Nina - Un rifugio - 2/2

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«Allora?» mi chiede Evie, passandosi con fare nervoso il pollice sulle labbra rosse e togliendosi così buona parte del rossetto.

«Siamo riusciti a scappare dal Nitfield ma non sono riuscita a spegnere le telecamere esterne, quindi presto avranno il numero di targa dell'auto» mormora Alina, seduta sul divano accanto a me con i gomiti puntati sulle gambe e la testa fra le mani. 

Elliot, Julian e Lucilla sono più distanti: quello che hanno visto al Nitfield deve averli sconvolti parecchio. Il soggiorno è immerso nella penombra del pomeriggio uggioso che, dopo la scarica di adrenalina della fuga, sembra svolgersi al rallentatore.

«Ergo Bambi non abbiamo tutto il giorno, spiegaci subito come sei finita lì» incalza Evie, «prima che la polizia ci trovi e che sia finito tutto».

Mi guardo la mano ferita ormai di un colorito pericolosamente scuro, segno del passaggio ripetuto del potere Shinri. Il nodo alla gola si stringe sempre di più.

«Sono finita al Nitfield per volere di mia madre, perché è un centro specializzato in malattie rare».

«E per cure dermatologiche così come per piccoli interventi di chirurgia estetica» afferma Alina, fissandomi seria in volto.

«Sappiamo già tutte queste cazzate, adesso basta» esplode Julian, facendomi sussultare.

La sua voce apre uno squarcio nel petto e tutti i buoni propositi sul trattenere il pianto si sgretolano in un istante. Sollevo lo sguardo nel momento in cui la chioma di ricci biondi si agita appena: ha compiuto un passo verso di me ma Elliot ha fatto in tempo a sbarrargli la strada con un braccio, come a volerlo trattenere. Julian incastra i suoi occhi infuocati in quelli fermi del ragazzo accanto a lui.

«Nina» riprende Lucilla nel tentativo di essere più pacata, «la tua ferita è peggiorata, questo vuol dire che hai passato davvero tanto tempo dentro Onis».

«Sì è così» ammetto e in un istante tutti mi guardano sgomenti.

Il silenzio è un coltello che viene girato con cura dentro le mie ferite. Mi merito tutto il dolore.

«E che cos'è successo quando hanno tentato di bloccarci la fuga? Ho sentito come un'ondata di nausea potentissima e tu... ecco» Alina fa fatica a mettere insieme i pezzi.

«Il potere che ho acquisito è cresciuto e a volte, quando sono spaventata o provo emozioni molto forti, perdo il controllo».

"Quella sabbia... era la stessa che avvolgeva mia madre".

Il pensiero di Evie viene ascoltato anche da Elliot e Julian. Tutti e quattro ci guardiamo senza dire niente. Alla fine mi sollevo in piedi e annuisco.

«Non sono stata rapita, ho deciso io di restare al Nitfield di mia spontanea volontà. Ero stanca-» faccio una pausa per lasciare che un singhiozzo mi liberi il petto dal peso che ora mi schiaccia al punto da prendersi tutta l'aria.

«Ero stanca di non sapere tutta la verità».

«Chi ti ha chiesto di restare al Nitfield?» chiede Evie, il volto è ora così pallido che sembra possa svenire da un momento all'altro.

"Dillo, tanto lo sappiamo già: è stato nostro zio, vero?".

Annuisco.

«Eric Noordman mi ha promesso ciò che Gyles Moss aveva già fatto dentro Onis durante il Samhain: di sapere tutto su mio padre e sulle origini del mio potere; arrivare a controllarlo, cosa che desideravo più di tutto».

"Anche tu, quindi... illusa come tutti di poterlo controllare".

L'accusa di Elliot striscia lenta nella mia mente. Vorrei che la urlasse, che me lo ripetesse fino a farmi piangere davvero ma il ragazzo rimane chiuso nel suo sguardo lontano. Perso nell'immagine che aveva di me e che ora non esiste più.

Alina abbandona il divano e mi raggiunge.

«Sapevi che ti stavamo cercando?» mi chiede. Le pupille fisse nelle mie, è in cerca di risposte. Sa che il modo in cui risponderò a questa domanda potrebbe cambiare tutto. E lo fa, perché crollo sul divano e i singulti vincono sul respiro.

«Sparire era necessario, solo così forse mio padre si sarebbe convinto a...»

Le parole di Eric, così chiare e rassicuranti, diventano penose adesso che le ripeto a chi ha sfidato tutto e tutti per venirmi a riprendere.

«Tuo padre?! E non pensi a me? A tua madre?»

Le domande di Alina rimangono sospese nel silenzio carico di tensione.

Abbasso il capo, le lacrime hanno iniziato a rigarmi il volto in modo sempre più copioso. Sento il potere colpirmi con un'ondata e rispondere così alle mie emozioni: in un attimo i pensieri di Evie, Julian ed Elliot rimbombano nella mia testa a un volume altissimo. Le tempie pulsano e il cervello sembra esplodermi nella calotta cranica.

Alina spinge tra le mie mani una scatola di legno.

«Vaffanculo, Nina» mi dice.

Le nostre mani si sfiorano e quando la mia migliore amica si ritrae, un residuo di sabbia nera ha sporcato la sua pelle. 

Spazio autrice

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Cari accademici, 

bentornati qui su questi schermi pieni di potere Onis grazie alla nostra protagonista un po' tanto instabile, Nina!

Fun fact: Parti della villa Black (in particolare il bagno) sono ispirate alla villa Necchi a Milano. Ho visitato questo posto a marzo di quest'anno e me ne sono innamorata. Se vivete lì vicino, andate a scoprire il luogo che ha ispirato questa storia :D

La vostra (nostalgica),

Joey Tre

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora