L'ora più lunga della mia vita è appena passata.
Gli occhi hanno vagato tutto il tempo dal mio laptop acceso e messo davanti per proteggermi dagli occhi dell'archivista ad Alina, seduta tra Lucilla ed Evie e nel pieno della sua attività informatica.
Il potere risiede nel modo in cui le dita si muovono convulse sulla tastiera del computer. Anche se a fatica e dopo diversi tentativi, sembra che sia davvero riuscita ad accedere al sistema del centro medico e alla videosorveglianza dei corridoi e dei luoghi comuni.
Nessuno ha il coraggio di parlare e il silenzio sembra pesare una tonnellata e pressarci tutti in questa bolla da cui è impossibile uscire: ogni movimento è calcolato, ogni occhiata ha un significato.
Il rumore delle dita sulla tastiera è flebile ma quando si interrompe, lasciandoci nel vuoto dell'ignoto, sembra bloccare anche il respiro.
È fatta: le telecamere sono spente.
Alina si solleva in piedi e la sedia in legno stride contro il pavimento: è il primo rumore vero che l'archivista MacMillan registra. La donna ci osserva per un po', non legge più: il manuale è ormai chiuso e riposto in un angolo della scrivania su cui è dispiegato un ordine maniacale. Ho passato gli ultimi venti minuti a registrare ogni oggetto attorno alla donna nella speranza che questo possa aiutarmi in qualche modo a distrarla.
La porta a vetri da cui siamo entrati sembra lontana anni luce, eppure a ogni passo si fa più vicina ora che abbiamo deciso che la pausa di dieci minuti sia appena iniziata.
La fila di ascensori è visibile da qui, è a metà del corridoio ma noi procederemo oltre e andremo a destra, dove secondo la vecchia pianta dell'edificio si trovano le stanze segrete, quelle scomparse sulla mappa attuale.
Non credo le troveremo ma vale la pena fare un tentativo.
Raggiungiamo tutti gli ascensori e Lucilla preme il pulsante per chiamarne uno che non prenderemo mai.
La prima ad allontanarsi dalla zona considerata sicura è Evie. Lucilla la segue, mentre io e Alina siamo ancora in questo limbo di attesa, gli occhi fissi sulla figura dell'archivista mentre le porte dell'ascensore si aprono, con un leggero stridore che vibra nel corridoio vuoto.
Le sopracciglia della donna si aggrottano e di colpo il suo collo si allunga in uno scatto, il sospetto è esploso ormai dentro di lei.
«Ehi!» esclama, per poi sollevarsi con un goffo tentativo di abbandonare la sedia troppo bassa in cui è sprofondata. Lo stesso panico ha colpito Alina e me. Il rumore dei passi di Evie e Lucilla è più forte ora, la logica conseguenza al richiamo di MacMillan: le vedo correre via e sparire, inghiottite dal buio della fine del corridoio. Anche Alina corre ma nella direzione opposta, verso la porta che blocca spingendo con tutto il suo peso.
La donna la raggiunge e sbatte le mani sul vetro che vibra in modo violento, il volto paonazzo.
«Tornate indietro» bercia, alterata. Poi torna di nuovo verso la scrivania e afferra la cornetta del telefono fisso, fulminandoci con lo sguardo: sta chiamando la sicurezza.
«Corri, idiota» la voce di Alina, che è ancora spalmata contro il vetro della porta, mi scuote all'improvviso.
Non ho mosso un singolo muscolo, schiacciato da un peso opprimente fatto di panico e terrore.
Mi odio.
Costringo le gambe a muoversi e quando finalmente inizio a correre verso la parte opposta quasi non le sento più. L'adrenalina ha iniziato il suo corso: sento il potere Shinri riattivarsi di colpo, una raffica di energia che fa vibrare ogni fibra del mio essere. L'ondata in eccesso viaggia frenetica e abbandona la mia mente come in un'esplosione incontrollata. Sento le onde attraversare ogni cosa e per qualche istante perdo l'equilibrio. Le luci dell'ascensore, ancora aperto e in attesa, tornano ad accendersi e spegnersi impazzite.
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Light Academy - L'accademia di luce
Fantasy[Sequel di Dark Academy] Una ragazza scomparsa, un potere instabile, una confraternita piena di segreti. Ci sono ombre attorno a Nina, incertezze che la consumano sempre di più e su cui è necessario fare luce. Riuscirà a mettersi in salvo e a scopr...