Leonard - Interludio II - 1/3

42 7 35
                                    

È passata una settimana dall'inizio del piano B.

Quel figlio di puttana ci è riuscito, alla fine. Avrei dovuto pensare al mio di piano per continuare a evitare mia sorella e mia madre, ma il momento della dimissione è arrivato come uno schiaffo, doloroso e senza preavviso.

«Torna dal tuo medico di famiglia per ulteriori accertamenti» mi ha detto Beth, dopo avermi consegnato la lettera di dimissione.

L'ho guardata di sottecchi. Un secondo in più e le avrei chiesto che fine avesse fatto quel colloquio con la polizia, per il solo e puro istinto di scatenare in lei una reazione di disgusto ancora più grande. So che nel mio sangue non hanno trovato nulla con cui potermi accusare e che per questo non possono tenermi qui in osservazione più del dovuto.

Infine ho preso la lettera e me ne sono andato. È stato all'ingresso dell'ospedale, appeso alla bacheca degli annunci, che ho visto il primo volantino con la sua foto. Ho sentito lo stomaco contorcersi mentre realizzavo di ricordare Nina Harper proprio così, con lo stesso abito nero e i lunghi boccoli castani raccolti su una sola spalla. Sorrideva, ignara di tutto quello che le stava per accadere.

I primi sintomi della mancanza di Onis sono venuti a farmi compagnia, spietati. Mal di testa, vertigini, nausea, insonnia. Sangue dal naso che cola nei momenti più disparati; di notte, quando cerco di non contare da quante ore sono sveglio. Niente di tutto ciò mi fa ragionare per bene, come dovrei adesso che gli eventi hanno preso ad accelerare così; adesso che Nina è scomparsa ed è sulla bocca di tutti. Ho sentito il bisogno di nascondermi, di mantenere un profilo basso e così ho affittato una camera al vecchio motel sull'autostrada che collega Ladby a Edimburgo.

Pensavo che ci sarei andato senza passare da casa, ma poi ho ceduto: mi servivano dei vestiti puliti, le mie cuffie, ma più di tutto mi serviva rivedere mio padre.

Salire le scale che portano alla camera dei miei è sempre più difficile: a ogni gradino ho come lasciato andare un pezzo di me, un lembo di quello che sono stato prima di attivare i poteri, di diventare l'ombra di me stesso. Ho fissato il monitor del cuore per un tempo lunghissimo. Il rumore del respiratore che riempiva i suoi polmoni in modo artificiale ha accompagnato i miei pensieri.

Papà, se solo fossi un ibrido come me, magari adesso potrei sentire i tuoi pensieri.

Ho fissato il suo corpo scheletrico e raggrinzito, la pelle bianca, il volto ceruleo. Mi sono sforzato di imprimere ogni particolare nella mia mente perché questo è il motore che dovrebbe guidarmi più di tutto.

Io so come tirarti fuori da tutto questo, devi avere fiducia in me. Eri contrario all'idea di essere un ibrido, dicevi che non sarei stato in grado di controllare gli effetti. Ma non è così e te lo dimostrerò. Eric e Gyles mi aiuteranno, devono farlo. D'altronde sono il loro unico tramite adesso. Devi avere pazienza, respirare ancora un po' attraverso questo tubo. Ma poi succederà, ti riporterò indietro nel tempo e ti salverai. Nina l'ha fatto su quell'autobus, ne ho le prove. Sarebbe morta oggi ma il potere l'ha protetta. Senza quell'incidente non l'avremmo mai capito.

È facile convincersi quando l'altro non può risponderti. Ma poi Lucilla è tornata a casa accompagnata da Elliot Black e le cose hanno preso una piega decisamente sbagliata. Perché con il tempo Elliot ha realizzato che la nostra amicizia aveva uno scopo ben preciso: suo fratello Adam è stato il mio primo esperimento. Fallendolo ho capito che Eric Noordman e Gyles Moss avevano ragione, che diventare un ibrido era necessario per aumentare l'intensità dei poteri.

"Arrenditi all'evidenza: non lo fai più per salvarlo. Onis ti è entrata dentro, si è presa tutto ormai".

Elliot Black mi ha parlato così, nella mente - perché non voleva ferire Lucilla oppure per sfidarmi, per ricordarmi ancora una volta del fatto che sono un ibrido e che da questo momento in poi dovrò pagarne le conseguenze. Non ho risposto alla sua provocazione, volevo solo andare via da lì, smettere di sentire il peso dello sguardo di mia sorella e mia madre, delle loro domande sospese nell'aria ma insistenti, soffocanti.

Che cos'è successo davvero, Leonard?

Ma poi una fitta alla testa ha rallentato tutto; la vista si è fatta annebbiata e i pensieri più sconnessi. Sono crollato in ginocchio, con il fiato rotto dalla sorpresa. Non pensavo che Elliot fosse in grado di usare il potere in questo modo, attivando i neuroni responsabili del dolore e chiudendo così il cervello in una prigione. In questo caso l'unica difesa è tramite lo stesso tipo di attacco: ci siamo scontrati in questo modo e le onde Shinri hanno sovraccaricato il sistema elettrico della casa. Il rischio di creare un cortocircuito e bloccare così anche il respiratore che tiene in vita mio padre è stato troppo grande, così a un certo punto ho ridotto la quantità di potere. Ho ceduto per la prima volta ed è stato in quel momento che un'ondata di rabbia mi ha avvolto.

"Arrenditi, Leonard: devi lasciarlo andare" mi ha ripetuto Elliot, guardandomi e boccheggiando, sconvolto. Anche lui ha rallentato l'attacco. So che si riferiva alla sentenza di morte che aleggia sulla testa di mio padre ma io non ho voluto ascoltare.

Il dolore ha risvegliato una parte ancora più istintiva, qualcosa che aveva bisogno di venire fuori e l'ha fatto con urgenza, senza darmi il tempo di riprendermi. Ho fatto del male a Lucilla; ho usato il mio potere Shizen per soffocarla. Volevo spaventarla, farle capire che cosa succede quando si prova a sfidarmi così, attaccandomi tramite il potere Shinri e difendendo a tutti i costi Nina.

Il ricordo del suo viso paonazzo torturato dall'assenza di ossigeno mi assilla. Mi odio per averla attaccata con lo stesso potere che ho risvegliato in lei, insegnandole tutto ciò che sapevo.

Adesso che l'assenza da Onis ha prosciugato tutte le energie, passo la maggior parte delle mie giornate steso sul letto del motel a fissare le macchie di muffa nera sul soffitto. Mi nascondo come un fuggitivo.

Forse Elliot ha ragione, ci è passato prima di me: non ha senso continuare così. Ma in qualche modo devo. L'alternativa è ammettere di non avere più il controllo e questo non può succedere.

Onis si è presa tutto ma io posso ancora strapparle quello che mi spetta.

Onis si è presa tutto ma io posso ancora strapparle quello che mi spetta

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora