Lucilla - La svolta - 1/2

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«Allora come sta?» chiedo a mia madre quando finalmente la vedo scendere al piano di sotto. Non ho avuto il coraggio di rivedere mio padre dopo quello che è successo due sere fa.

Lei si stringe nelle spalle, poi mi sfiora un braccio e si siede sul divano accanto a me.

«Stabile, come sempre, non sanno ancora spiegarsi che cosa sia successo davvero».

Sento il cuore stringersi in una morsa. Abbasso lo sguardo e mi concentro sulla confezione di alluminio riposta sul tavolino da caffè davanti a noi.

«Ma di sicuro tutte quelle vibrazioni non gli hanno fatto bene» continua lei, con voce dura, agitando una mano con fare nervoso.

Tossisco più volte, di colpo la gola è più secca. Non penso che avrò mai il coraggio di rivelarle la verità, sarebbe troppo doloroso per entrambe. Eppure la rabbia mi ha resa così lucida, così capace per quei brevi istanti di controllare tutte le mie emozioni. Adesso capisco che è stata solo un'illusione.

«Non voglio che succeda più niente del genere, Lucilla, ci siamo intese?».

Apro il rivestimento superiore e dalla vaschetta si libera un gradevole odore di riso e carne cotta alla piastra.

Annuisco ma sono poco convinta.

«Mi dispiace, mamma, ho cercato di farlo ragionare ma Leonard è...»

«Dagli tempo, non è facile per nessuno di noi».

Sento una fitta al petto, non posso sopportare ancora una volta il fatto che lo giustifichi così.

«Anche noi soffriamo, non dimenticarlo. E poi è stato proprio lui a voler usare a tutti i costi i poteri per salvare papà, smettila di giustificarlo».

Il volto di mia madre si rabbuia, in un attimo le rughe del suo volto si accentuano ancora di più. Sembra più matura della sua età, anche se è sempre stata molto giovane nel modo di comportarsi e di vestirsi. Per molto tempo al pub ci hanno scambiate per sorelle.

«E tu hai accettato di seguire il suo piano, quando dovresti solo pensare allo studio e a non rovinare la tua reputazione in Accademia, così come quella di tuo padre».

Eccolo lì il punto doloroso, con questo sa di potermi zittire tutte le volte. Ma non più, non dopo quello che Leonard mi ha fatto due sere fa. Non aveva mai usato il potere contro di me e questo mi ha ferito in un modo che non sono ancora in grado di capire, tanto è profondo.

«Non voglio più sentirmi in colpa per i poteri» mormoro, «non è un male averli, ma sicuramente il modo in cui decidi di usarli dice molto di te e della tua natura. Questo papà lo ripeteva a entrambi: è una scelta che dobbiamo fare, sempre».

Parlo piano, scandisco soprattutto l'ultima parte; mi fa male parlare di lui al passato, ma è così, seppur vive ancora noi non possiamo più comunicare, e tutto è cristallizzato in un tempo destinato a non poter più tornare. Mia madre sospira, poi si abbandona contro lo schienale del salotto.

«Sai almeno dov'è finito?» chiedo poi, passandole un cucchiaio di legno usa e getta.

«Ieri sera l'hanno visto al Cigno Nero, forse starà in quel motel lì vicino sull'autostrada, ma chissà».

Mia madre sembra quasi rispondermi controvoglia, forse vuole evitare altri litigi tra me e lui. Capisco che non è più il momento di parlare di Leonard e con una mano spingo la vaschetta di alluminio verso di lei.

«E questo che cosa sarebbe?» chiede con voce più pacata, mentre con il cucchiaio mescola il riso e la carne, spezzettando la frittata di uovo che copre l'intera porzione. Il profumo è sempre più invitante e mi mette l'acquolina in bocca.

«Un piatto tipico hawaiano, si chiama moco loco» le spiego con un mezzo sorriso.

«Mh, è veramente buono» mi dice dopo aver mandato giù il primo boccone, «non sapevo ci fosse un nuovo ristorante hawaiano a Ladby».

«In realtà è stata una mia compagna di classe a cucinare per noi oggi».

Mia madre mi guarda con un'espressione sorpresa.

«Ringraziala, è davvero ottimo».

Annuisco, mentre il ricordo del sorriso di Alina che distribuiva le vaschette in classe mi scalda il petto. Anche questa è un'altra attività che il padre le ha consigliato di svolgere, così da alleggerire l'attesa di una qualsiasi notizia.

Le novità però purtroppo scarseggiano: ancora nessuna traccia di Nina. 

 

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