KIRIBAKU: Gridare al Lupo 2

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Katsuki aveva mal di testa. I suoi gemellini di due settimane di vita lo tenevano sveglio la gran parte della notte e durante il giorno si agitavano in continuazione.

Cercava di essere sempre presente per loro, li nutriva al petto o con i biberon, li cambiava, li coccolava e quando faceva li pulizie teneva ciascuno a sé con una fascia porta-bebé nera. Quando anche Masaki e Sakura cercavano di richiamare la sua attenzione le cose si facevano più complesse.

Almeno poteva contare sull'appoggio di Eijiro; a volte suo marito chiedeva di poter lavorare in smartworking, sbrigava in fretta ciò che gli veniva commissionato con grandi soddisfazioni dei clienti e coccolava i suoi quattro cuccioli.

Il biondo osservò la cucina rischiarata dal cobalto del cielo, iniziava a farsi l'alba. L'orologio accanto al frigorifero segnava le quattro e dieci e il suo mal di testa martellava a tratti sulle tempie e la cervicale.

Si fece una tazza di tè e nel mentre che attendeva la teiera bollire, sterilizzò i biberon dei suoi piccoli che sicuramente tra non molto si sarebbero svegliati.

Ah... andò silenziosamente in camera da letto e li controllò.

Si era dimenticato di controllarli.



Poche ore più tardi, Eijiro trovò Katsuki che si era addormentato seduto al tavolo, con una manco contro la fronte. Profonde occhiaie violacee coloravano i suoi occhi e la pelle si era impallidita appena.

Intenerito e un po' colpevole lo svegliò dolcemente. "Vieni, tesoro. Andiamo a letto".

Katsuki tentennò mezzo stordito ma si lasciò convincere. Barcollando salì le scale, Eijiro non smise di fargli da supporto fino a quando non si distese a letto. In quel momento, i gemellini iniziarono a frigare.

Il biondo girò la testa dall'altro lato, verso la finestra e sospirò. Masaki e Sakura dormivano ancora.

"Ci penso io a loro. Tu riposa. Più tardi ti porterò la colazione a letto".

Katsuki scosse il capo. "Voglio solo dormire, non ho fame".

"Verrò a controllarti più tardi" ed Eijiro, con un bacio sulla bocca, portò via la culla in un'altra stanza.

L'Omega si strinse al petto il cuscino che profumava del suo Alpha, era così confortevole da fargli venire da piangere. Singhiozzò silenziosamente e con una colpa così pesante nel petto da non capire da dove provenisse...


***


"Mamma, succo!".

"Mamma, mamma! Biscotti!".

I gemellini urlavano a squarciagola per un cambio pannolino. Katsuki sospirò pesantemente, era intento a preparare la merenda per i suoi figli mentre Eijiro finiva di farsi la doccia.

Sakura gli si aggrappò alla gamba, continuando a chiamarlo, Masaki invece iniziò a strattonargli i pantaloni bluastri della tuta.

"Un momento".

Ma i bambini continuarono. Improvvisamente, quelle voci diventarono assordanti e dal pavimento spire nere lo stritolarono dai piedi al collo. A Katsuki sfuggì rumorosamente un bicchiere di plastica dalla mano e una forchetta che tintinnò verso la porta della cucina.

L'Omega sussultò, il suo sgomento diventò shock e poi rabbia.

Soffocante, un oblio nero, ronzanti suoni nelle orecchie, tutto che diventava informe...

"BASTA! COSA VOLETE DA ME?!" urlò.

I quattro bambini fremettero e ben presto al pianto dei gemellini si unirono quelli di Masaki e Sakura. Katsuki, con il cuore pesante si rinchiuse in camera da letto, sbattendo la porta.

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