Julian - Connessioni pericolose - 2/2

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«Allora?»

La voce impaziente di Alina interrompe la nostra conversazione silenziosa. Evie si è spenta adesso che ha realizzato di non poter mettere Lucilla con le spalle al muro. I suoi pensieri su Leonard Hans si fanno più intensi, adesso sono come macchiati di un senso di colpa e vergogna opprimente. Mi guarda con un'espressione indecifrabile sul volto.

«Basta così, non ascoltate» ci rimprovera, «spiegherò a voce».

So già che non sarà tutta la verità ma decido di lasciar correre. L'idea di Elliot ha senso: forse così potremmo avere un vantaggio su Lucilla e studiare meglio le sue mosse.

«Ho trovato questa scheda nel cassetto della scrivania nell'ufficio di nostro zio; sono giorni che seguo i suoi movimenti e l'ho visto almeno due volte dirigersi verso la stazione dei treni di Ladby, sempre seguendo gli orari del treno diretto a Edimburgo».

«Okay, quindi questa è una prova, no? Nina potrebbe essere ancora al Nitfield» afferma Alina, picchiettandosi le labbra con la punta dell'indice.

Mia sorella annuisce, poi continua.

«Ci serve un'auto e poi potremmo fare un tentativo. Julian mi ha già raccontato del piano di fingerci studenti di medicina».

«Wow, rallenta, nessuno ha parlato di coinvolgere te» replica Alina, scura in volto.

Adesso qualcosa la agita e si guarda intorno, cercando consensi che però faticano ad arrivare. Abbiamo tutti paura di esporci, di prendere una posizione. Tutti tranne Evie, che schiocca la lingua infastidita dal suo atteggiamento.

«Ah quindi è così che stanno le cose? Ti fidi della Shizen sorella del nemico e non di me?»

Alina fa un passo verso di lei e incrocia le braccia dopo aver gonfiato il petto.

«La prima persona di cui Nina mi ha parlato dopo essersi trasferita qui sei stata proprio tu. E credimi, non erano belle parole quelle che ha usato nei tuoi confronti».

«Ti stai fidando delle persone sbagliate, cioccolatino» sussurra Evie dopo aver piegato la testa di lato.

La riccia di fronte a lei strabuzza gli occhi, non si aspettava forse un'offesa del genere.

«Come mi hai chiamato? Ripetilo se hai il coraggio».

Alina si spinge verso di lei e con entrambe le mani preme contro le sue spalle. Mia sorella però non accenna a indietreggiare. È fiera, come sempre, nel suo portamento. È in momenti come questi che più mi ricorda nostro padre: chiuso nell'arroganza più cupa, forte delle sue credenze più ostinate. Incapace di ammettere la sconfitta.

«Basta Evie, questo è davvero troppo» aggiunge Lucilla. Dalla sua voce traspare un coraggio nuovo, qualcosa di sommerso da troppo tempo e che ora è stato spazzato via dall'urgenza di prendere una posizione, di difendere Alina.

Mia sorella la scruta con livore. Passano alcuni secondi di silenzio, in cui l'eco delle voci concitate si disperde nel resto del salone ormai immerso nella semioscurità. Poi nella mente di Evie si fa largo un altro pensiero: è breve e impetuoso, non sembra nemmeno essere spuntato dalle sue sinapsi. Eppure è lì e come la voce di Lucilla è stanco di starsene nell'ombra.

"Hai il suo stesso sguardo".

Le parole si mischiano a una sensazione strana, che faccio fatica a decifrare. O forse ho paura di percepirla anch'io e allora mi convinco di non capirla. Un flash. Il volto di Leonard Hans è vicinissimo e le sue iridi dilatate sembrano attrarre ogni cosa, come due buchi neri. È un ricordo, adesso sento bene la rabbia che lo avvolge e che viene smorzata di colpo da un movimento rapido e leggero; il palmo della sua mano che le sfiora la guancia, poi sposta un boccolo vermiglio dietro l'orecchio. Tanta collera dissipata da una banale carezza.

Evie si volta di scatto verso di me; le basta un'occhiata per capire che ho visto e ascoltato tutto.

«Fanculo Julian, lo sapevo!» mi guarda in cagnesco.

«Non è colpa mia se tutto il tuo cervello lo urla» mi giustifico.

Sollevo anche i palmi delle mani per rendermi ancora più credibile. È più forte di me, non riesco a tenere a bada il mio bisogno di controllo, di anticipare gli altri, di sapere tutto di loro. Con o senza l'uso del potere.

«Urlare cosa?» chiede Lucilla.

L'imbarazzo è a un livello che è quasi un punto di non ritorno.

"Lo sapevo, non sarei dovuta venire qui, ho ancora troppo poco controllo e più mi stai vicino più ho voglia di farti davvero male, Julian".

Evie strizza le palpebre, poi i palmi delle mani. Li stringe così forte che le nocche perdono colore.

"Anzi voglio farti male, te lo meriti. È colpa tua se siamo in questo casino, sei stato tu che l'hai uccisa venendo al mondo. È stata la morte di tua madre che li ha fatti incontrare".

I pensieri di mia sorella si fanno sempre più affilati e simili a quelli di nostro padre. Diventano lame che affondano nella testa. Il ricordo del sorriso di Cora, sua madre, ci trafigge; anche lei ormai è solo un'ombra dentro Onis, un'altra pedina che nostro padre sfrutterà fino all'ultima goccia.

«Basta, Evie, torniamo al piano iniziale» mormoro, portandomi le mani alle tempie. Il dolore fisico arriva senza preavviso, è una serie di fitte sempre più audaci che penetrano nel cervello e sembrano rallentare tutte le sue funzioni. La vista si annebbia e la nausea aumenta. Crollo in ginocchio, inerme. Mi faccio schifo.

"Se non si fossero incontrati tu non saresti mai nata" le sussurro nella mente, è l'ultimo tentativo prima di arrendermi del tutto al suo attacco.

"Tu sei tutto quello che mi rimane della mia famiglia" continuo.

«Evie... sai scatenare il dolore

La voce di Lucilla Hans interrompe il nostro scambio di pensieri ma è quel tanto che basta a convincere mia sorella a fare un passo indietro. Anche lei sembra spaesata da questa realizzazione. Le fitte alla tempia finalmente si riducono ed Evie si guarda le mani per un po', come se il potere Shinri fosse stato generato dal modo in cui le ha strette.

«Credo di sì» mormora con voce atona. Lo sguardo è fisso nel vuoto.

«Bene» replica Lucilla dopo aver dedicato un breve cenno del capo ad Alina, «verrai con noi a cercare Nina».

«Bene» replica Lucilla dopo aver dedicato un breve cenno del capo ad Alina, «verrai con noi a cercare Nina»

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Spazio autrice 

Cari accademici,
Bentornati qui in compagnia di un nuovo personaggio ormai noto a tutti, Julian Moss.
In questi capitoli ci addentreremo un po' più nel vivo della trama e seguiremo anche Evie, Elliot, Alina e Lucilla nel piano "andiamo a vedere dove si è cacciata quella scema della protagonista".
(Not so) fun fact: In questi giorni fino a metà agosto sarò impegnata nella stesura dell'ultimo arco e del finale di questa storia (che voi però leggerete a fine anno). Nel momento in cui ho inaugurato la stesura, un simpatico insetto di montagna ha deciso di pungermi causando una ferita e una reazione allergica che ha coinvolto tutta la mano (era diventata gonfia e scura come la ferita di Nina). Tante dosi di antibiotico antistaminico e cortisone dopo, nella sala di attesa di una vecchia guardia medica di un paesino della montagna umbra, l'Universo mi ha sussurrato finalmente la scena finale di questa storia (sì, erano anni che non mi decidevo). E io non vedo l'ora di scriverla. Grazie insetto malefico 🐝
La vostra,
Joey Tre

Light Academy - L'accademia di luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora