Le spedizioni di ricerca sono terminate da un'ora e non ci sono notizie positive.
Tutto tace anche da parte della polizia.
«Sbrigatevi, non ho molto tempo e ho promesso a Zoe che sarei tornata a casa per cena» dico mentre mi lego i capelli in uno chignon basso.
L'umidità non è mai clemente con i ricci: li rende una massa di paglia informe e crespa, che farei meglio a nascondere sotto un cappello. Ovviamente mi ricordo del cappello sempre in momenti come questi: chiusa nel retro del pub, circondata da un lago – quindi altra acqua, come se non bastasse quella che scende dal cielo a intervalli costanti – e con il ricordo del mio cappello chiuso da qualche parte della valigia ancora non del tutto disfatta, in un angolo del soggiorno.
«Dov'è Evie?» chiede Lucilla, dopo essersi assicurata che dallo stretto corridoio da cui siamo arrivati non arrivi nessun altro. Attraverso le mura di legno arrivano gli inconfondibili suoni della cucina: il vetro dei piatti che si scontrano nel lavello e lo sfrigolio della carne per gli hamburger cotti alla piastra.
«Non arriverà, non si sentiva bene» mormora Julian. Il biondo si guarda intorno con aria schifata, evitando di poggiarsi sui cartoni delle scorte di cibo che ci circondano.
Elliot Black è a qualche metro da lui, la schiena poggiata contro una pila di vecchi barili di birra e le braccia incrociate al petto. Il completo giacca di pelle nera e jeans dello stesso colore gli conferisce un'aria ancora più misteriosa, oltre che rendere la carnagione del volto ancora più chiara di quanto non sia già.
L'immagine delle sue dita intrecciate a quelle di Nina è l'ultimo ricordo prima dell'esplosione. Che cosa ho visto davvero? Ci dev'essere una spiegazione logica, non posso arrendermi così.
«E io dovrei fidarmi di lui?» sbotta Elliot, irrigidendo la linea delle sue labbra e facendo un cenno con il capo in direzione del biondo di fronte a lui.
«Per favore, ne abbiamo già parlato: ogni ora che passa le probabilità di ritrovarla viva si abbassano».
Lucilla Hans impiega diversi secondi a pronunciare la parola "viva". Sbatte le palpebre ripetutamente, non vuole usarla ma in qualche modo è costretta.
«Se è per questo nemmeno io mi fido di voi. Soprattutto di te, Hans» sbotta Julian, compiendo un passo per allungarsi verso di lei.
Lucilla indietreggia, sorpresa. Le sue spalle si scontrano con la porta che ha chiuso solo qualche istante fa.
«Mio fratello deve tante spiegazioni anche a me» si giustifica la ragazza con lo sguardo basso. «Mi dispiace e lo ammetto, ho mentito a Nina e se tornassi indietro non lo rifarei mai. Leonard ha omesso davvero troppe cose, facendo leva sulla situazione precaria di mio padre, ma adesso ammettetelo una volta per tutte: abbiamo cercato tutti di sfruttare il suo potere».
Sento un tuffo al cuore e gli occhi tornano a riempirsi di lacrime. Ne ho versate così tante che le palpebre bruciano come se ci avessi spalmato sopra del sale.
«Di che cosa state parlando?» chiedo.
Mi accorgo solo ora del tremore in fondo alla gola che rende la mia domanda debole, un ridicolo filo di voce che potrebbe passare inosservato. Dovrei urlare a squarciagola ma un peso schiaccia il petto, l'aria nei polmoni entra a fatica.
«Che sta succedendo?» continuo, cercando lo sguardo dei ragazzi intorno a me. Nessuno ha il coraggio di guardarmi e nello stanzino piomba un silenzio pesante, capace di farmi sentire ancora più impotente.
Julian è il primo a sollevare il capo e a fissarmi. Non c'è più l'ombra di quel sorriso gentile che mi ha fatto perdere un bel po' di battiti solo pochi giorni fa.
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Light Academy - L'accademia di luce
Fantasy[Sequel di Dark Academy] Una ragazza scomparsa, un potere instabile, una confraternita piena di segreti. Ci sono ombre attorno a Nina, incertezze che la consumano sempre di più e su cui è necessario fare luce. Riuscirà a mettersi in salvo e a scopr...