19.

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Appena aprii il portone davanti casa notai un grande macchinone nero con i vetri oscurati parcheggiato a poca distanza, era sicuramente lui.

Ed ecco che il finestrino si abbassò mostrando il viso splendente di Kenan. Sorrise appena mi vide, io ovviamente feci lo stesso.

Entrai in macchina, lo salutai, così lui fece altrettanto, ma sembrava aspettarsi qualcosa di più.

-quindi? Mi saluti così?- chiese -dai salutami bene- portò il dito alla guancia, voleva che gli dessi un bacio.

Così senza esitare mi avvicinai a lui prendendogli il viso tra le mani per poi lasciargli un bacio leggero sulla guancia.

-va meglio così?- chiesi ironica ridacchiando

-molto meglio, possiamo andare- rispose spostando lo sguardo verso la strada.

Mentre guidava ogni tanto mi mandava qualche occhiata, io cercavo di fare finta di niente, ma mi era così difficile ignorarlo.

-comunque sei bellissima- mi disse sorridendo -la coda ti sta bene-

Io ovviamente arrossii, ma cercai di sorridergli senza sembrare troppo imbarazzata. Dopo un po' mi accorsi di non avergli chiesto la cosa più fondamentale, quindi rimediai subito

-dove mi porti?- chiesi spostando il mio sguardo su di lui

-non ti aspettare nulla di speciale, però lo scoprirai quando arriviamo- rispose.

Come ogni volta che posavo gli occhi su di lui mi incantai. Aveva la mandibola contratta, improvvisamente premette le labbra tra di loro e infine trattenne con i denti il labbro inferiore. Sembrava concentrato, probabilmente nel guidare.

Le mani rimanevano salde sul volante e la maglietta a manica corta metteva in mostra i suoi meravigliosi bicipiti. Era perfetto.

Avrei voluto sfiorarlo, avrei desiderato essergli più vicino e ancora di più unire le mie labbra insieme alle sue, ancora un'altra volta.

Dovetti urgentemente distogliere lo sguardo da lui, altrimenti la mia testa rischiava di vagare in pensieri poco adatti...

-arrivati!- esclamò una volta parcheggiata la macchina. Non sapevo minimamente dove ci trovassimo, ma con lui ogni luogo era il posto perfetto.

Scendemmo entrambi dalla macchina, lui mi portò in uno stretto vialetto della periferia di Torino. Mi sentivo sempre più sperduta in mezzo al nulla, ma nonostante ciò lui sembrava sicuro della rotta.

-ma dove stiamo andando?- chiesi curiosa, continuavo a guardarmi intorno ma non riuscivo ad orientarmi

-shhh, seguimi e basta- mi prese la mano per fare più veloce, dato che lui aveva il passo decisamente più svelto del mio.

Quel contatto mi mandò quasi in estasi. Non me lo aspettavo, mi aveva afferrato improvvisamente la mano e ora non sapevo come gestire la situazione.

Deglutii a vuoto, cercando di tornare a respirare come stavo facendo fino ad un secondo prima.

-eccoci qui- davanti a me avevo un piccolo negozietto con un insegna in... Turco? Appena lui aprì la porta inalai subito un buon profumo di cibo, solo ora mi resi conto di dove mi aveva portata.

-Kenan tu sei fuori di testa!- dissi ironicamente -mi hai davvero portato a mangiare il kebab?- dissi infine.

La sua espressione cambiò -perché non ti piace?- mi chiese preoccupato

-certo! Io amo il kebab, sono così stupita perché è come se mi avessi letto nel pensiero- esclamai, poi come una bambina senza pensarci mi fiondai tra le sue braccia, non riuscii a contenermi. Lui mi strinse forte. Desideravo quel contatto, desideravo stargli così vicina, desideravo poter inspirare nuovamente il suo profumo dolce e delicato.

My starboy|| Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora