Can
Ho appena varcato la porta di questa stanza d'albergo che ho preso per una sistemazione temporanea.
Tiro la valigia e la porto sul letto.
Mi soffermo a guardare un po' la stanza e la trovo abbastanza confortevole.
Non ho scelto qualcosa di alto livello visto che i paparazzi ultimamente si sono affezionati al sottoscritto più del solito e io non voglio attirare la loro attenzione.
Apro la valigia per prendere un cambio pulito e mi concedo una doccia.
Ci sono rimasto un bel po' sotto il getto d'acqua, con la speranza di rilassare un po' i muscoli.
Gioco a fare il duro, è questa la verità.
Voglio dimostrare a questa vita che di forza ne ho tanta, perché l'ho sperimentata col tempo, ma sono stanco.
Stanco e maledettamente ferito.
Mi manca Farah e questo non lo posso negare ma quando penso a lei non faccio altro che vedere quel bastardo portarsela a letto.
Ora come ora sono un uomo annientato.
Prima potevo conquistare il mondo perché ero sicuro di avere al fianco una donna che non mi avrebbe mai fatto del male, invece mi ha umiliato in questo modo.
Non è facile cancellare tutto con un colpo di spugna.
Forse ho bisogno di tempo, o forse, sarà proprio il tempo a farmi capire che non sarò in grado di perdonare.
Ma la verità è che ho una forte sensazione di paura: la paura di amare ancora, la paura di "scottarmi" un’altra volta.
Esco dalla doccia.
Mi tampono con l'asciugamano offerto dall'albergo e torno in camera per mettere il boxer.
Metto poi il pantaloncino e mi sciolgo il codino per passare i capelli sotto al calore del phon.
Dopo aver terminato, poggio le mani sul marmo del lavandino e mi osservo allo specchio per minuti interi.
Torno a sentire qualcosa di intenso a livello del petto.