ꨄ︎ 𝑇𝑟𝑒𝑛𝑡𝑎

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Farah

Dopo che Edoardo è uscito di casa, mi sono piazzata sul divano, avvolta dal silenzio e dal vuoto maledetto che si sta mangiando ogni parte di me.

Resto immobile qui per lungo tempo.

Mi alzo solo per necessità, dopodiché torno a schiacciare con tutto il mio peso questo divano che di me ne ha già abbastanza.

Di fianco, una serie di fazzoletti stropicciati e umidi dalle mie lacrime.

Forse solo questo mi è rimasto.

Piangere.

Chiudo gli occhi e penso.

Cosa dirò a mia suocera?
Cosa dirò ai miei genitori?
Soprattutto, cosa dirò a mia madre dopo quelle parole chiave a cui non ho dato ascolto?

Mia madre in qualche modo ha capito che avrei potuto sbagliare visto il mio malessere e ha cercato di mettermi sulla strada giusta.
Una strada che per qualche ragione, quella sera, a quel tavolo, non ho voluto vedere.

Che avevo nella testa?

Come ci sono riuscita a fare una cosa del genere?

Come ho potuto fare a Can, la stessa cosa che suo padre ha fatto sua madre?

Ecco che gli occhi pungono per buttare fuori il dolore che ho dentro ma che non riesco più a fare perché ho finito anche le lacrime.

Sospiro.

"Dove sei?". Penso a Can, sentendo la voglia di chiamarlo sempre più insistente

Ma non lo farò.

Edoardo ha ragione.

Devo lasciarlo in pace.

.............

Il rumore della porta appena chiusa mi ha portata ad aprire gli occhi di scatto.

Mi sono appisolata sul divano, con occhi pesanti e pressione sul petto.

<Scusa. Non volevo svegliarti> , è Edoardo

È appena tornato.

<Tranquillo. Per svegliarmi subito è perché non dormivo profondamente. Anzi, dormire è un parolone ora. Succede che mi appisolo e nemmeno me ne accorgo> , mi rialzo dal divano

<Vuoi un caffè?> , mi chiede, raggiungendo la cucina a me di fronte

Ha un ambiente unico e quindi comunicante.

<Sì, grazie> , mi libero il viso dalle ciocche disordinate e cammino verso il tavolo al centro della stanza

Lui è già alle prese con la preparazione della moka.

<Dove sei stato?>, gli chiedo
<Da Can>

Il mio cuore accelera.

<Perché non me l'hai detto prima?>
<Sarebbe cambiato qualcosa?>

È ancora di spalle a me.

Stringe la moka dopo averla riempita di polvere.

<No! Non è questo>
<Se lo avessi detto prima non avresti fatto altro che pensarci e ti avrei creato ancora più ansia>

<Edo> , lo richiamo

Mette la moka sul gas e si gira.

Si poggia al ripiano della cucina.

<Dimmi>
<Come l'hai trovato Sai, la storia dell'alcol?>

Si gratta la fronte, letteralmente triste.

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