare dalla cucina che era divenuta improvvisamente soffocante.
"Bingo" mormorò sottovoce Mitsuki, con uno sguardo ferino...
***
Il biondo frustrato camminava svogliatamente per la strada leggermente ripida che conduceva alla scuola. La frequentava da qualche mese insieme agli stessi coetanei nati con la sua stessa disabilità.
Di tanto in tanto calciava qualche sassolino, a volte il vento gli frusciava nei capelli e solleticava la nuca, e strascichi di frustrazione gli provocavano il batticuore.Lui innamorato? No! Impossibile.
Aveva letto il labiale di sua madre un attimo prima che lei celasse le labbra dietro una mano. Katsuki si fermò con le mani in tasca ad osservare le nuvole. Gli era sempre piaciuto farlo, soprattutto quand'era di cattivo umore. Adesso non si sentiva arrabbiato, solo perplesso.
Quando dischiuse le palpebre, la sua attenzione cadde su un riccio che zampettava lentamente in mezzo alla strada. Katsuki sollevò un sopracciglio: era la prima volta che ne vedeva uno. Mentre lo studiava quasi divertito, un lampo di stupore gli balenò negli occhi. Poco più avanti, proprio verso la direzione dell'animaletto, cibo chiaramente avvelenato attendeva di essere mangiato.
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UnderWorld
Fiksi PenggemarWelcome to the UnderWorld è una raccolta di One-Shot dove racconto ciò che mi viene in mente. Vi porto con me nel mio mondo di fantasia, con una storia auto-conclusiva su ogni mia Ship preferita. Warning: Di tutto e di più!